Claudio Scuto è buyer FLS e surgelati per COAL, la cooperativa marchigiana che si estende sino all’Abruzzo ed al Lazio. E’ un manager esperto che conosce il mercato ed in questa intervista spiega come i consumatori italiani di yogurt siano diventati nel tempo sempre più esigenti, non solo riguardo le qualità del prodotto ma anche a proposito della sostenibilità dei processi produttivi, delle materie prime e dei contenitori. Spiega poi che l’impennata inflattiva dell’ultimo anno ha messo a dura prova la gestione delle promozioni, con alcune aziende che le hanno completamente azzerate.
Come sono cambiati i consumi nel reparto yogurt negli ultimi anni?
Dalla sua comparsa nei frigoriferi degli italiani, questo alimento è passato da mero prodotto funzionale a must presente in tutte le diete alimentari. Lo yogurt negli anni ha aumentato la propria segmentazione coprendo bisogni come il salutistico, il funzionale, il senza lattosio, il vegetale, il bio, oltre che il magro, intero, gourmet, bicomparto ed infanzia, approdando ai giorni nostri con il boom di kefir, yogurt greco o islandese , latte di capra e mix di latti (vaccino e ovino), che adesso stanno giocando un ruolo importante nell’evoluzione del prodotto. In più, come accennavo in precedenza, nel solco della visione dello yogurt come alleato della dieta, i consumatori hanno iniziato a chiedere sempre più alimenti arricchiti di proteine, facendo esplodere il segmento proteico. Negli ultimi anni, sostenibilità (umana, animale ed ambientale) è diventata una parola chiave anche per il mondo dello yogurt. Oltre a chiedere prodotti meno dolci, i consumatori sono diventati molto sensibili alla provenienza della materia prima (latte), ed anche alla qualità del packaging. Le aziende hanno incominciato ad usare più cartone e meno plastica, qualcuno ha anche messo in commercio i vasetti in vetro, più facilmente riciclabili. In più, anche gli stabilimenti stanno cercando di adeguarsi a standard produttivi più green.
Il Covid ha influito nel cambio dei comportamenti di consumo?
Il periodo di pandemia ha acceso un faro e di conseguenza ha avvicinato il consumatore alle categorie dei funzionali, infatti il kefir e gli altri tipi funzionali fra cui il latte fermentato ed i probiotici, sono stati scelti come alimenti per aumentare l’efficacia del sistema immunitario attraverso la funzione intestinale. Durante il periodo di lockdown c’è stata anche un’interessante ripresa del mercato dello yogurt bianco, dovuta all’aumento dei consumi in casa, in particolare nei momenti della colazione, degli spuntini e delle varie preparazioni, lo yogurt bianco è stato l’attore principale.
Qual è il ruolo della MDD in questo nuovo contesto?
L’ MDD nel comparto yogurt negli ultimi anni, ha giocato un ruolo importante, innanzitutto per l’aumento delle referenze sviluppate e per la maggiore presenza sugli scaffali. Ha aumentato i volumi e rotazioni di vendita, anche se l’innovazione è arrivata ed arriva sempre dalla marca.
Qual è il ruolo della pressione promozionale in questa categoria?
L’ultimo anno, caratterizzato da tassi d’inflazione alta anche in questo comparto, ha aperto scenari complessi sul promozionale, alcune aziende hanno alzato il piede dall’acceleratore, altre hanno del tutto stoppato le promozioni, altri hanno continuato con il loro passo annuale. Il dato che viene fuori è molto sporco se lo si guarda nel totale comparto, un’altra storia è la visione azienda per azienda. Teniamo in considerazione che nel mondo del fresco l’unica categoria pura da libero servizio è la categoria dello yogurt, il resto delle categorie possiamo trovarle con assortimenti anche sulla parte del servito o dei generi vari, ad eccezione di qualche segmento di categoria. Questo per far capire che il ruolo della promozione sul comparto è stata e rimane di massima importanza. Tutti i player della categoria sanno anche che la promozione accompagnata da visibilità della promozione stessa conta parecchio, ne siamo consapevoli noi consumatori continuamente “bombardati” da spot e spinte pubblicitarie che interessano trasversalmente tutti i tipi di media e di conseguenza tutte le fasce d’età.
I consumi cambiano da nord a sud?
I numeri parlano da soli: al Nord si fa il 57 % del volume italiano complessivo, al Sud il 19%.