Maxi Dì e Aspiag sono due grandi aziende della GDO italiana che, pur essendo ubicate con le loro sedi in Veneto, operano in verità in territori diversi; la prima, infatti, è molto presente con i suoi punti vendita in Lombardia, mentre la seconda è leader nel triveneto.
Come vedremo di seguito, hanno diversi elementi in comune e tanti altri che le differenziano, ma il punto di connessione forse più rilevante tra le due è che i contratti di acquisto con le grandi aziende di marca sono realizzati dalle medesima Centrale Acquisti, Selex.
Il mercato è cambiato molto dal Covid in avanti, dal consumatore e le sue preferenze, agli assortimenti per arrivare al teatro competitivo ed alla gestione dei costi. In questo articolo vedremo cosa è accaduto a questi due attori in questo periodo complesso e vedremo come le due differenti strategie di approccio hanno prodotto risultati differenti.
Nelle scorse settimane con le pubblicazioni realizzate per gli ABBONATI PREMIUM abbiamo messo in evidenza che alcune aziende del mondo retail nel 2022, annus horribilis del mercato, hanno attuato delle strategie che hanno consentito di districarsi bene nelle tensioni che si sono registrate fra industria e retail, scaricando bene sui consumatori gli incrementi di costo – e quindi ricavandone dei risultati positivi, anche con marginalità in crescita – e altre aziende che invece hanno sofferto di più.
Fra chi è andato meglio, abbiamo visto ad esempio le aziende di Eurospin nel centro nord e Penny Market, mentre nel gruppo delle aziende che hanno sofferto di più questa situazione così complessa abbiamo visto Esselunga in primis, poi Coop Alleanza 3.0, Unicoop Firenze, Supermercati, Martinelli, PAC 2000, Commercianti Indipendenti Associati Conad.
Vediamo adesso cosa è accaduto a Maxi Dì e Aspiag sia nel 2022 che negli anni immediatamente precedenti. La prima azienda è Aspiag che è concessionaria del marchio Despar in Triveneto, Emilia Romagna, Lombardia e fa parte del gruppo internazionale Spar Austria e aderisce al consorzio Despar Italia per la parte di assortimento relativa ai marchi del distributore, ed aderisce a Selex per i contratti con l’industria di marca.
Maxi Dì, invece, è un operatore italiano fondato nel 1937, che oggi opera con una rete commerciale composta da quasi 700 punti vendita in un territorio piuttosto vasto, che comprende Veneto, Lombardia, Emilia Romagna, Piemonte e Valle d’Aosta.
Per completare le informazioni è bene spiegare che le due aziende operano sul mercato con modelli di business in parte differenti. Infatti se è vero che entrambe le aziende coprono il mercato con tutti i formati di vendita con le insegne tradizionali, dalle superette agli ipermercati di grandi dimensioni, è pur vero che una parte rilevante del fatturato di Maxi Dì è data da molti punti di vendita discount.
Inoltre, per entrambe l’affiliazione – e quindi le vendite b2b – non è un mercato così rilevante.
Lo studio si fonda su un esame analitico delle prestazioni delle due aziende negli anni che vanno dal 2018 al 2022 per avere una visuale sul medio periodo in termini di andamenti, sia in termini di fatturato che dei relativi costi di gestione, e poi in particolare entreremo in profondità su quello del 2022, per cercare di comprendere come hanno risolto le complicazioni esterne avvenute l’anno passato.
Prima di iniziare l’analisi si ricorda che gli ABBONATI PREMIUM, oltre a leggere tutti i contenuti del portale possono utilizzare il software BENCHMARK ON LINE cliccando qui, e realizzare in completa autonomia indagini sulle prestazioni economiche (dai ricavi, ai costi, ai margini e profitti e patrimonio) su tutti i Cedi della GDO, tutti gli affiliati e tutti i fornitori suddivisi per categoria merceologica. Inoltre i pdf delle tre analisi – il confronto Maxi Dì vs Aspiag (1), l’evoluzione di Maxi Dì dal 2018 al 2022 (2) e l’evoluzione di Aspiag dal 2018 al 2022 (3) – sono scaricabili alla fine dell’articolo.
Iniziamo con l’analisi facendo un esame quantitativo: Maxi Dì nel 2022 ha prodotto un fatturato complessivo di 2,47 miliardi di euro, mentre Aspiag di 2,29 miliardi di euro (vedi tabella sotto).
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