Da circa un paio di mesi una associazione denominata Granosalus sta facendo una campagna che, denomina, a tutela del consumatore accusando le principali aziende produttrici di pasta di importare grano duro dall’estero non conforme alle Leggi europee.
Il 13 Gennaio inizia la campagna di Granosalus con queste righe: “Il grano duro che arriva in Italia – e che poi finisce sulle nostre tavole sotto forma di pasta, pane, pizze, farina, semola, biscotti, dolci e via continuando – è praticamente sconosciuto, sotto il profilo della qualità? Almeno da quello che è venuto fuori da una verifica avviata da GranoSalus in sei porti della Puglia purtroppo è così. E di quel poco del quale si hanno notizie, anche se frammentarie – sempre con riferimento ai sei porti pugliesi – oltre il 40% è grano duro di pessima qualità!” ed ancora “la quantità di grano duro estero che è arrivata con tali navi (nei porti della Puglia) negli ultimi due anni (biennio 2015-2016), ammonta a 2 milioni e 406 mila tonnellate.”
Come se fosse un reato importare grano dall’estero.
Il 24 Febbraio Granosalus riattacca: “La notizia dovrebbe fare riflettere tutti i cittadini-consumatori italiani (e forse non soltanto italiani, come diremo più avanti): il 47% di grano duro estero che arriva in Puglia è di bassa qualità; il 30% è di media qualità; mentre solo il 23% è di alta qualità. Sono questi alcuni dei dati che l’Agenzia delle dogane ha fornito a GranoSalus, l’associazione che raccoglie produttori di grano duro di tutto il Sud Italia e consumatori.
Il tema è noto: stiamo illustrando i primi controlli avviati da GranoSalus sul grano duro che arriva in Italia e sui derivati dello stesso grano duro (i risultati sulla pasta dovrebbero essere disponibili a giorni).
“Già di per sé il dato è preoccupante – commenta Saverio De Bonis, presidente di GranoSalus -. Di fatto, i nostri dubbi trovano un primo, importante riscontro: solo il 23% del grano duro che sbarca in Puglia con le navi viene definito di alta qualità. Il resto – stando a dati ormai ufficiali – è di media e bassa qualità. La prima domanda che ci dobbiamo porre è: dove finisce il 47% del grano duro estero che sbarca in Puglia e che gli uffici delle dogane definiscono di bassa qualità?”.
Infine la bomba pubblicata il 27 Febbraio: “Dal Test GranoSalus, almeno due marche, Divella e La Molisana, superano i limiti che la legge impone per i bambini sul DON. Ma la coopresenza di Don, Glifosate e Cadmio negli spaghetti Barilla, Voiello, De Cecco, Divella, Garofalo, La Molisana, Coop e Granoro 100% Puglia, rivela un’attività di miscelazione tra grani esteri e grani nazionali vietata dai regolamenti comunitari.
I grani duri del Sud non dovrebbero presentare queste sostanze pericolose! Il condizionale è d’obbligo, perché se un marchio come Granoro 100% Puglia presenta tracce di questi contaminanti, beh, c’è qualcosa che non funziona nel disciplinare della Regione Puglia che ha concesso in licenza d’uso il marchio alla ditta Granoro e negli stessi controlli della Regione.
Sino a questo momento nessuno si era preoccupato di interessarsi di questa faccenda che sembra, a noi esterni, molto allarmistica, quante generazioni di famiglie avranno mangiato pasta prodotta con grano “contaminato” vivendo più di 100 anni? Invece ci ha fatto letteralmente sbellicare dalle risate il concetto secondo cui solo il grano italiano sarebbe di qualità, ma non quello pugliese.
Le redazioni delle testate magazine del mondo Retail, inclusa la nostra, hanno in questi giorni ricevuto un Comunicato Stampa nel quale Granoro smentisce totalmente le accuse: “L’azienda pugliese, di concerto con la Cooperativa Fracoltivatori di Apricena e il Molino De Vita di Casalnuovo Monterotaro, partner di Granoro della filiera 100% pugliese, rassicura i consumatori in merito ad alcune informazioni ed analisi pubblicate sul web in questi giorni.
