Editoriale: la svolta di Carrefour, fatturato destinato a calare. Enigma gestione affiliati

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Un comunicato stampa nel pomeriggio di venerdì ha scosso il mondo della grande distribuzione e, soprattutto, del mondo dei lavoratori di Carrefour. La multinazionale francese ha infatti deciso il suo piano di rilancio per riportare in attivo l’azienda e tentare il salvataggio e la permanenza in Italia.

Nel comunicato l’azienda sottolinea un punto su tutti: “consolidare il modello in franchising sulla rete di vendita, migliorando la competitività degli ipermercati e supermercati diretti e snellendo la sua organizzazione interna, con l’obiettivo di concentrarsi sulle attività al servizio dei punti vendita.”

Al netto dei sofismi linguistici che non tengono conto della discrasia tra il consolidamento della rete franchising ed il miglioramento degli ipermercati e supermercati diretti (Contradictio in Terminis), l’intento di Carrefour è chiarissimo: diminuire la numerica dei negozi diretti procedendo ad una conversione graduale verso il modello dell’affiliazione.

Le conseguenze di questa strategia le indica la stessa Carrefour: “solo nel 2021, oltre 34 lavoratori sono passati da dipendenti a imprenditori. Questo numero salirà a oltre 50 entro la fine del 2021. Entro il primo trimestre del 2022, altri 25 lavoratori subentreranno come franchisee.” Quindi i dipendenti verranno trasformati in imprenditori di aziende che avranno come core business la gestione dei punti di vendita.

Lo snellimento della rete diretta provocherà un forte abbassamento del fatturato aziendale che, verosimilmente, permetterà la diminuzione dei dipendenti.

Quindi riassumendo: a ottobre del 2020 Carrefour procede alla fusione per incorporazione di Ssc Srl, Di Per Dì Srl e Sant’Ambroeus Srl in GS Spa. Allo stesso tempo si procede con una strategia che si rivolge alla trasformazione di negozi diretti in affiliati con gestione dei medesimi dipendenti che viene comunicata ad ottobre 2021, esattamente un anno dopo, la quale permette una diminuzione del personale in esubero.

Chi scrive, pur dolendosi moltissimo per lo stato di ansia e preoccupazione che attanaglia i dipendenti dell’azienda a cui va la completa ed incondizionata solidarietà, considera però positivo il cambio che la multinazionale ha deciso di operare: la Carrefour della gestione Bompard è quella che rifiuta l’egemonia mondiale senza il supporto dei numeri positivi sui singoli territori. In passato le multinazionali del retail (es. Carrefour, Auchan, Tesco) ragionavano in modo esclusivamente espansionistico: occupare territori dove il mass market appariva debole e conquistabile, considerando il fatto – eventuale – di chiusure di bilancio in negativo per diversi anni delle società locali di proprietà delle multinazionali. La crisi economica dello scorso decennio ha radicalmente modificato questo concetto, e la stessa Carrefour ha iniziato una forte ritirata in molti paesi dove i risultati erano costantemente in negativo. L’Italia, paese ricco, non così lontano dalla cultura francese, è da anni sopra un pericoloso crinale: da un lato era ed è fortissima la volontà di Carrefour di proseguire la storia italiana, dall’altro lato le perdite degli ultimi 10 anni sono state davvero ingenti ed impossibili da continuare a sostenere. Dopo Auchan anche lo scrivente considerava probabile una exit strategy di Carrefour, soprattutto dopo la nomina a CEO Italia di Christophe Rabatel, ex CFO e Ad di Carrefour Turchia, oltre che direttore finanza, sviluppo e organizzazione di Carrefour Market in Francia. Un uomo di numeri.

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Invece non sarà così, esiste un piano di rilancio che è, ne più ne meno, un copia e incolla delle strategie dei leader di mercato in Italia; che piaccia o meno nel nostro Belpaese, nella sua profonda e meravigliosa articolazione di culture enogastronomiche, se la distribuzione alimentare viene gestita da imprenditori locali è più semplice che si realizzino risultati positivi. Lo dimostra Conad, così come lo dimostra Selex, ed invece per la controprova si veda l’arretramento di Coop Italia nella sua contraria trasformazione dall’affiliazione alla gestione di vertice, e lo dimostrano gli affiliati di Carrefour che operano con risultati positivi nonostante le difficoltà.

