Nei paesi anglosassoni, si sa, la responsabilità dei dirigenti nelle aziende è una cosa seria, molto seria. Se le cose vanno bene le gratificazioni sono enormi, ma gli errori si pagano cari e non ci sono scuse. Questa salutare abitudine sarebbe bello vederla anche nel nostro paese dove il concetto di “responsabilità dei manager” in molti casi recenti si è rilevato una barzelletta a spese degli azionisti (banche, assicurazioni, imprese pubbliche e private).
Tesco ha “chiesto” ad altri tre dirigenti di lasciare i loro incarichi, arrivando cosi a licenziare 8 dei massimi dirigenti del gruppo, a causa del disastroso errore nei dati di bilancio emerso a fine settembre quando il gruppo ha dovuto rivelare di aver sovrastimato di 250 milioni di sterline i profitti. “Abbiamo chiesto a tre dipendenti di farsi da parte per facilitare l’indagine sulla sopravvalutazione dei profitti settore alimentare nel Regno Unito. Forniremo un aggiornamento sulle indagini con i nostri risultati provvisori il 23 ottobre.”
All’inizio di ottobre, Tesco aveva comunicato di essere sotto indagine da parte della Financial Conduct Autority per l’errore di gestione e di aver promosso un’indagine interna commissionandola a professionisti indipendenti come Deloitte ed allo studio legale Freshfields.
Dave Lewis, nuovo amministratore delegato ha chiarito che le azioni intraprese contro i dirigenti Tesco non sono “disciplinari o un’ammissione di colpa”. Ma l’indagine va avanti.
Come l’azienda abbia potuto sopravvalutare i futuri profitti di una tale somma non è ancora chiaro, ma nel frattempo il mercato ha già punito il gruppo spazzando via miliardi di sterline di valore della società in borsa. Il prezzo delle azioni di Tesco è crollata del 50% in un anno di forte contrazione delle vendite, rimpasti della dirigenza, e una maggiore concorrenza da parte gi gruppi rivali come Aldi e Lidl.
No possiamo personalmente che ammirare la serietà dei soci Tesco, corretti nei confronti del mercato e degli investitori, ai quali viene comunicato immediatamente il problema, e un’Autority, la FCA, che fa bene e tempestivamente il suo mestiere. Tutti aspetti che purtroppo non possiamo dire di poter riconoscere in Italia.