Durante la lettura del rendiconto economico della Coop un dato ha suscitato curiosità e riflessione:
I soci Coop sono 6,8 milioni in tutta Italia che significa che oltre un italiano su dieci è socio Coop; si tratta di una tendenza in crescita perché nel 2017 sono state accese 237 carte in più sull’anno precedente e che, come previsto dalla legge 1/2014, art. 17/bis, recepita negli Statuti Sociali, nei primi mesi del 2017 i Consigli di Amministrazione delle Cooperative hanno deliberato l’esclusione dei soci inattivi, cioè coloro che nell’esercizio sociale precedente non abbiano intrattenuto con la Cooperativa almeno una delle attività su cui si fonda il rapporto mutualistico (fare la spesa, partecipare a un’assemblea, essere socio prestatore).
I soci sono in prevalenza donne (57,8%) con un numero di maschi (42,2%) assolutamente rilevante. Invece il dato curioso è un altro: quello relativo alle fasce d’età: il 17,1% dei soci sono compresi in una età inferiore ai 40 anni, il 44,4% in una fascia di età compresa tra i 41 e gli 60 anni, ed il 38,5% in una età superiore agli 60 anni. Una presentazione mal costruita perché la costruzione delle fasce è assolutamente poco indicativa dei gruppi di consumatori in analisi. Normalmente gli studi devono tenere conto delle differenti capacità di spesa, e quindi le fasce devono comprendere gli adolescenti (sotto i 25 anni) che hanno abitudini di acquisto differenti per cultura e per capacità di spesa, tra i 25 ed il 35 perché rappresenta quella fascia di età che si avvicina alla stabilità lavorativa ed alla maturità delle scelte, tra i 35 ed i 50 anni perché rappresentano quelli che vengono denominati i big spenders, tra i 50 ed i 65 anni perché oltre ad avere una capacità di spesa molto vicina alla precedente si differenzia per le abitudini di acquisto ed oltre i 65 anni, generalmente, si lascia indiscriminatamente il concetto di terza età, sebbene oggi in effetti si potrebbe ulteriormente spezzare a 75 anni. Invece il dato presentato da Coop lascia adito ad alcune perplessità: il 38,5% dei soci è ultrasessantenne, è un numero considerevole e nettamente preoccupante. Un altro 44,4% in una fascia di età che è assolutamente incomprensibile ma che porta a pensare che la macro fascia sia in verità una fascia la cui prevalenza (data la precedente) sia quella parte di consumatore che si avvicina ai 60 anni di età. La fetta sotto i 40 anni ha una incidenza molto bassa, inferiore alla media.
Sono dati che fanno riflettere, il rischio reale è quello di un assottigliamento del prestito sociale per il normale ciclo di vita dei soci. Coop sicuramente ha sotto gli occhi il problema è con ogni probabilità starà trovando una soluzione, ma il grafico pubblicato, così com’è, da prima di tutto adito a preoccupanti interpretazioni ed in secondo luogo decretano una sorta di bomba ad orologeria, dove il cout down è vicino al termine.
AGGIORNAMENTO
In precedenza l’articolo riportava erroneamente la fascia più alta di età come maggiore di 80 anni e non 60, a causa di questa immagine:
Di seguito la comunicazione ricevuta da Coop:
La doverosa ratifica determinata da motivazioni di rendering che rendevano evidente e sorprendente quanto riportato in prima istanza (a sostegno del concetto che ciò che riceviamo lo studiamo a fondo). Alla luce della necessaria e giusta richiesta di rettifica di Coop viene comunque da pensare che, a nostro avviso, il dubbio su una composizione anagrafica dei soci fortemente propendenti verso la terza età (sebbene non come riportato in prima istanza) è comunque un problema che Coop deve risolvere.