Tesco, si sa, è sempre in prima linea quando si tratta di sperimentare ed innovare. Poche settimane fa ha inaugurato a Northampton il primo Store senza casse all’uscita, almeno nel senso tradizionale. Al posto delle 4 casse tradizionali il negozio si è dotato di 5 casse self-service presidiate da una sola persona a supporto della clientela. Tutto questo per migliorare efficienza e velocità nella spesa e, secondo un portavoce del gruppo, la clientela ha mostrato di gradire l’niziativa.
Sicuramente anche il lato costi di personale ha un peso nelle iniziative come queste: nei punti vendita di piccole dimensioni diventa sempre più importante ridurre il più possibile le spese. Ma cosa ne è del servizio che è la spina dorsale delle piccole superfici? Siamo sicuri che un self-retail così estremo, dopo la naturale curiosità iniziale, darà gli stessi risultati delle strutture tradizionali?
Sicuramente nel nostro paese iniziative di questo tipo avrebbero vita breve. Cosa ne pensate?
IMHO Tesco è da sempre all’avanguardia nell’intercettare i bisogni dei consumatori e quindi questa iniziativa è degna di attenzione. Non vedo conflitti tra il self-retail ed il servizio, anzi penso che il personale del PdV sgravato dall’attività di “cassa” possa dedicare più tempo al contatto con il cliente ed ai servizi ausiliari. Certo che una sola persona non può fare tutto e quindi secondo me la chiave del successo/insuccesso è nel profilo e nella quantità di personale. ciao. giorgio saracco
Caro Dott. Foroni,
la penso come lei: se mai qualche catena operante in Italia sperimentasse una cosa del genere, prevedo anch’io vita breve e dietro front dopo pochi mesi.
Stessa cosa per le aperture 24/h day , se mai arrivassero anche da noi come in USA, o le forzature tipo negozi tutto a 0,99 cent su alimentare e drogheria.
E mi viene da aggiungere: per fortuna.
Comunque, per rimanere sul tema specifico del post, la barriera casse è uno dei punti più critici del pdv. E quindi è quello che più si presta a forzature, tagli , innovazioni e ogni azione che può far risparmiare, diversificare, o migliorare in efficienza nei confronti del concorrente.
Resta il fatto che chi troverà l’uovo di colombo e rivoluzionerà la fabbrica dello scontrino , avrà fatto centro e si sarà assicurato un vantaggio competitivo per i prossimi vent’anni.
beh la tecnologia va in quel senso, appena si libereranno le freuqneze, l’autority sulla privacy stabilirà regole sul come farle funzionare, e verrano chiusi un paio di bug che ci sono nel sistema.
si passerà alla cassa senza svuotare il carrello.
Faciliterebbe da noi, i furbi.E se si dovesse arrivare a inserire dei codi a barra anti taccheggio:i costi…..
si avrebbe sempre convenienza nel ottimizzare gli stessi inerenti alla risorsa umana?
il codice a barre è preistoria ci sono i tag rfid, già usati da 5 anni a hkg e presto usati a malpensa.
L’Italia non è ancora pronta per un format simile e la prova di ciò che i sistemi così evoluti vengono testati in mercati più evoluti. Se non sbaglio Indicod-ECR e Rinascente stanno testando la tecnologia rfid da mesi comunque… Sergio pensa però ai costi risparmiati sul personale, considerando però anche tutti i risvolti “etici” che avrebbe l’inserimento di una tecnologia simile (licenziamenti… in un paese dove i sindacati sono più forti che altrove). Anche il cliente richiederebbe di essere “addomesticato” a questa tecnologia, mi riferisco alle fasce d’età più avanzate che ancora danno valore al rapporto umano sul punto vendita soprattutto nei piccoli pdv.
Piuttosto potrebbe avere una ideale applicazione graduale, andando a sostituire in un primo momento le casse a scorrimento veloce, staremo a vedere…