Il trend che si sta protraendo nei consumi di ortofrutta fresca in Italia è negativo, in netto contrasto con quanto suggerito da tutte le associazioni mediche e cioè di aumentare i consumi, a beneficio della salute, a una razione giornaliera di almeno 400gr al giorno.
L’Italia, nonostante la forte vocazione produttiva e le tradizioni di uno stile alimentare che si rifà alla dieta mediterranea, perde di gran lunga il confronto rispetto agli altri paesi europei registrando un consumo pro capite in calo dal 2000 a oggi del 14% complessivamente, fermandosi ai 350gr e con una contrazione media dell’1% l’anno. Solo la Svizzera ha avuto cali tendenziali simili ai nostri. I consumi pro capite di Francia e Germania, seppur bassi, negli ultimi anni stanno, invece, recuperando terreno.
Inoltre, Il progressivo calo dei consumi di frutta e verdura in Italia è un fenomeno in atto da più di 10 anni e non può essere ricondotto esclusivamente all’effetto che la crisi ha avuto nella riconfigurazione del carrello della spesa degli italiani. I numeri ci dicono che dal 2000 si sono persi in Italia consumi per quasi 1,7 milioni di tonnellate di frutta e verdura (-18%) che, in termini pro capite significano 17 chili di consumi di frutta e verdura freschi in meno, in media un calo di 1,5 kg ogni anno, con un trend costante sia prima che dopo il 2008, anno in cui è scoppiata la crisi.
Nel frattempo frenano i prezzi alla produzione che, pur segnando da inizio anno un dato positivo, con il calo di Ottobre del 2,4% riducono la ripresa dei due mesi precedenti bloccandola a +5,3%.
È quanto segnala l’Ismea sulla base dell’Indice dei prezzi agricoli all’origine, che registra una flessione mentre i prezzi dei beni al consumo cominciano una lieve crescita dello 0,3% su base mensile e dell’1,8% se rapportati ai livelli dell’anno scorso, ancora in accelerazione rispetto al più 1,5% di settembre e allo 0,9% di agosto.
Scorporando i prodotti ortofrutticoli, maggiormente influenzati da fattori stagionali, si conferma una dinamica mensile deflativa a -0,7%, anche se più attenuata rispetto a quanto evidenziato dall’indice complessivo. Il confronto su base annua segnala un livello dei prezzi stabile rispetto a ottobre 2014 (+0,1%).
il comparto vegetale, che fa segnare nel complesso un meno 5,2% sul mese precedente, si registra un’inversione di marcia degli ortaggi che crollano a -15,3% dopo i rincari registrati a settembre
mentre confermano il trend al ribasso i cereali con un -2% e in maniera più marcata gli oli di oliva con un -9,2%, influenzati dalle previsioni di una produzione in crescita. Positiva, al contrario, la variazione su base mensile per: frutta che si attesta a +9,5%, semi di soia a +3,7% e per i vini, che con un più 1,7% segnano l’incremento più consistente degli ultimi tre anni.
Il clima mite di questo mese ha poi compromesso la richiesta di ortaggi invernali da parte dei clienti, e di conseguenza portato alla diminuzione dei prezzi sul mercato, ma il calo termico atteso dovrebbe riportare alla norma sia le richieste sia i prezzi, migliorando anche il profilo qualitativo del prodotto. Un andamento in flessione dei listini si conferma anche per le insalate, a causa di una maggior immissione di prodotto sul mercato, dovuta all’entrata in produzione delle zone del sud del paese. Tra gli ortaggi in coltura protetta, stanno scendendo i prezzi delle zucchine e dei pomodori, dopo i rincari dei giorni scorsi. L’ultima settimana ha dato il via all’inizio della raccolta dei finocchi nelle aree dell’Italia meridionale (Puglia, Metapontino e salernitano) con un esordio commerciale positivo grazie a prezzi superiori a quelli di un anno fa. Con il progressivo incremento dell’offerta, i listini dovrebbero tuttavia subire un naturale arretramento.
dati Nomisma, Ismea
I dati riportati sopra, sono dati per paese riferiti a tutti i canali distributivi o sono dati paese riferiti al canale GDO/DO? Grazie