In un clima sociale ed economico nazionale molto complicato, gli anni che vanno dal 2020 sino alla fine del 2023 saranno ricordati –Â per molto tempo – come periodo decisamente positivo per la Grande Distribuzione alimentare italiana.
Di fatto la pandemia ha dapprima favorito notevolmente la gdo di vicinato a danno del cosiddetto out-of-home, immediatamente dopo, e per diverso tempo, l’inflazione non ha fatto altro che spingere verso l’alto i ricavi agevolando una buona parte del mercato.
Le conseguenze sono note: i prezzi dei discount sono cresciuti di più rispetto a quelli dei supermercati tradizionali, ma il consumatore li ha premiati lo stesso perchè esistono soglie di tolleranza che – evidentemente – le Grandi Marche Industriali hanno oltrepassato.
Va detto che il recente ritorno in positivo delle vendite a volume (fonte Circana) è sicuramente una buona notizia, ma si faccia attenzione e domandiamoci:
Per il retailer è meglio un regime di bassa inflazione e volumi in positivo oppure il contrario?
La risposta è semplice: in generale è preferibile l’inflazione, i numeri ci raccontano di crescite vicine alla doppia cifra annua, e di un calo dei volumi che non è mai arrivato nemmeno al -4%, insomma la GDO ha beneficiato della situazione, l’industria di produzione un pò meno.
Per dare un quadro più chiaro è però necessario spiegare che non tutti hanno goduto della situazione che si sta concludendo: i negozi di estremo vicinato ad esempio, le superette, dopo il Covid hanno perso volumi di vendita ed incrementato i loro ricavi, ma spesso ben al di sotto dei valori inflattivi. Però, ad essere onesti, questo risultato è accaduto perchè doveva accadere (a prescindere da tutto): il vicinato deve ripensare al suo modello di business ed accettare che il mercato e la sua offerta stanno cambiando, con o senza inflazione.
E’ pur vero che alcune importanti aziende retail hanno gestito con difficoltà l’arma dei prezzi al pubblico: per esempio Esselunga, in un primo momento, aveva deciso di assorbire una parte importante degli incrementi dei listini sperando di venire premiata dal consumatore, ma così non è stato ed alla fine ha presentato un bilancio diverso dai precedenti a fine 2022. Non è la sola: sono diverse le imprese retail, anche eccellenti, che hanno sofferto la competitività nel 2022 salvo poi recuperare (lo vedremo nei prossimi bilanci) nel 2023.
Per contro, chi ha saputo modulare bene i prezzi riversando gli incrementi delle Grandi Marche Industriali e combattendo la convenienza con una MDD competitiva, ha poi prodotti bilanci positivi con forti incrementi delle vendite.
Insomma, questi sono stati anni di sicuri incrementi dei ricavi per quasi tutti i protagonisti del mondo retail, ma anche di contrazione dei margini (seppur in positivo) per chi non ha saputo costruire strategie adeguate ad un mercato che sta cambiando.
GDONews ha dedicato, a tal proposito, 3 articoli con un focus specifico sull’evoluzione della GDO attraverso un profondo studio – che proseguirà anche nelle prossime settimane – sul cambio delle sue quote di mercato.
Qualche dato: Selex ed i discount crescono di più della media del mercato e più di Conad che è in linea sulla media. I discount hanno realizzato 26 miliardi di euro di fatturato (bilanci 2022) alle vendite, nella loro somma tra affiliati e negozi diretti. Il fatturato – incluso quello dei negozi di convenienza appena citati – che non è coperto dalle negoziazioni con le Centrali e Supercentrali è stato pari a 47 miliardi di euro, in crescita del 6% sull’anno precedente.
In pratica il 35% del fatturato gdo non è soggetto alle logiche delle Centrali o Supercentrali acquisti. Non è poco.
Lidl è cresciuto di quasi il 14%, MD del 12%, Eurospin del 10,5%, Selex del 10%, Coop Italia – VèGè – Esselunga con valori inferiori al 6,5% che è la media nazionale (quote di mercato GDO perimetro mass market retail alimentare, bilanci 2022 inclusi affiliati, esclusi i cash&carry). Solo C3 e Pam (incluso In’s) hanno avuto incrementi a doppia cifra, il resto è dietro.
Abbiamo vissuto venti anni con una costante crescita di 1-2% senza sussulti, per poi “navigare a vista” per oltre tre anni a causa di vari eventi internazionali congiunturali, però in fin dei conti la gdo italiana è passata da 95 miliardi a circa 115 in poco tempo, ed il 2023 non è ancora conteggiato.
Conad e Selex non sono più i Re dei supermercati. E’ rivoluzione discount
Anni d’oro che sono destinati a finire, si torna alla normalità ; a dicembre 2023 – ultimo dato – il mercato è cresciuto del 4,3% (perimetro NIQ)/ 4,5% (perimetro Circana), il dato di incremento più basso da quasi due anni, tenendo presente che la scorsa estate si viaggiava su valori doppi e già in calo rispetto al principio di anno.
Il futuro potrebbe essere simile al recente passato, a quel pre-Covid quando l’allora Presidente di Coop Italia Marco Pedroni metteva tutti in allarme sul pericolo deflazione.
Viviamo anni di grosse incertezze e nessuno è disposto a mettere la mano nel fuoco per ulteriori venti anni di bassa inflazione, ma non sarà facile tornare ad abituarsi alla non crescita. Finirà che rimpiangeremo tutto questo caos.