mercoledì 15 Gennaio 2025

La risposta di Centromarca a Coop Italia rilasciata a Help Consumatori

Il Presidente di Centromarca risponde al Presidente di Coop Italia: “La denuncia della Coop è demagogica; la questione dei prezzi è molto complessa e un prodotto non rimane sul mercato se non ha un corretto equilibrio qualità/prezzo”.
Continua la polemica sui prezzi aperta dalla lettera della Coop, pubblicata qualche giorno fa sui giornali, con la denuncia di aumenti ingiustificati da parte delle industrie multinazionali. Help Consumatori ha intervistato Luigi Bordoni, Presidente di Centromarca, l’Associazione italiana dell’industria di marca, in risposta alle dichiarazioni del Presidente di Coop Vincenzo Tassinari.
D: Qual è stata la vostra prima reazione nel leggere la lettera pubblicata qualche giorno fa sui giornali dalla Coop?
Innanzitutto ci siamo stupiti molto perché tutto lo stato maggiore della Coop il 16 ottobre quindi 15 giorni prima ha passato mezza giornata da noi con 600 nostri associati, come ogni anno. Abbiamo parlato anche di prezzi ma non c’è stato nessun riferimento al problema dei prezzi. Quindi ci siamo chiesti perché non ci abbia parlato personalmente. Secondo noi è un’operazione pubblicitaria, dove la Coop punta a risultare in maniera ancora più meritevole per il fatto di aver ripassato alcuni prodotti rispetto alle aziende che, invece, stanno chiedendo degli aumenti. Inoltre da mesi la distribuzione è sotto attacco da parte delle organizzazioni degli agricoltori che lamentano gli eccessivi costi di ingresso e di permanenza sugli scaffali della distribuzione; i distributori quindi vengono accusati di strangolare i loro fornitori e loro hanno pensato di dirottare questi attacchi su qualcun altro.
D: Help Consumatori ha intervistato il Presidente di Coop Italia, Vincenzo Tassinari, che ci ha detto in sostanza che la vostra è una difesa di maniera, cioè che la vostra risposta non entra nel merito delle questioni poste da Coop, ossia la possibile riduzione dei prezzi. Lei cosa risponde a riguardo?
Il problema dei prezzi è un problema molto complesso e se lo semplifico fortemente per il pubblico dei consumatori dicendo soltanto che i prezzi delle grandi industrie stanno aumentando, non avendo neanche la possibilità di portare delle argomentazioni, sto facendo un’operazione demagogica. Quando da un problema complesso se ne tira fuori una semplificazione per far colpo sulla gente si fa appunto della demagogia. Secondo noi ogni impresa di consumi, che si trova di fronte dei mercati che stanno scendendo, la domanda calante, il potere d’acquisto dei consumatori che è sempre più insufficiente alle necessità, nel momento in cui aumenta i prezzi lo fa perché è costretta e dopo un’approfondita valutazione in cui si chiede se quello sia l’unico modo per riuscire a tenere il proprio conto economico. Quindi l’azienda che interviene sui prezzi è un’azienda che non può assolutamente farne a meno. Un’impresa che sbaglia a fissare il proprio posizionamento di prezzo rischia di essere estromessa dal mercato e questo può succedere se lo alza, se lo tiene fermo e anche se lo abbassa. Con queste decisioni si mettono a rischio le sorti dell’impresa. Quindi non è immaginabile che qualcuno faccia, come dice Tassinari, queste operazioni di prezzo a cuor leggero. Oggi come oggi le aziende stanno smaltendo le scorte di materie prime che hanno acquistato nei mesi passati, poiché le previsioni erano concordi sul continuo incremento dei prezzi del petrolio, del grano e delle altre materie prime e le aziende si sono approvvigionate. Al prezzo del mercato di oggi non sono assolutamente disponibili le materie prime, quindi le aziende stanno lavorando con quelle che hanno acquistato e occorre dare loro il tempo di arrivare a potersi approvvigionare. Contemporaneamente, sappiamo dalle organizzazioni delle singole filiere, l’inflazione su molti prezzi è ormai ridotta a zero e comincia a scendere.
D: La Coop minaccia di non esporre prodotti di marca non coerenti con le esigenze dei consumatori. Voi come reagite a tutto questo?
Il prezzo è importantissimo, ma sono altrettanto importanti le sorte delle imprese che devono rimanere in piedi. La nostra azienda ottiene sul mercato la quota più alta rispetto a tutti gli altri paesi industrializzati; noi abbiamo quote di mercato di Marca Italia vicine al 70% e siamo quasi al doppio dell’Inghilterra e molto oltre le cifre della Francia. Questo significa che il consumatore italiano è molto esigente, apprezza le marche. Noi abbiamo un sistema di rilevazione dell’atteggiamento del consumatore versa la marca, dove si vede che l’apprezzamento è in continuo aumento. Può darsi che ci siano consumatori che non sono più in grado di permettersi prodotti di qualità, ma permane il loro apprezzamento; cioè se potessero li comprerebbero. Continuiamo ad avere una tenuta sui mercati e la nostra riduzione è molto contenuta, attorno all’1% nell’arco di un anno. I consumatori hanno fiducia nel prodotto di marca quindi se un distributore decidesse di non offrire alla propria clientela un prodotto di marca credo che non sarebbe in grado di soddisfare le attese del consumatore e non gli converrebbe.
D: Voi, come associazione delle aziende di marca, cosa proponete di fare per venire incontro alle difficoltà di spesa delle famiglie italiane?
L’industria di marca sta limitando gli aumenti allo stretto indispensabile. Le condizioni di mercato non ci permettono di ottenere le performance che vorremmo, non ci consentono di offrire i nostri prodotti al prezzo che sarebbe adeguato. Noi dobbiamo pensare che nessun prodotto di marca è in grado di rimanere sul mercato se non ha un corretto rapporto qualità/prezzo. Quindi molti prodotti restano sul mercato grazie a questo equilibrio.
D: Secondo lei in questo momento di crisi economica, contrazione dei consumi e depressione non solo economica, come si recupera la fiducia dei consumatori?
Io credo che il problema oggi non sia questo, ma quello di ridare alle famiglie maggior potere d’acquisto, di liberare risorse che oggi vengono sottratte alle famiglie per costi dei consumi obbligati e di settori che non sono esposti alla concorrenza. I nostri settori dei beni di consumo sono soggetti a una concorrenza ferace e i nostri prodotti sono tutti fungibili. Ma la parte del potere d’acquisto delle famiglie è poco più del 20%, mentre 10 anni fa era del 37%. Questa quota di spesa continua a ridursi, mangiata dal costo dei trasporti, della luce, del gas, del telefono, della banca, delle assicurazioni e di tutti quei settori che non sono esposti alla concorrenza. E’ lì che bisognerebbe fare la battaglia tutti insieme, anche con le associazioni dei consumatori, perché dove c’è la concorrenza il consumatore è tutelato, e c’è l’Antitrust che vigila. Ad esempio i pastifici, che 10 anni fa erano più di 300, oggi sono circa 100; c’è stata una riduzione drastica e questo sta avvenendo in tutti i settori.

