La bolla della GDO è la fortuna dei retailer. Il primo trimestre non si può dire sia stato negativo, ma il domani fa molta paura. Dai numeri di NIQ un’analisi sul prossimo futuro

Il primo trimestre è stato caratterizzato da una grande evoluzione delle vendite della GDO, più sostenuta nella parte di assortimento dell'LCC e meno dei freschi e freschissimi. Una crescita che, a valore, è stata molto più sostenuta a sud rispetto al nord. L'inflazione, ovviamente, aleggia dietro questi risultati, e si rivela con una regressione dei volumi di vendita. Mettendo, però, a confronto i dati del primo trimestre 2023 con quelli dello scorso anno, sono molte le riflessioni da portare in evidenza. Con il supporto dei dati di NIQ, appena pubblicati, un interessante disamina sulla situazione attuale e sul prossimo futuro.

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Sono appena usciti i dati di NIQ (Nielsen IQ) che delineano l’andamento della GDO nel corso del primo trimestre di questo 2023. I numeri che si leggeranno non sono così difformi da ciò che si scrive da mesi, ovvero la permanenza in un quadro economico dominato dall’inflazione con le vendite a valore in decisa ascesa e quelle a volumi in contrazione. Più volte si è spiegato che gli incrementi del fatturato, che sono evidenti rispetto al passato, sono da considerare positivi se la marginalità mantiene o incrementa la sua incidenza, a prescindere dai volumi delle vendite. Prima, però, di entrare nel merito degli indicatori del mese di marzo e del trimestre, è opportuno dare un’occhiata al passato, ovvero a quella che era la situazione delle vendite della GDO (totale Omnichannel) esattamente un anno fa, alla fine del primo trimestre.

Il quadro del primo trimestre 2022 era compromesso dal negativo a valore (-1,4%) determinato in parte dalla Pasqua, che nel 2021 era caduta nei primi giorni di aprile, ed in gran parte dall’impossibilità a mantenere le vendite in controcifra con un periodo, quello dell’anno precedente, che era stato ancora decisamente influenzato dalle dinamiche del Covid -19.

Il trimestre, infatti, si era chiuso con un negativo (totale Omnichannel) del -1,4%, in una situazione dove il Libero Servizio perdeva il -5,9%, il perimetro I+S+L perdeva il -2,3% e dove i discount crescevano del +1,5% ed i drugstore del +1,8%. Era appena scoppiata la guerra in Ucraina senza che se ne vedessero ancora gli effetti. In quel momento, solo un anno fa, la grossa preoccupazione era gestire cali di fatturato prevedibili per le ragioni addotte, cercando di tamponare il più possibile le perdite. I piccoli negozi di prossimità soffrivano molto, così come i piccoli supermercati sino a 800mq (che nei dati non si distinguono), mentre superstore ed ipermercati, mortificati durante il periodo di diffusione del virus, ritornavano a crescere. A leggere oggi questi dati, viene da pensare all’attuale situazione, dove il Covid è stato oramai dimenticato, così come è stata in buona parte superata la crisi energetica conseguenza di guerra ed altri fattori, e ci si trova in un vortice inflattivo che, ad oggi, aiuta la GDO e molto meno l’industria di produzione.


Nessuno può negare che gli incrementi a valore ci sono ed anche decisamente consistenti: la crescita del mercato nel primo trimestre 2023 (totale Omnichannel) è stata del +9,5%, in un contesto dove il perimetro dei formati tradizionali (I+S+L) incrementa del +9,4%, ed in particolare il Libero Servizio del +8,8%. Tutti i formati di vendita crescono con decisione; spicca il format drugstore che stiamo studiando con apposite pubblicazioni in questo periodo, ma in generale tutti sono in forte crescita.

