Il Cavalier Podini, qualche giorno fa, durante la convention del gruppo MD, nel suo intervento iniziale, ha pronunciato alcune frasi che, a mio avviso, noi operatori del mercato dovremmo tenere ben presenti. Il Cavaliere ha affermato che “ci si dovrà abituare a margini operativi ridotti nel retail dopo l’impennata del 2023, a cui bisognerà rispondere con una collaborazione ancora più salda tra gli attori della filiera e con una crescente comprensione dei reali bisogni di un cliente che dispone di minori possibilità di spesa, ma che manifesta nuove sensibilità ed esigenze in continua evoluzione”.
Questa frase è di grande importanza, poiché racchiude molti concetti che vorrei approfondire in questo editoriale.
Il primo punto chiave è proprio la prima affermazione del Cavaliere, quando sostiene che ci si dovrà abituare a vedere margini operativi ridotti nel retail dopo l’impennata del 2023. Più volte noi di GDONews abbiamo sottolineato che il periodo dal 2020 al 2023 sia stato un vero e proprio “Eldorado” per la grande distribuzione, un periodo d’oro in cui molte aziende sono riuscite a far crescere i loro ricavi e a rafforzare il proprio patrimonio. Tuttavia, l’inflazione, o meglio la deflazione in atto, combinata con la scarsa crescita dei volumi, porta inevitabilmente a grossi problemi.
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Secondo i dati presentati da Nielsen IQ la scorsa settimana sulle vendite in GDO nel mese di agosto, nella parte dedicata alla variazione percentuale dei prezzi nel mese di agosto, si evidenzia un calo dei prezzi nel settore grocery del -0,8%, nelle carni del -1,5%, nei prodotti per la cura della casa del -1,7%, nei surgelati del -4,5% e nell’ortofrutta del -4,7%. In sostanza, Nielsen IQ riporta una variazione dei prezzi a livello nazionale, Totale Italia Omnichannel, del -0,4% a maggio, del -0,7% a giugno, del -0,8% a luglio e ancora del -0,8% ad agosto.
Cosa comporta?
Come sottolineava il Cavaliere Podini, comporta una significativa riduzione dei margini operativi della grande distribuzione, la quale si troverà costretta ad adottare una rinnovata aggressività per far fronte alle proprie esigenze. Il retailer, infatti, gestisce elevati costi fissi, e questi diventano ancora più rilevanti in presenza di una riduzione dei ricavi. Questo rappresenta un problema, poiché la struttura finanziaria dei retailer potrebbe indebolirsi, specialmente per quei soggetti più fragili, che potrebbero trovarsi in condizioni di assoluta criticità.
Il Cavaliere ha inoltre evidenziato l’importanza di una collaborazione più solida tra gli attori della filiera. Formulata in convention ha mostrato la parte “win-win” del discorso: una collaborazione più stretta con l’industria diventa fondamentale. Tuttavia, attenzione: la grande distribuzione, per rimanere competitiva e continuare a investire, dovrà diventare ancora più aggressiva contro i fornitori rispetto agli ultimi anni. Questa maggiore aggressività si tradurrà in condizioni di acquisto migliori rispetto al passato, ma in un contesto deflattivo, questo potrebbe creare ulteriori difficoltà. Le tensioni legate alla deflazione potrebbero non essere ancora del tutto chiare agli attori del mercato.
Infine, l’ultimo passaggio del Cavaliere riguarda il consumatore finale: è necessario comprendere i suoi bisogni, che sono cambiati. Anche se potrebbe sembrare una frase retorica, in realtà non lo è. Rispetto al 2019, prima del periodo d’oro della grande distribuzione, il potere d’acquisto del consumatore era superiore del 20% rispetto ad oggi. Oggi ci troviamo in una fase in cui i volumi sono in lieve crescita, ma se questa situazione dovesse persistere, potrebbe facilmente tradursi in una riduzione dei volumi.
In un contesto di volumi negativi e deflazione, la grande distribuzione rischia di essere messa a dura prova. Il 2024 si sta ormai concludendo, ma gli anni 2025 e 2026 saranno decisivi. I retailer dovranno essere pronti ad affrontare queste sfide con una rinnovata consapevolezza.