
Le pubblicazioni sulle analisi delle prestazioni dei Gruppi Carrefour, Auchan e Coop Alleanza 3.0 (qui, qui, qui e qui) ci hanno mostrato con chiarezza quanto sia oggi in difficoltà il modello di business degli Ipermercati. Le due aziende francesi hanno costruito strutture complesse che si cimentano in molti business e che da questi maturano proventi che non sono sufficienti, in diversi casi, a far fronte ai costi sino alla produzione dei rispettivi EBITDA. Le francesi vivono anche di partite di compensazione con le case madri, ma non abbiamo voluto affrontare questo tema, nelle nostre analisi, per la semplice ragione che le attività finanziarie poste in essere dalle aziende sono davvero complesse. Alleanza 3.0, invece, ha il grande vantaggio dagli investimenti finanziari dei soci che costituiscono un enorme polmone finanziario ed di ricavi.
Ciò che rimane di questa analisi è il concetto di base: per generare profitto il modello di business degli ipermercati deve essere interamente ripensato, a partire dal parco commerciale. Ed è esattamente ciò che stanno facendo i tre gruppi: Coop Alleanza ha annunciato il suo piano di ristrutturazione, e anche per le francesi all’orizzonte si intravedono grandi cambiamenti.
Auchan
Oggi si parla molto in Italia della possibilità che il Gruppo Auchan lasci il nostro Paese e del fatto che Conad abbia interesse ad acquisire il “pacchetto” del gruppo francese. Sono voci, dichiarazioni gettate in aria, propositi, ma di fatto esiste un problema: gli ipermercati. Esistono sicuramente dei punti da cui ripartire per generare profitto ma il tema della allocazione degli Iper (soprattutto quelli grandi) è fondamentale. Se si presenterà un’entità, un fondo immobiliare, che si inserisca nella partita della trattativa (vera o meno) dell’uscita di Auchan dall’Italia, e che saprà cambiare radicalmente la funzione dei suoi centri commerciali, trasformandoli in parchi commerciali in grado di dare attrattiva e molti servizi, allora si potrà parlare di nuovo corso degli Ipermercati di Auchan.
Carrefour
Ieri Carrefour Italia ha annunciato per i prossimi quattro anni uno piano di ristrutturazione incentrato sulla revisione dei formati commerciali, a favore delle superfici più piccole, e sull’omnicanalità. Il Piano di trasformazione 2019-2022, presentato dal nuovo amministratore delegato per l’Italia, Gérard Lavinay, prevede investimenti per 400 milioni di euro nel quadriennio finalizzati anche alla revisione del formato ipermercati, con una stima di 590 esuberi di cui 440 nel formato ipermercati e 150 all’interno della riorganizzazione della sede centrale di Milano. Stiamo parlando del 4% della forza lavoro, che conta attualmente 18mila dipendenti in 1.076 negozi. Si tratta della quarta ristrutturazione in dieci anni.
«L’obiettivo – spiega il gruppo in una nota – è adattare il modello di business e l’organizzazione aziendale alle più recenti evoluzioni della domanda, che privilegia un maggior livello di servizio e di selezione di prodotti, l’ecommerce e lo sviluppo dei punti vendita di prossimità, con superfici di medie e piccole dimensioni». Il Piano di investimenti prevede infatti, entro il 2022, l’apertura di 300 nuovi negozi, di cui 100 a insegna Market e 200 a insegna Express, attraverso acquisizioni di piccole catene locali, sviluppo della rete franchising e punti vendita a gestione diretta. Una ritorno al modello della prossimità dettato dalla crisi del modello ipermercati.
In molti Paesi europei il concetto di Ipermercato presenta caratteristiche molto diverse rispetto a quelle che siamo abituati a vedere in Italia: in prima istanza ciò che determina attrattiva è la quantità e la qualità dei marchi che presenta il Centro Commerciale. In Germania i centri commerciali vivono di grande concorrenza soprattutto per le catene di franchising dei settori abbigliamento, bellezza, food, tecnologia e con grandi aree dedicate ai servizi.
Le aree vendita degli Ipermercati sono, al contrario, occupate da supermercati che hanno dimensioni intorno ai 1500-2000 metri quadrati. Hanno una funzione di servizio, non sono “il piatto forte” del Centro Commerciale, sono relegati ad elemento di servizio.