La scorsa settimana abbiamo analizzato gli andamenti dei formati di vendita ed abbiamo spiegato, con dati alla mano, che la GDO cresce sul 2018 ma con minor decisione rispetto ai mesi estivi, al punto che il Natale che stiamo vivendo decreterà le sorti definitive dell’anno, e soprattutto si è spiegato che i formati più blasonati da alcuni anni, come il Discount ed il Superstore, crescono ma lo fanno sulla rete corrente, e molto meno a rete costante. Non è un ben segnale. In definitiva sembra che a prescindere degli sforzi che la GDO compie per evolversi, il formato più sicuro, per investimenti a lungo termine, siano quelli che si rivolgono alla prossimità.
In questa pubblicazione entreremo, invece, nel merito dei territori e cercheremo di verificare da dove proviene la crescita nazionale e dove, invece, le prestazioni stentano. Obiettivo di ogni retailer è (o almeno dovrebbe) quello di migliorare la prestazione dell’anno precedente. Ciò significa, a cascata, che ogni negozio avrebbe questa incombenza. Spesso non è così. L’industria, dall’altro lato, compie investimenti (listing fee, premi vari) e non contempla questi come un costo necessario per poter acquisire un cliente, semmai si tratta di un investimento che negli anni viene ammortizzato, e questo è tanto più produttivo quanto più ogni negozio migliora il suo rendimento anno dopo anno.
In quest’ottica la verifica dei territori serve come faro per comprendere come misurare gli investimenti, dal lato dell’industria, e dalla parte del retail ancor di più, dato che aprire e ristrutturare sono impegni capaci di alterare i Bilanci aziendali, in caso di mancati risultati.
A rete corrente,
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