Lsa-Fournier-Phb Consultant, importante società statistica francese, ha condotto un’analisi comparativa all’interno del mercato distributivo francese relativamente all’immagine dei brand industriali, delle Private Label, dei primi prezzi e dei prodotti venduti nei discount, prendendo in considerazione 12 categorie del largo consumo confezionato. Sono quattro i settori dove le Private Label hanno una quota di mercato superiore al 30 % e sono carta igienica, conserve, succhi di frutta e prosciutto. In altre quattro categorie, precisamente acqua minerale, yogurt, biscotti ed ammorbidenti, detengono, invece, una quota che varia dal 15% al 30%. Al di sotto del 15% rimangono le categorie degli shampoo, le bevande, zuppe e formaggi freschi. Inoltre si è constatato che il 10% dei clienti negli Ipermercati (9% nei Super) si dichiarano acquirenti esclusivi di Private Label, che il 25% dei clienti negli Ipermercati (22% nei Super) dichiarando di acquistare principalmente prodotti a marchio del distributore. Quindi il 35% dei clienti degli Ipermercati francesi si rivolgono soprattutto all’acquisto della marca commerciale della catena dove fanno acquisti. Infine il gap di prezzo che esiste tra brand industriale e Private Label è del 22,4%, i primi prezzi hanno invece un differenziale del 57,3% rispetto al brand.
Nonostante tutti questi dati confortanti, e nonostante la quota di mercato delle Private Label abbiano raggiunto alla fine della scorsa estate la considerevole cifra del 25,4% (+2%), il gradimento del consumatore rispetto al brand industriale inizia ad avere una crescita, seppur leggera, soprattutto grazie alla compressione dei prezzi con una media del 2,4% nell’ultimo anno. In Francia, sebbene lo sviluppo della marca commerciale sia stato imponente negli ultimi anni, non si è riusciti a superare quello che rappresenta lo scoglio più difficile per la Private Label: l’acquisto della marca commerciale viene sempre fatto in modo razionale, quello della marca industriale in modo emozionale. In Inghilterra non è così.