Dalla Francia un’altra notizia scuote il mercato della grande distribuzione: alcune testate giornalistiche (Bloomberg e Le Figarò) raccontano che secondo alcune voci molto ben informate Carrefour ha interrotto, pare definitivamente, le trattative con l’altro colosso della distribuzione francese Auchan, con cui si stava negoziando una fusione.
I negoziati per siglare questa eccezionale unione strategica andavano avanti ininterrottamente dal maggio scorso per forte volontà della famiglia Mulliez da un lato e dal CEO di Carrefour Alexandre Bompard dall’altro.
Entrambi sono infatti molto preoccupati nel come superare le difficoltà attuali del mercato, che vedono Aldi e Lidl conquistare quote di mercato rilevanti in Francia, ed in generale il format di convenienza avanzare nei diversi paesi in cui sono presenti. Per certo la pandemia ha acutizzato questa evoluzione.
Carrefour ha il suo comitato strategico ridotto a quattro persona del CdA al quale Bompard deve relazionare. Ebbene sembra che la famiglia Moulin-Houzé, quella dei grandi magazzini Lafayette, e maggiore azionista di Carrefour, si sia opposta con forte decisione facendo saltare l’accordo. Pare che sia stato consultato anche l’imprenditore brasiliano Abilio Diniz, il quale possiede rilevanti quote del gruppo e che assieme pesano il 37% dei diritti di voto in CdA.
Insomma, la situazione viene raccontata come una cocente sconfitta delle strategie di Bompard, il manager che da quando è in sella al gruppo ha pagato una svalutazione del titolo pari al 30% dal 2017 ad oggi, sebbene grazie alle sue mosse le vendite degli ipermercati di Carrefour abbiano saputo contenere le perdite di ricavi. Cosa che, invece, non sta assolutamente riuscendo ad Auchan.
Carrefour ha chiuso il 2020 con un fatturato pari a 79 miliardi di euro contro i 32 di Auchan.
Sembra che l’opposizione dei soci citati fosse determinata dalla inadeguatezza dell’offerta di Auchan che, secondo i ben informati, si sostanziava nella valutazione del costo per azione di Carrefour in 21,50€, e pare con il pagamento immediato del 70%, ed il restante 30% con azioni dell’intero gruppo allargato.
Alla luce di queste notizie cosa bisogna pensare del futuro del gruppo ed in piccolo della vicenda italiana?
E’ chiaro che oggi i gruppi distributivi francesi, che ricordiamo sono società per azioni e che hanno come core business la crescita dei loro titoli e la ricerca di investitori nel mondo, sono in difficoltà. Il rapporto prezzo/utile delle azioni di Carrefour è inferiore del 20% rispetto alle catene inglesi ed inferiore del 30% rispetto a quelle di Ahold-Delhaize.
Si suppone che Bompard avesse trovato la soluzione a questo gap nella fusione per un rilancio dimensionale ed organizzativo, con forti tagli ed ottimizzazioni (magari con lui in sella al nuovo colosso). Questo brusco stop degli azionisti deve far pensare, ed è probabile che possa portare a conseguenze.
Dall’altro lato come si deve leggere la vicenda italiana? La volontà di Carrefour è, in generale, quella di superare il suo attuale modello di business e ridurre le perdite, magari crescendo. Se da un lato il tema Italia è solo una goccia nel mare rispetto ai 79 miliardi fatturati, è pur vero che le solide certezze sul suo futuro non le può davvero avere, e quindi si torna a ciò di cui si sta parlando nella nostra piccola provincia italiana: e se i retailer della GDO nostrana bussassero alla porta per fare la loro spesa?