Una Coop che non ti aspetti: è questo il risultato dello studio dei fatturati di tutti i suoi punti vendita desunti dai bilanci di esercizio ultimi disponibili, armonizzati con le dichiarazioni in essi contenute ed un algoritmo che splitta i numeri sulle singole unità. Lo studio, condotto dall’Istituto georetail Italia ha messo a fuoco una Coop Italia che è leader nazionale sul format ipermercati, ma che detiene anche rilevante quota di mercato nei superstore (2500-4500 mq) ed anche nei grandi supermercati (1500-2500 mq).
L’istantanea dell’Istituto ha messo anche in evidenza una debolezza piuttosto marcata dell’insegna in area 1, nonostante la presenza del Consorzio nord ovest, oltre a risaltare la sua forte presenza in area 2 (sebbene sia leader solo nei formati di vendita oltre i 4500 mq), e soprattutto in area 3, dove è leader in diversi formati di vendita ed in generale tra le più importanti dagli 800 mq in avanti. In area 4, come si leggerà, nonostante la crescita affiliati, l’insegna possiede quote significative negli iper ed anche nei superstore, non nei supermercati.
In ogni caso, Coop Italia e le sue cooperative hanno incrementato le loro quote di mercato nel 2021. Il dato è emerso in una pubblicazione recente che ha spiegato come ad una riduzione dei punti vendita abbia corrisposto un incremento della quota di mercato. Le coop sono alle prese con il “fardello” degli ipermercati ma, seguendo anche le parole della Milva Carletti, Dg di Coop Alleanza 3.0 che, nella conferenza stampa di presentazione del bilancio 2022 ha affermato che il loro punto debole deve, invece, essere visto come un loro punto di forza. Va detto, e lo abbiamo appurato nella pubblicazione che si richiamava poc’anzi, che oggettivamente Coop Alleanza non è l’unica con il “supposto” fardello.
Considerando cooperative come Coop Centro Italia, Unicoop Tirreno ed ancor più Sait, come coloro che non sono espressione di ipermercati, e considerando Unicoop Firenze come artefice della strategia dell’offerta di superstore, le rimanenti sono invece tutte sbilanciate verso il formato ipermercati, e questo condiziona i risultati economici, purtroppo ancora oggi l’intera coop Italia produce oltre il 40% del totale fatturato con gli ipermercati.
Coop Italia, per anni, ha cercato di essere un’azienda di portata nazionale, e per seguire tale vocazione ha aperto ipermercati in Sicilia, in Puglia, in Campania, così come in Emilia Romagna, Liguria, Piemonte e Lombardia. Erano, però, tutte cooperative del nord le protagoniste dello sviluppo anche a sud, sia direttamente che attraverso aziende controllate al 100% da loro stesse. La distribuzione delle quote di mercato dell’insegna Coop erano quelle di un leader di mercato presente dappertutto, dal Trentino alla Sicilia. Un disegno strategico che è franato sui costi di gestione di strutture che ogni anno fatturavano meno.
Qual è oggi la presenza di Coop, della terza insegna del paese (dopo Conad e Selex) sulle diverse aree del mercato nazionale e nei diversi cluster di vendita? Quali sono le conseguenze, in termini di fatturato e di quote di mercato, delle strategie di franchising in atto? Quali sono gli equilibri, in termini di quote mercato, delle forze in campo all’interno dei singoli territori, tra Coop Italia e le altre centrali acquisti?
In questo articolo si cercherà di rispondere con i numeri a tutte queste domande, tracciando un quadro preciso che chiarirà come si dipanano le quote dell’insegna nei vari territori italiani ed il confronto con tutte le centrali su cui abbiamo già pubblicato studi nel programma redazionale, prendendo come riferimento sempre il perimetro I+S+LSP.
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