I big della GDO Europea sono in corsa per ridurre l’impatto a livello ecoenergetico. L’Italia, invero, rimane indietro.
Tesco ad esempio, la più nota catena di supermercati inglese, in gennaio ha presentato una carta di principi ecoambientali destinata a collocare il colosso della distribuzione in cima alla classifica delle società green friendly. L’impegno non riguarda solo la politica di prezzi scontati sui prodotti biologici. C’è un piano per l’adozione di nuove etichette che indicano il consumo energetico dei prodotti alimentari, in base al percorso effettuato per arrivare nel punto vendita, al tipo di coltivazione, all’origine… Anche per beni durevoli c’è l’intenzione di fornire indicazioni chiare sul consumo energetico, favorendo la vendita dei modelli più ecoefficienti.
Le altre iniziative riguardano: il 50% di riduzione per i listini delle lampadine fluorescenti, che durano dieci volte di più rispetto alle convenzionali. È previsto l’inserimento nell’assortimento di spine intelligenti, che interrompono l’erogazione di energia elettrica quando l’apparecchio non è in funzione. Ai bambini verrà dato un calcolatore, per valutare il risparmio di energia possibile modificando alcuni comportamenti quotidiani. Entro fine anno Tesco vuole incrementare da 181 a 300 il numero di distributori con la sua insegna, che distribuiscono biodiesel. L’amministratore delegato ha infine comunicato di avere raggiunto, con un anticipo di due anni, l’obiettivo di dimezzare i consumi energetici dei punti vendita (rispetto ai valori del 2000).
Dall’altra parte dell’oceano WalMart ha inaugurato due supercenter in Texas e in Colorado che, a dispetto dell’abituale modo di operare della catena finalizzato al taglio dei costi, rappresentano veri prototipi di strutture ecocompatibili. Gli edifici sono dotati di: pannelli fotovoltaici, impianti alimentati a energia eolica e sistemi per il recupero del calore prodotto dai frigoriferi. Le strutture sono costruite con una pavimentazione filtrante in grado raccogliere l’acqua piovana, e i cartelli segnaletici esterni funzionano con pannelli solari.
Anche il rapporto del centro commerciale con il territorio è esemplare. Nell’edificio si trovano spazi per le famiglie, club di atletica per studenti e per anziani, fondazioni, musei e scuole. I centri ospitano: farmacie, studi fotografici, banche, parrucchieri, ottici, gommisti e altre attività commerciali. Il management di WalMart sta valutando la risposta del pubblico e poi dovrà stabilire se utilizzare questi format in altre città.
In Italia nei supermercati e nei centri commerciali la febbre ecoenergeticaambientale non è ancora esplosa, mentre in Inghilterra attualmente più del 25% dei nuovi edifici sono certificati con il metodo Breeam (Building research establishment environmental assessment method), che definisce il livello di performance ambientale della struttura.
Da noi la catena più attenta è Coop, che da anni portaavanti un programma dicoabitazione sostenibile con il territorio, senza dimenticare le questioni energetiche e ambientali. Il recente riconoscimento all’ipermercato «Città delle Stelle»di Ascoli Piceno della registrazione Emas (EcoManagement and Audit Scheme), è il risultato di un lavoro durato anni.
«Per ottenere le migliori prestazioni – spiega Fortunato Della Guerra, direttore generale dell’Istituto nazionale consulenza progettazione ingegneria, che progetta centri commerciali, ipermercati e i supermercati Coop – occorre inserire e adattare la nuova struttura rispetto al territorio, riducendo il più possibile l’impatto ambientale. Il segreto è progettare il nuovo edificio con accorgimenti innovativi che permettono di risparmiare energia. Gli interventi fatti in un secondo momento risultano sempre più onerosi e meno efficaci. La progettazione rispettosa dell’ambiente – continua Della Guerra – comporta spese aggiuntive, ma si tratta di investimenti recuperabili in poco tempo e non va dimenticato che il consumo energetico di un grande ipermercato è comparabile a quello di 1.700 famiglie ». L’adozione di tecnologie più efficienti ha consentito all’Ipercoop di Ascoli tra il 2003 e il 2005 un risparmio di energia elettrica superiore al 10 per cento (da 5,7 milioni di kWh a 5,1 milioni di kWh).
In Italia non esiste uno schema nazionale per la certificazione degli edifici commerciali, ma solo modelli da utilizzare per costruzioni residenziali. Un obiettivo ipotizzabile potrebbe essere l’adesione al Green Building Program dell’Ue, che si pone come scopo la riduzione dei consumi energetici negli edifici non residenziali. L’adesione al programma consente di definire una «carta di identità energetica», con la valutazione dell’ecoefficienza e la mappa dei punti critici da migliorare.
Nei centri commerciali oltre alle questioni inerenti la struttura dell’edificio si pone il problema delle emissioni nocive collegate alla logistica. L’obiettivo è mettere a punto criteri di economicità per il trasporto delle merci, che viaggiano da un capo all’altro della penisola prima di arrivare sullo scaffale. Le catene di supermercati devono razionalizzare i tracciati e ottimizzare il carico sia nella fase di consegna che di ritiro.
beh…sono inglese e devo dire che l’Inghilterra è molto avanti rispetto a noi riguardo ciò. Anche se ho solo 13 anni capisco che tra soli 100 anni gli esseri umani potrebbero non esistere più, se non agiamo al più presto anche se nn siamo noi che “ripareremo” il mondo nel nostro piccolo possiamo fare qualche cosa…ciao e buona giornata!!!