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La vera domanda è: come verranno gestiti gli affiliati? Il comunicato spiega che “Carrefour Italia investirà fortemente in nuovi servizi, tra cui la consulenza e la formazione, per gli imprenditori Carrefour“. Purtroppo non solo le poche righe di un comunicato a determinare il successo o meno dell’operazione. Il concetto di franchising della GDO in Italia è decisamente articolato, lo insegnano tutti gli operatori che da decenni si cimentano in questo ambito, e non può essere solo un concetto del tipo “prendi la bicicletta e pedala, io ti assisto e ti faccio consulenza”. La DO italiana (nel suo concetto più ampio, e quindi non riferibile a nessuno nello specifico) è fatta di accordi, noti e meno noti, che intervengono e si attuano in occasione di difficoltà delle imprese affiliate. Non sono rari i casi di aziende affiliate in difficoltà con i pagamenti verso i franchisor (o Cedi) dove l’intervento di quest’ultimo è provvidenziale nel risollevarlo. Non sono rari nemmeno i casi in cui i negozi di affiliati vengono ceduti a compensazione di debiti agli affilianti. L’affiliazione è una peculiarità italiana ma, attenzione, è spesso gestito “all’italiana”, non alla francese!

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Ultima riflessione sulla seconda parte del comunicato, quando afferma che si sta procedendo al “miglioramento della competitività di ipermercati e supermercati, grazie all’adeguamento dei concept e degli assortimenti dei negozi, la semplificazione dei processi interni e l’ottimizzazione della produttività”.

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Come evidenziato al principio non esiste un nesso tra il potenziamento del franchising ed il miglioramento della rete diretta, e non è nemmeno così scontato che questo avvenga, se non è avvenuto sino ad oggi. Sembra più che altro un libro dei desideri. Il vero problema di Carrefour sono gli ipermercati, inutile nascondersi dietro a un dito, ed è improbabile che questi vengano dati in gestione. Chi scrive pensa addirittura che sarà improbabile che anche Conad darà in gestione ai suoi soci gli ipermercati ex Auchan nel prossimo futuro.

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Pertanto l’origine della crisi del gruppo francese in Italia non si vede risolta con i provvedimenti dichiarati nel comunicato. Ciò che sarà prevedibile sarà un abbassamento del fatturato della GS Spa, ma non delle quote di mercato dell’insegna, ed una riduzione dei costi del personale giustificabile dalla depressione dei ricavi. Probabilmente, però, il dott. Rabatel avrà fatto bene i conti: i ricavi degli ipermercati saranno sufficienti per ridurre le perdite alla luce della riduzione dei costi generali.

Dott. Andrea Meneghini
Analista ed esperto di Grande Distribuzione alimentare. E’ un attento osservatore delle dinamiche evolutive dei diversi format in Italia ed in Europa. Collabora con alcuni Gruppi della GDO italiana nelle aree di crisis communication management e news management. Affianca la Direzione Generale di alcuni Gruppi della GDO nella gestione delle strategie aziendali. Collabora anche con aziende del Mass Market Retail all'estero come assistant manager sull'italian food. Si può contattare scrivendo a meneghini@gdonews.it

1 commento

  1. Capisco le grandi riflessioni dall’alto ma il problema parte anche dal basso : un grande parte di giovani incompetenti agli acquisti ( non basta la laurea ) , senza alcuna esperienza , o peggio ex Auchan , gente invisibile , introvabile , saccenti e pieni di boria . Il loro unico problema e’ “giocare” con i loro smartphone adesso che sono incontrollabili in smart working , non rispondono alle mail dei fornitori non rispondono al cellulare aziendale , la loro principale attivita’ sono i copia incolla dei predecessori ( un continuo susseguirsi di stagisti , neo laureati , inconcludenti). Del discorsi degli amministratori delegati e’ meglio lasciar perdere : cadono sempre in piedi con un sacco di soldi , uno piu’ fallimentare dell’altro e soprattutto ignoranti completamente del difficile mercato italiano.

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