Il comune pensare dei manager della GDO è che l’olio extra vergine sia maggiormente apprezzato nelle regioni in cui si produce, sia a nord che a sud. Per tale ragione le insegne che operano sul mercato in regioni dove non c’è produzione di olio di oliva sono più attente alle logiche strategiche applicabili agli scaffali e meno all’espressione qualitativa di imprese, le cui produzioni sono limitate, i prezzi sono più sostenuti e sono meno abili nella gestione delle politiche promozionali, soprattutto perché il Brand che li rappresenta non sono evocativi come altri.
Il Gigante deve agevolare la rotazione dei prodotti, lo deve fare in un contesto in cui il consumatore di un supermercato, quindi siamo nel loro cluster più piccolo, non ha – in generale – una particolare propensione alla conoscenza intrinseca del prodotto, cosa decantata da molti consumatori ma poi dimostrata nei fatti da pochi. Dall’analisi dello scaffale emerge, infatti, che l’azienda lombarda si è affidata alle grandi marche industriali che, di fatto, dominano lo scaffale.
Entriamo nel dettaglio con dovizia di prezzi e valutazioni assortimentali: il supermercato di Reggio Emilia presenta due sezioni da un 1,33 metri con olio di oliva – molto poco rappresentato – ed extravergine.
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