Confermata la stima di fine anno Nielsen sulla fiducia degli italiani, secondo i dati elaborati dalla Global Consumer Confidence Survey Nielsen (su un campione di 30.000 individui in 61 Paesi, tra i quali l’Italia) infatti, cresce attestandosi a quota 61 (+ 4 punti rispetto al 3° trimestre 2015), con un incremento di ben 16 punti se raffrontato al medesimo periodo del 2014. Anche nel resto d’Europa l’indice cresce di 4 punti e raggiunge quota 81.
IL nostro, pur rimanendo il valore più basso, ha superato la sua fase critica e soprattutto il minimo storico del 2012 di soli 39 punti. La tendenza sembra essere positiva anche per il 2016, ma una nuvola è sicuramente da monitorare per comprenderne eventuali rimbalzi: terrorismo e immigrazione. Due eventi che stanno segnando la fiducia globale seppur i valori siano alti Nord America 100, Medio Oriente/Africa 90, America Latina 83.
“I recenti eventi terroristici e il tema dell’immigrazione – ha dichiarato l’amministratore delegato di Nielsen Italia Giovanni Fantasia – costituiscono un nodo irrisolto che in qualche modo condiziona la visione del consumatore. Si rende allora opportuno monitorare costantemente i livelli di preoccupazione generati da queste due tematiche di natura demografica e politica, nonché l’impatto che possono avere sui comportamenti di spesa. Solo una analisi del mercato a 360 gradi, che tenga conto non solo della variabile economica, può metterci in grado di prevederne l’evoluzione che caratterizzerà i prossimi mesi”.
Ritornado ai dati odierni, dalla ricerca emerge che il 20% ritiene la crisi superata, diminuiscono gli italiani che pensano che il paese sia ancora in recessione, 80% e il 14% è sicuro di uscire da una situazione economica per certi versi ancora critica entro fine 2016.
La preoccupazione principale rimane per il lavoro, il 22% (stabile verso il quarto trimestre 2014 al 23%), anche se il 18% ha piena fiducia nella ripresa nel 2016, percentuale triplicata rispetto al minimo storico del 6% di un anno fa. Dopo quelle del lavoro, seguono le apprensioni per l’economia (9%), lo stato di salute (8%), la minaccia terroristica (7%), i crimini e l’educazione (7%), i debiti i rincari e la vita personale fanalino di coda al 6%, infine solo il 2% dichiara di non avere preoccupazioni.
A livello finanziario personale, il 18% pensa sia un buon momento per fare acquisti, ma nel frattempo il 42% destina al risparmio quanto rimane dalle spese necessarie.
Sul fronte della propensione alla spesa, si rileva che viaggi e vestiti sono in testa alle voci verso cui il campione intende destinare risorse (30%), seguiti da svaghi fuori casa (23%), prodotti tecnologici (14%) e investimenti per la manutenzione dell’abitazione (11%).
A fronte di questi segnali positivi, per ciò che concerne l’atteggiamento di fondo degli italiani sull’orientamento agli acquisti c’è tuttavia da registrare che ancora un quarto della popolazione (24%) non riesce a risparmiare soldi a fine mese dopo le spese essenziali.
Sul fronte del risparmio invece, le strategie adottate dalle famiglie sono: tagli ai pasti fuori casa (59%), all’intrattenimento (58%), nell’abbigliamento (57%), alle vacanze (46%) e così via
Infine, si registrano segnali di un’evoluzione positiva della spending review famigliare: cala di 12 punti (dal 76% al 64%) la quota degli italiani che hanno cambiato abitudini di consumo per spendere di meno sia alla voce abbigliamento (-10pp, dal 67% del quarto trimestre 2014 al 57% attuale), acquisti al supermercato (-10pp, da 60% al 50%), bollette (-7pp ora al 35%) e pasti fuori casa (-6pp al 59%).
Il trend è positivo, ma rimane chiaro che ancora molto è da ricostruire sul fronte del lavoro e dei consumi.