Il motore di questa crescita a volume, come al solito, è l’inflazione che registra livelli altissimi (+15,4%) nel mese di marzo, con una variazione di mix pari al 14,7%. Sorprende la messa a confronto tra le dinamiche dei prezzi con quelle dello  scorso anno: la spinta inflattiva iniziava a germogliare, come conseguenza non della guerra, ma delle forti tensioni sui prezzi del post Covid, quando il mancato reperimento delle materie prime, degli imballaggi ed i costi dei noli erano alle stelle.

Oggi la situazione è completamente differente: le tensioni dovute alla forte inflazione non stanno mettendo in crisi i conti della GDO, la perdita leggera dei volumi e la crescita dei ricavi, a marginalità costante, è un segnale più che positivo per i distributori. E’ pur vero che l’Italia sta reagendo in modo differente a seconda dei territori, ne è prova la crescita diversa tra nord e sud. A nord l’area 1, pur crescendo, fatica a tenere l’evoluzione delle altre aree (+7,5%) mentre il nord est incrementa a doppia cifra nel primo trimestre.

 

Cresce molto l’area 4 con una progressione che è quasi doppia rispetto al nord ovest, e questo è un dato estremamente curioso. GDOnews propende per considerare questo risultato legato a dinamiche inflattive superiori rispetto agli altri territori, e non ad evoluzione delle vendite per incremento dei volumi.


Entrando nel merito delle aree merceologiche, il Largo Consumo Confezionato sta rispondendo in modo diverso rispetto ai freschi e freschissimi: a valore si registra nel primo trimestre del 2023 una crescita a doppia cifra (+11%) contro il +8,1%. Sono sempre le dinamiche inflattive a condizionare il dato, infatti sino a questo momento diversi ambiti del LCC hanno subito incrementi che si avvicinano anche al +20%. Da rilevare una ripresa della pressione promozionale che descriveremo in altro articolo.

Insomma, mettendo a confronto le slide di NIQ dello scorso anno e quelle attuali, sono molte le riflessioni: intanto, la situazione di anomala gestione che si protrae dal febbraio 2020, ovvero dal Covid-19, non è ancora tornata stabile. Tutto iniziò con le alterazioni delle vendite di quella grande crisi sociale e sanitaria ha poi portato ad incrementi delle vendite generalizzati per almeno un anno abbondante, creando al contempo distorsioni nella filiera della produzione, che si iniziarono e mettere in evidenza dall’agosto del 2021, e che si rivelarono al consumatore finale con il solito ritardo “tecnico”, nell’inflazione dei primi mesi del 2022.

Non ancora smaltita quell’anomalia, ci si è ritrovati in un contesto geopolitico internazionale molto complicato che, a sua volta, ha causato una fortissima inflazione, che non si registrava da decenni. Le uniche certezze che oggi abbiamo sono che il quadro attuale, nonostante le premesse, non è ancora – al momento – deprimente per la GDO, la quale cresce nei suoi ricavi con decisione. Il vero problema sarà il ritorno alla “normalizzazione”; chi si ricorda quando si parlava di new normal post Covid? Ecco, quello in verità non si è mai avverato, perchè non ne ha avuto le condizioni. Forse il vero “new normal” sarà quello che decreterà la fine sia del Covid che dell’inflazione, ma quel giorno, molti sperano sia più lontano possibile, sarà un vero problema perchè la caduta dei consumi non si trasformerà nella vecchia stagnazione e nemmeno si tornerà ai vecchi volumi, almeno per un periodo determinato, nel quale però l’inflazione calerà, ed allora saranno dolori…

 

Dott. Andrea Meneghini
Analista ed esperto di Grande Distribuzione alimentare. E’ un attento osservatore delle dinamiche evolutive dei diversi format in Italia ed in Europa. Collabora con alcuni Gruppi della GDO italiana nelle aree di crisis communication management e news management. Affianca la Direzione Generale di alcuni Gruppi della GDO nella gestione delle strategie aziendali. Collabora anche con aziende del Mass Market Retail all'estero come assistant manager sull'italian food. Si può contattare scrivendo a meneghini@gdonews.it

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