
Oggi esce l’e-book dal titolo: “La Coop : banca o Retailer? Analisi finanziaria delle nove sorelle”. E’ il terzo libro (uno al mese) delle collane di GDONews dedicate alle protagoniste del mercato Retail in Italia. Ogni libro analizza, in termini finanziari, i Bilanci dei Gruppi della Grande Distribuzione Alimentare per dare un valido supporto sia alle aziende fornitrici, che in tal maniera possono avere più certezza circa lo stato di salute dei loro clienti, valutandone l’affidabilità, ma questi libri sono idonei anche a dare più chiarezza alla concorrenza, circa lo stato dell’essere delle concorrenti. In ogni libro vengono analizzati, e messi a confronto i Bilanci di 5 anni (2009-2013) delle aziende. Nel libro da oggi in pubblicazione, oltre a dare informazioni sullo stato di salute delle 9 grandi sorelle della Coop, verrà analizzato in profondità il sistema che disciplina il rapporto tra le Coop ed il socio prestatore. Questo libro esce , infatti, dopo pochi mesi da un fatto molto preoccupante che ha danneggiato circa 20 mila consumatori delle cooperative Operaie di Trieste e della CoopCa di Tolmezzo che ancora oggi hanno bloccati i loro risparmi che ammontano a 130 milioni di euro. Nel libro si approfondirà, infine, anche lo stato dell’essere di tutte le 9 le sorelle Coop analizzando, come da consuetudine, i Bilanci disponibili degli ultimi 5 anni. Il libro è stato scritto dalla coppia formata da Andrea Meneghini, esperto di Retail a livello internazionale, e dal dott. Giuseppe Di Napoli, analista AIAF e senior partner della società Obiettivo valore Srl, oltre che esperto di Grande Distribuzione.
Redazione
Al principio degli anni ’90 il sistema fiscale era ancora molto favorevole alle cooperative. Ciò che muoveva lo Stato ad agevolare il sistema cooperativo era sempre stato il principio mutualistico che è sempre stato alla base del movimento. I tempi, però, stavano cambiando. Chi se n’era reso conto subito fu Lanfranco Turci, allora Presidente nazionale della Legacoop, a causa del sempre maggior venir meno dei principi mutualistici: le Coop, soprattutto quelle edilizie e della Grande Distribuzione, erano grandi imprese e producevano profitti, sempre reinvestiti, ma sempre più con difficoltà gestiti. In quel periodo si aprì dentro la Legacoop un profondo dibattito interno che portò all’apertura di un nuovo principio che prenderà il nome di “mutualità esterna”, ossia una fantasiosa invenzione politica per consentire alle grandi cooperative di continuare a fruire delle agevolazioni fiscali. Il quel momento nacque la figura del “socio sovventore”, e dei fondi mutualistici esterni, che in virtù della Legge 59 del 1992 è in grado di finanziare una cooperativa nel caso in cui non siano più sufficienti i capitali derivanti dalla mutualità interna. Quel momento fu la svolta. I soci non sono più dei semplici prestatori d’opera e piccoli finanziatori, magari con il proprio lavoro, e da cui ricevono una remunerazione, ma diventano dei soci di capitali delle società cooperative. Una ulteriore svolta avviene nel 1999 al Congresso della Legacoop a Roma alla presenza di Massimo D’Alema, l’allora Presidente del Consiglio dei Ministri. Fu in quella assemblea che verrà legittimata l’introduzione del socio sovventore nella compagine sociale delle cooperative: il socio diveniva così un vero e proprio investitore finanziario, alla stessa stregua di ciò che accade nelle società per azioni, con il conseguente diritto di partecipare alla distribuzione degli utili prodotti dalle cooperative. Attraverso quell’escamotage le Coop hanno inventato la figura del “socio prestatore”, che si distingue dal socio cooperatore, in quanto finanziatore della Cooperativa. Come per qualsiasi altra forma di investimento azionario, i soci condividono vantaggi e rischi connessi allo svolgimento di una attività di impresa. La sottoscrizione delle azioni da socio sovventore costituisce quindi un investimento finanziario, che offre però la possibilità al socio di proporre azioni e progetti, di rendersi partecipe del destino del proprio investimento e coautore della politica di sviluppo della Cooperativa. Come si vedrà nei prossimi capitoli, i capitali dei soci sovventori (o soci prestatori, come sono chiamati i soci che mettono i denari nelle Coop) oggi hanno un’incidenza importantissima dentro i Bilanci delle nove grandi Coop, e sono la risorsa principale delle entrate delle aziende.
Oggi si fa fatica a comprendere se le cooperative nella GDO sono delle organizzazioni efficienti oppure no; E’ però certo che se un giorno venisse apportata una modifica all’attuale legislazione, secondo cui le Cooperative non hanno più la possibilità di accedere al mutualismo esterno, non rimarrebbe altra soluzione che cambiare la ragione sociale delle Coop, perché non è più possibile separare la gestione caratteristica dai finanziamenti dei soci.
