Il mondo Coop è in uno stato di profondo cambiamento e la presentazione del Bilancio di Esercizio del 2017 della piccola cooperativa Sait di Trento ne è un chiaro esempio.
Il mondo della GDO sino all’inizio degli anni della crisi aveva delle linee di impostazione che, grazie ad un mercato florido sin dalla sua evoluzione nella seconda metà degli anni ’80, non aveva imposto straordinari modelli di efficienza.
Inoltre il sistema Coop, come ben si sa, grazie ad un sistema legislativo e fiscale particolare, nel tempo era cresciuto in maniera straordinaria portando il mercato sotto la sua leadership e permettendosi una elasticità nella gestione caratteristica impossibile da concepire per ogni altro retailer, grazie alla particolare composizione dei suoi Bilanci, dove la parte finanziaria, spesso, ha tenuto in piedi le aziende.
Il castello di carta del primo modello di Distribuzione Organizzata ha iniziato a frantumarsi con l’avvento del nuovo millennio e con una serie di concause che assieme hanno profondamente destabilizzato gli assetti aziendali di molte imprese della GDO: da un lato i trattati di Basilea che hanno imposto al sistema creditizio un cambio di atteggiamento verso il mercato, molto patito dalle aziende della GDO troppo indebitate nel passato. Dall’altro l’oggettiva crisi economica, che nel nostro sistema Paese ha perdurato più del normale, ha portato ad una evidente ed oggettiva crisi dei consumi e da ultimo una oggettiva maturazione del mercato nella numerica dei punti di vendita che ne ha condizionato le dinamiche.
Il sistema Coop è stato, nel tempo, non solo portatore di un modello di business a sé, ma anche di un modello comportamentale differente, apparentemente più vicino ai soci ed in linea con un credo nelle politiche del lavoro che poco si coniugavano con le rinnovate esigenze del mercato.
Da qualche anno Coop Italia in primis ha dovuto cambiare totalmente sistema di gestione e di conseguenza ha cambiato tutte le politiche commerciali portando la centralità verso una serie di ottimizzazioni.
Gli episodi delle Coop Operaie Trieste e della CoopCa hanno portato alla luce i veri rischi che il prestito sociale può provocare, facendo capire come questo sistema, geniale e controverso, si regga sulle vendite dei negozi e sulla efficienza aziendale, dove quest’ultima poteva talvolta non riuscire a coniugarsi bene con le politiche di gestione di aziende che hanno bisogno di lacrime e sangue per sopravvivere. Il grande sogno di Coop, quello di tutelare il Risparmio dei propri soci, come e meglio di una Banca, ed allo stesso tempo di dare loro anche i vantaggi nell’acquisto delle merci, si stava sgretolando in un sistema di gestione che il mercato stava distruggendo perchè incompatibile con le logiche di efficienza.
Il SAIT è il primo vero cambio radicale che la Coop sta compiendo sul mercato, molto più che la grande unione delle cooperative di cui è protagonista Coop Alleanza 3.0, la cui efficienza va ancora tutta dimostrata, ed è la dimostrazione che il gigante buono e “buonista” leader di mercato ha definitivamente cambiato pelle, ma soprattutto è la dimostrazione che tutta la GDO può diventare efficiente, se si toccano quelle leve che stanno alla base del saper fare impresa: efficienza, organizzazione, equilibrio e competenza.
Il mercato italiano della GDO è come un cantiere in cui tutti i players hanno esposto i loro cartelli “Lavori in Corso”. Quello di Coop, complesso ed articolato, è oggi alleggerito dalla felice definizione dei risultati del Sait, un buon auspicio per Coop Alleanza 3.0, il protagonista più importante dopo Esselunga nel mercato italiano, che ancora non ha trovato il bandolo della sua matassa.