Rapporto Coop 2010: calano le quantità e cambiano le abitudini

Il Rapporto Coop 2010 “Consumi e distribuzione” disegna un quadro a tinte fosche per la prima parte del 2010 e prospetta cambiamenti importanti nelle abitudini dei consumatori che, indotti dalla crisi a modificare le proprie abitudini, lasciano spazi e risorse a nuove categorie di prodotti che diventano sempre più “indispensabili”.
I dati sono chiari: la tenacia della crisi, o meglio dei suoi effetti, promettono di essere duraturi. L’inversione di rotta è modesta e, quindi, di ripresa non si può affatto parlare, cosicché, nelle prime 33 settimane di quest’anno, la GD registra una flessione delle vendite dello 0,3%. Il dato più rappresentativoè il calo dei consumi alimentari: diminuiscono in quantità prodotti di base come la pasta di semola (- 2,8%), le conserve a base pomodoro (-2,3%), l’olio di oliva (-1,7%) e gli olii di semi (-5%). Una dinamica negativa in linea con gli andamenti degli ultimi due anni che hanno visto diminuire, tra gli altri, i consumi di pane e cereali (-5,2% nel biennio 2007/2009), pesce (-4,3%), latte formaggi e uova (-3,3%), olii e grassi (-3,4%).
La crisi ha fatto crollare la domanda dei prodotti il cui acquisto è ritenuto rinviabile: arredamento (-7% a quantità nel 2007/2009), elettrodomestici (-8,7%), abbigliamento (-10.9%).
In sostanza diminuiscono le quantità acquistate (privilegiando spesso le private label). I consumatori dichiarano che conserveranno queste abitudini oltre la crisi, tanto che le previsioni del Rapporto Coop per il biennio 2010-2011, a fronte di un aumento del Pil stimabile rispettivamente in un +1,2% e + 0.9%, segnalano una debole ripresa dei consumi delle famiglie (0,3% nel 2010 e 0,6% nel 2011).
L’altra faccia della medaglia sono i nuovi consumi dai valori molto elevati: l’elettronica di consumo (televisori a schermo piatto e smartphone su tutti) che da sola fa segnare un +16%, apparecchiature e servizi per la telefonia (a partire dall’iPad), computer, audiovisivi che continuano a figurare al top anche nelle voci dei consumi che crescono e che cresceranno di più nel prossimo triennio. Certo viene da interrogarsi sul rapporto tra l’aumento di questo tipo di acquisti (spesso di valore vicino ad una mensilità di stipendio) e la flessione delle altre spese della famiglia. Sicuramente questo aspetto sociologico andrebbe approfondito. Il fatto che, anche in prospettiva, emergano i consumi di queste ed altre “nuove necessità”, come i servizi ricreativi e culturali, le vacanze, i pasti fuori casa, il tutto a dispetto della crisi, indica come gli italiani aspirino a consumi edonistici con una quota aggiuntiva di servizio e improntati alla ricerca del benessere. Non a caso nella prima metà del 2010 riacquistano quota i carrelli Etnico (+6,5% a quantità), Salute (+6,4% integratori e complessi vitaminici, dolcificanti, prodotti senza glutine, yogurt) e Pronto (+8% un paniere composto da paste fresche, sughi pronti, pizze e snack surgelati, merendine e frullati).
Altre categorie che crescono sono i farmaci e articoli sanitari, protezione sociale, servizi ambulatoriali, che fanno riferimento alle necessità di una popolazione che invecchia.

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