Nel Giugno 2010 venne dato in pubblicazione un libro, edito dalla Editori Riuniti, dal titolo “La Coop non sei tu” scritto da Mario Frau. In questo libro l’autore scrisse nel dettaglio come è cambiato il sistema cooperativo e come questo sistema, nato con logiche di sopravvivenza dei partecipanti, è riuscito a diventare un colosso imprenditoriale di enormi dimensioni. Mario Frau fu Vice Presidente di Nova Coop e spese tutta la sua vita nel mondo cooperativo. Il suo libro è una disamina molto fredda del sistema Coop e delle sue distorsioni. Lo scrivente, nel 2010, andò a trovare l’autore del libro e lo intervistò per comprendere più a fondo le ragioni che lo hanno spinto a scriverlo. Nell’intervista Frau disse che “Bisogna raccontare ai giovani, e non, di come si sono modificati gli originari principi di mutualità e solidarietà che stavano alla base del concetto cooperativo, di come la Coop si sia allontanata da quei principi i cui obbiettivi erano dare servizi a prezzi molto vantaggiosi ai loro appartenenti nonché opportunità di lavoro. Quando io entrai in Coop questi valori erano importanti e fondamentali. Le faccio io una domanda: Oggi è così? La Coop è la più vantaggiosa, la più conveniente? No, la sa benissimo. E’ infatti avvenuta una profonda mutazione, quella che io nel libro chiamo una mutazione genetica che è passata per varie fasi e situazioni.
La prima degenerazione la vissi con la nascita della società Ipercoop SPA, quindi proprio con il fatto di concepire una SPA che diffondesse l’insegna Coop, era di fatto un primo e profondo allontanamento dalla base sociale. Poi ci fu in altro episodio che mi fece capire che la filosofia del mondo Coop stava cambiando, lo racconto nel libro, ed avvenne dopo la fusione delle due Coop piemontesi, Coop Piemonte e CPL. Uno dei primi interventi del Presidente della neonata Novacoop (Fabrizio Gillone) fu quello di chiedere di fare subito un elenco degli immobili non strumentali della Cooperativa e di procedere alla vendita degli stessi. In quell’elenco, lo racconto nel libro, c’era anche il Circolo Ricreativo di Nibbiola, un Paese di appena 750 anime nella bassa novarese la cui economia è a tutt’oggi legata all’agricoltura. Quell’immobile era nato dal frutto del lavoro volontario della Casa del popolo del Paese, ed aveva annesso anche il Bar e lo spaccio alimentare, insomma era l’anima del Paese, ma considerato improduttivo da Novacoop pur essendo fondamentale per quella comunità di contadini. Ebbene sa cosa accadde? La vicenda si risolse con la tipica furbizia contadina: il Sindaco di quel piccolo Paese era anch’egli socio della Cooperativa ed intese che andare allo scontro con la Novacoop non avrebbe portato a nulla, allora fece la cose più furba, cambiò la destinazione d’uso dell’immobile. Quando l’acquirente, perché già c’era un acquirente, si accorse di tale cambio fece un immediato dietrofront decidendo di abbandonare l’acquisto. Questo circolo ancora oggi c’è e funziona, la guerra fu vinta dai contadini grazie alla loro astuzia. Sempre in quel periodo un altro aspetto che andò decisamente verso quella profonda mutazione, fu quello relativo alla politica commerciale che venne imposta dalla neonata Novacoop: furono create 18 linee di prezzi, a seconda del mercato che si andava ad affrontare. Ma come? Ma i soci non dovrebbero essere tutti uguali? Il “Gillone-pensiero” era questo: essere co-leader dove il mercato è agguerrito, e guadagnare dove siamo leader. L’obbiettivo numero uno della politica di Gillone, quindi della Novacoop, quindi del concetto cooperativo mutato, era accumulare, non l’equa divisione, ma l’accumulazione. Questo è il punto di fondo.”
Insomma, oggi che i benefici fiscali delle Cooperative sono oramai quasi tutti terminati bisogna avere una idea del concetto cooperativo più legato all’impresa ed alla produttività. Non è più una questione ideologica, bensì una pura questione di business. Il socio prestatore, se ha la convenienza ad affidare propri denari ad una Cooperativa, per avere un ritorno di investimento, che sia più gratificante rispetto ad un investimento in Banca, è liberissimo di farlo. Ma non si può in nessuno momento pensare che se affida un suo capitale ad una società Cooperativa la quale successivamente fallisce, alla stessa stregua di un investimento andato male, il socio prestatore potrà recuperare i suoi denari, questo non succederà, salvo che altre cooperative non intervengano in soccorso.
Il libro è in formato e-Book acquistabile nella pagina e-commerce di GDONews.
I capitoli del libro sono:
Capitolo I: Coop e le nove sorelle
Capitolo II: Coop Italia
Capitolo III: il socio prestatore e la “mutazione genetica delle Coop”
Capitolo IV: Le Coop Operaie Trieste e la CoopCa: il rischio del prestito sociale
Capitolo V: Analisi finanziaria delle nove sorelle Coop
Capitolo VI: la crescita
Capitolo VII: La redditività
Capitolo VIII: il fabbisogno di Capitale
Capitolo IX: la sostenibilità del Debito
Capitolo X: il rendimento sui Capitali Investiti
Capitolo XI : Grafici di sintesi
Complimenti, vendo che il mio libro LA COOP NON SEI TU è ancora di estrema attualità e punto di riferimento per chi voglia analizzare quel variegato mondo !
Saluti
M. Frau
Buongiorno sig. Mario, un piacere sapere di Lei, la ricordo con affetto.
Approfitto per fare tanti auguri di buona Pasqua.
Andrea Meneghini