Dott. Alessandro Foroni
Dott. Alessandro Foronihttps://www.gdonews.it
Esperto di sociologia, organizza reti vendita e merchandising a livello nazionale, prepara i funzionari alla negoziazione con il trade.

4 Commenti

  1. La COOP mente sapendo di mentire…ha già fatto sapere ai fornitori che intende aumentare i premi richiesti ai produttori almeno del 3% indifferentemente dalla quota da cui si parte.
    Perchè nessuno scrive che la GDO fa richieste estremamente esose per inserire i prodotti nell’assortimento, richiede assurdi contributi per nuove aperture, anniversari, particolari periodi dell’anno ecc…COOP rinunci ad aumentare questi contributi e vedrà che i listini fornitori non cresceranno…una richiesta del 3% in più sul fatturato svolto nelle superfici commerciali di un determinato player della GDO significa per l’industria dover aumentare i listini di almeno il 7-8% per avevre lo stesso margine dell’anno precedente!!! Facciamo circolare queste informazioni e poi vediamo chi deve fare le prime mosse.

  2. Concordo pienamente con DIEGO , vedi il mio commento da un’altra parte !!!!!!!!!
    Ribadisco che possiamo inviare moltissimi accordi ai giornali , dove documentati fino all’ultima virgola , ci sono i conti economici di acquisto dei prodotti da parte della Grande Distribuzione ( chiaramente c’e anche Coop ) e i loro prezzi di vendita. E’ scandaloso il loro margine come e’ scandaloso che ci siano sconti del 50% sui prodotti alimentari !!! Abbassino i loro margini almeno del 20% e facciano 4 volantini all’anno e meno cataloghi ,il consumatore premiera’ chi ha il miglior assortimento al miglior prezzo e il miglior servizio e gli scaffali pieni ( ovvero solo Esselunga).
    Segnalo inoltre lo scandalo attuale delle “ESTORSIONI” del gruppo SMA , sarebbe il caso di segnaalare alla Guardia di FINANZA perche’ e’ fuori legge estorcere quattrini alle aziende minacciando ( ed eseguendo gia’ in alcuni casi )il delistamento dell’azienda se non si contribuisce a chiudere il loro bilancio 2008 !!!!!

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