Coal: carni con crescite oltre +20%. Il successo del modello associativo

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Coal è una realtà territoriale molto interessante, un’azienda sana che ha da sempre un solido modello di business: una cooperativa di soci, titolari di punti di vendita di prossimità, grandi conoscitori dei singoli micro territori, con un Centro Distributivo a supporto delle loro esigenze. Sebbene l’area delle Marche sia stata, nel recente passato, molto colpita dalla crisi economica, ed il discount abbia trovato una sua vasta diffusione anche grazie alle difficoltà, la Coal ha sempre saputo interpretare il ruolo di baluardo della tradizione locale e della qualità nella miglior maniera. La categoria delle carni è la traduzione di questa cultura, e l’intervento del buyer della categoria Simone Valli, nell’ambito del programma CIBUS LAB dello scorso 24 Novembre (il prossimo si terrà il 10 Dicembre iscriviti), a seguito della pubblicazione di un manuale e-book sulla grande categoria delle carni, nell’interessante webinar che aveva come protagonisti i maggiori player dell’industria assieme a diversi buyer carni della GDO ed IRI, è stato molto interessante al riguardo.

D: quando si costruisce un assortimento di carni quanto è importante la presenza ed il contributo dei soci e quali sono invece i limiti della loro partecipazione a questo processo?

R: Gli stessi che hanno le altre insegne. Questo perché tutta la realtà di COAL è formata da soci imprenditori, molti legati ai valori della cooperativa e che si riconoscono fortemente nell’insegna. Non ci sono limiti anzi ho constatato che grazie alla loro esperienza, le strategie vengono continuamente arricchite, grazie agli aggiornamenti. L’esperienza dei soci ci permette di andare in profondità e di intercettare di più il contatto e le esigenze con i nostri clienti. Loro come imprenditori hanno interesse a capire cosa il consumatore vuole. La strategia aziendale unita alla loro esperienza, non può che farci raggiungere dei livelli importanti.

D: ascoltando l’intervento del dottor LIMONTA di IRI relativamente alle vendite di peso imposto e quella a peso variabile, nella vostra realtà, fatta di negozi di prossimità con l’importante supporto del banco, che ruolo ha il peso imposto nei vostri assortimenti?

R: non ha un peso importante ad eccezion fatta per la III e IV lavorazione dell’industria avicola. Per tutto il resto, nonostante l’industria continui a progettare nuove referenze che vanno incontro alle esigenze del consumatore, quelle che noi riscontriamo nella realtà è che molte referenze noi le facciamo in casa. Così si riesce a curare meglio il prodotto, con le peculiarità dell’area in cui operano e riescono a soddisfare ancora molto meglio le esigenze del consumatore. 

D: come può rispondere il mass market Retail italiano tradizionale all’avanzata dei discount nella categoria carni?

R: noi dobbiamo sempre di più servire il cliente, aumentare, elevare il servizio che proponiamo quotidianamente ed aumentare la relazione con il consumatore per poi fare un reparto carni dove il preparato sia il punto più forte. Anche qui la capacità di intercettare tutti i punti di forza del nostro territorio. Dunque, contrastare l’avanzata di un discount che può avere una distanza maggiore rispetto a quella che può essere la nostra realtà. 

D: Secondo quanto esposto da IRI, in questo anno un po’ particolare le vendite della categoria carni sono state tra le più rilevanti. Nella vostra azienda quali sono stati i risultati ottenuti rispetto al 2019? Sono stati importanti gli incrementi delle carni anche da voi e se sì in quali segmenti?

R: sì, anche noi con l’emergenza sanitaria abbiamo goduto dell’esplosione di fatturati. Le carni hanno registrato incrementi notevoli e nel comparto, le carni rosse hanno raggiunto dei risultati importanti soprattutto sul prodotto a peso variabile, preparato da noi e raggiungendo una performance che ha superato i 20 punti percentuali.

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