“Possiamo assicurare con la massima serenità che il grano utilizzato nella produzione della Pasta Granoro Dedicato 100% Puglia è ottenuto da filiera costituita da operatori esclusivamente pugliesi”. E’ quanto affermano con forza il Pastificio Granoro, la Cooperativa Fracoltivatori di Apricena e il Molino De Vita di Casalnuovo Monterotaro. Tale produzione è interamente controllata dall’origine fino alla trasformazione e quindi “certificata” da uno dei più prestigiosi Enti internazionali in materia, assolutamente terzo ed indipendente.
Quanto affermato nell’articolo del 26/02/17 dell’Associazione GranoSalus è del tutto infondato. Infatti:
– il grano pugliese utilizzato è altamente selezionato e difficilmente se ne può reperire di migliore sul mercato, sia da un punto di vista qualitativo che della salubrità;
– la pasta “Dedicato 100% Puglia” risponde perfettamente a quanto dichiarato, essendo ottenuta da grano non solo italianissimo, ma in particolare pugliese e pertanto si contesta l’insinuazione contenuta nell’articolo secondo la quale sarebbe stata miscelata anche semola di grano estero con quello pugliese (ricordiamo che nella filiera Dedicato operano circa 140 aziende agricole pugliesi, oltre alla su citata Cooperativa, tutte puntualmente controllate dall’Ente di certificazione);
– sussistono dubbi sui metodi sia di campionamento che di analisi adottati, come recenti studi scientifici internazionali hanno affermato: http://aoac.publisher.ingentaconnect.com/content/aoac/jaoac/2015/00000098/00000006/art00034.
– Non è escluso che tracce delle sostanze citate possano trovarsi in grani italiani e pugliesi (il glifosato non è attualmente vietato in tutta la UE: vedi Regolamento UE 2016/1056 del 29/06/16, Regolamento UE di esecuzione 2016/1313 del 01/08/16 e relativi atti e decreti ministeriali collegati e conseguenti);
L’articolo di GranoSalus (con altre finalità) costituisce quindi solo una pura e gratuita diffamazione nei nostri confronti. Granoro, insieme agli altri soggetti chiamati in causa, tutelerà la propria immagine, la propria onorabilità e quella degli operatori della Filiera 100% Puglia nelle sedi opportune e sono in corso di redazione atti di smentita e recisa nostra contestazione. Una secca smentita a tutela della tranquillità dei consumatori: la Pasta Granoro Dedicato 100% Puglia è perfettamente salubre ed a norma; le convinte quanto serene affermazioni sono veritiere e verificabili trasparentemente.
Infine è intervenuta la testata “Il Fatto Alimentare” che, con un serio e competente articolo, ha chiarito, anche tecnicamente, perché, secondo loro, le accuse di Granosalus sono infondate: “Per quanto riguarda il DON o deossinivalenolo (una micotossina prodotta da alcune specie del genere Fusarium), il livello di contaminazione rilevato in tutti i campioni risulta essere al di sotto dei limiti stabiliti dalla normativa europea (750 ppb) e quindi non c’è alcun motivo per puntare il dito contro la pasta. La presenza di DON viene utilizzata da GranoSalus per accusare i produttori di usare grano duro canadese. La teoria è affascinante ma alquanto bizzarra perché il DON si forma anche nel grano nostrano in stagioni particolarmente umide.
È vero che la tossina è in genere presente in quantità superiori nei grani coltivati a temperature e umidità tipiche del Canada, che esporta grandi quantità in Italia, ma è anche vero che il grano duro di ottima qualità che viene importato deve rispettare i limiti imposti dall’Unione Europea. L’altro aspetto da considerare è che dalle più recenti analisi condotte dall’Istituto zooprofilattico sperimentale della Lombardia e Emilia Romagna sul grano duro importato non si rilevano segni di positività alle micotossine.
Secondo le analisi di GranoSalus i DON superano i limiti stabiliti dalla legge per l’alimentazione dei bambini in due marchi, Divella e La Molisana. In questo caso, però, l’indagine “dimentica” di specificare che i prodotti per l’alimentazione dei bambini sono una categoria a sè. Fare il riferimento ai limiti imposti dalla norma per la pasta dei bambini al di sotto dei 36 mesi quando si parla di spaghetti e maccheroni per adulti è davvero assurdo.”