Linkontro 2023, Reichlin: “L’inflazione durerà almeno un anno e mezzo. Contrazione dei consumi pericolo reale”

Nella prima giornata di interventi, uno dei più apprezzati è stato quello di Lucrezia Reichlin, economista, ex Direttore Generale della BCE ed oggi Professoressa di rinomati Istituti internazionali. Oggetto dell'intervista rilasciata a GDONews sono le prospettive sull'inflazione e sulla contrazione dei consumi.

L’intervento di Lucrezia Reichlin è stato fra i più interessanti della giornata inaugurale dell’edizione 2023 de Linkontro, evento di NiQ dedicato al mondo del Largo Consumo Confezionato. Professore ordinario di economia alla London Business School e “trustee” del Center of European Policy Research e della Fondazione “International Financial Reporting Standards”, Reichlin ha affrontato il tema delle “Trasformazioni in atto e futuro dell’economia”, offrendo contenuti molto utili e, per certi versi inusuali, per il pubblico del mass market retail e della produzione alimentare.

Un invito concreto, il suo, a guardare a cosa sarà il domani prossimo prima che sia troppo tardi, spiegato anche all’interno del podcast di GDONews, partendo dagli effetti della “core inflaction” e della sua durata, in particolare nella GDO che oggi viaggia sul doppio binario di evoluzione dei ricavi e contrazione dei volumi e che, con la complicità della diminuzione degli aiuti di Stato (Reddito di cittadinanza in primis), rischia di entrare in un pericoloso vortice.

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“La core inflaction – ha spiegato – è un tipo di inflazione che non tiene conto di componenti molto volatili come l’energetico e l’alimentare. Sono convinta che durerà ancora un paio d’anni. Poi inizierà a calare perché siamo ormai arrivati al picco, a livelli relativamente alti, sopra il 6%, ma il calo sarà lento. Una velocità che dipenderà anche dal comportamento delle banche centrali e dei governi nella spesa pubblica, perché le loro azioni hanno un impatto sull’inflazione, sulla domanda di consumo e l’investimento privato. Consumo che ha avuto un grande shock negativo per via dell’aumento dell’energia che ha impoverito tutti i cittadini europei, dato che i beni importati sono diventati più cari dei beni da esportazione e noi, come noto, siamo importatori di gas. Questo ha determinato un calo dei consumi, il cui livello è ancora al di sotto del 2019, e i prezzi dell’energia hanno iniziato a scendere dandoci un po’ di respiro. Le banche centrali però stanno facendo ancora una stretta monetaria molto pesante e all’aumento dei tassi di interesse corrispondono una stretta del credito e una diminuzione della domanda di prestiti con un secondo round di indebolimento del reddito delle famiglie che peserà anche sul settore del Largo consumo”.

Stretta bancaria sui tassi di interesse che dunque potrebbe riflettersi in particolare sui soggetti più fragili come le tante piccole medie imprese dell’alimentare che oggi si domandano: per quanto proseguirà ancora questa evoluzione dei tassi d’interesse?

“È già stato annunciato che ci saranno almeno altri due rialzi di 25 punti base – ha spiegato Reichlin, direttore generale della Bce dal 2005 al 2008 – a quel punto dovremmo essere arrivati al picco e il problema sarà se inizieranno a scendere oppure rimarranno alti per un certo periodo. Questo dipenderà dai dati e tanto più avrà effetto tutto ciò che è stato già fatto in termini di rialzo dei prezzi sulla domanda, tanto più i dati saranno deboli e le banche centrali cominceranno a scendere. C’è però il pericolo di un overkilling dato da questo obiettivo di arrivare al 2% entro il 2024-2025 per cui la Banca Centrale terrà i tassi elevanti per un periodo più lungo di quello che sarebbe auspicabile. Questo significa che il costo del debito si innalzerà, sia per le imprese indebitate – che sono le più fragili del nostro sistema produttivo – ma anche per il settore pubblico. Noi abbiamo oltre il 140% di debito pubblico quindi anche un punto percentuale di aumento del costo di rifinanziamento del debito avrebbe un effetto sullo stesso e sulla necessità di rientrare con una maggiore parsimonia nella spesa pubblica. Una ricaduta inevitabile sull’investimento pubblico in un momento nel quale invece c’è bisogno di spendere per una serie di punti strategici ben chiari, incluso l’investimento per la difesa dell’ambiente che, come stiamo purtroppo vedendo anche in questi giorni in Emilia-Romagna, è un fattore chiave”.

Diminuzione del debito che passa inevitabilmente per un calo degli aiuti a disposizione delle famiglie e dunque i consumatori finali, con quali conseguenze?

“L’Italia ha un’imposizione già abbastanza alta , più o meno sulla media europea, quindi non so se aumenterà, penso invece che come è sempre avvenuto, a fronte della necessità di diminuire la spesa pubblica i primi settori di intervento ad essere colpiti saranno quelli dell’investimento pubblico. Questo mi preoccupa perché ne abbiamo invece bisogno sia per la digitalizzazione che per l’ambiente però, siccome la spesa sociale non si può toccare alla luce anche della crisi energetica che si è riflettuta sulle famiglie e della diminuzione degli aiuti straordinari, c’è un tetto oltre il quale non si può arrivare. A mio avviso il settore che verrà colpito sarà quello dell’investimento pubblico quindi la nostra unica chance è quelle di spendere bene i fondi europei che abbiamo ricevuto (PNRR) perché ci permetteranno di portare avanti progetti vitali per il Paese, perché l’investimento pubblico che va invece non sugli aiuti ma è finanziato con il nostro debito nazionale o l’imposizione, andrà a diminuire”.

In merito alla contrazione dei consumi infine Reichlin ha concluso: “C’è stata, e nel 2023 la crescita dei consumi continuerà ad essere molto debole. Le previsioni della Commissione indicano una ripresa dal 2024 nella quale però, al momento, non credo molto perché ritengo invece che l’effetto della politica monetaria restrittiva non si sia ancora fatto sentire completamente. Inizierà a farlo dalla metà di quest’anno per cui non vedo una grande ripresa all’orizzonte”.

 

 

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