I dati del Largo Consumo Confezionato sono decisamente positivi, non in termini assoluti, visto che numericamente si tratta di una timida ripresa, ma il fatto che sia diffusa su tutti i comparti e arrivi dopo un’interminabile periodo di cali e stagnazione, ci entusiasma. Per capire i segnali di crescita, IRI fa una carrellata degli ultimi quattro anni. Il confezionato totale ha registrato nel lungo, un +1.6%, insufficiente a recuperare l’inflazione del 4.5%, una situazione di difficoltà, anche se non è stata per tutti lineare. Sempre nel lungo, ha tenuto l’area del Nord Ovest, mentre il Sud ha vissuto momenti di grande difficoltà e un continuo calo dei fatturati. L’unico in lieve crescita, il centro. Anche guardando ai reparti cogliamo ampie differenze: perdono i surgelati, cresce il pet food, tutte le altre rimangono tendenzialmente a zero, un esempio su tutte, le bevande. Questo fino a fine 2014, poi qualcosa è cambiato. Infatti, il primo bimestre 2015 segna un’inversione di rotta con un +2.5% a valore e un +2.8% a volumi, sebbene il 28,7% dei volumi in promo e una variazione prezzi contenuta al +0.3%. Il segnale positivo si conferma anche per le prime tre settimane di Marzo (è stata esclusa la quarta per non falsare i dati con la Pasqua) +3.7% a valore e +3.2% a volume.
Le categorie maggiormente performanti sono, secondo i dati IRI:
Considerate insieme fanno 2 miliardi di euro, il 4% sul totale del confezionato. Può sembrare poco ma è un dato tendenziale da considerare.
Le carni suine e avicunicole, per esempio, sono passate dal peso variabile al peso fisso, questo ha portato sicuramente benefici, ma ciò che ha inciso maggiormente sulla crescita sono state le nuove offerte sul mercato. Prodotti elaborati ad alto servizio.
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