L’ortofrutta italiano nel 2021 ha visto salire alle stelle le esportazioni raggiungendo i 5,2 miliardi di euro (+8% rispetto all’anno precedente) con un saldo della bilancia commerciale di +1 miliardo. Nei primi mesi del 2022 l’export è sceso invece a 1,3 miliardi di euro, numeri che risentono del conflitto russo-ucraino e della gravissima siccità che sta colpendo il nostro Paese.
Bene le importazioni, soprattutto quelle di legumi e ortaggi merito del cambiamento di alimentazione da parte dei consumatori, sempre più attenti a uno stile di vita sano.
E’ questo il risultato della 73ª Assemblea annuale di Fruitimprese, associazione delle imprese ortofrutticole, in collaborazione con International Paper, Unitec e Allianz Assicurazioni che si è tenuta nei giorni 23 e il 24 giugno a Roma.
Preoccupazione per lo scenario internazionale, andamento del commercio estero, agrofarmaci, crisi energetica, delle materie prime e della manodopera e le conseguenze dell’emergenza da COVID-19: i punti salienti discussi profondamente durante i due giorni di convegno nella Capitale.
Nonostante i buoni numeri riguardanti le esportazioni, l’Italia deve confrontarsi con la grande competitività della Spagna: per le pesche nettarine l’Italia perde 203 milioni di euro, mentre la Spagna ne ha guadagnati 373. Se guardiamo alle fragole, l’export italiano non ha subito scossoni, mentre Spagna e Grecia guadagnano rispettivamente 426 e 101 milioni di euro. Osservando attentamente questi numeri si può dedurre molto chiaramente che l’Italia soffre molto la concorrenza dei paesi stranieri.
La crisi del nuovo conflitto bellico ha creato delle conseguenze che si ripercuoteranno su tutto il suolo europeo in termini di mercato: si stima che 4 milioni di tonnellate di prodotti, derivanti da Turchia, Sud America, Egitto e Sud Africa, dovranno essere ricollocate. L’Italia in questo caso non si vede coinvolta in prima persona ma deve cercare comunque di guardare verso nuovi orizzonti.
A Bruxelles, nel frattempo, è sempre aperto il dibattito riguardante il Green Deal e i fitosanitari. L’Unione Europea punta a diminuire del 50%, entro il 2030, gli agrofarmaci, ossia i fitosanitari utilizzati per proteggere i vegetali e i prodotti vegetali da tutti gli organismi nocivi. Questo aspetto sta producendo molte perplessità nella comunità ortofrutticola, in primis perché già da tempo si è ridotto l’utilizzo di questi prodotti e, in secondo luogo, si devono comunque garantire agli operatori i necessari strumenti di difesa, anche in virtù della scarsità dei prodotti ortofrutticoli causata dal cambiamento climatico.
L’Italia deve fare anche i conti con un problema che la sta dilaniando: la carenza di manodopera e, soprattutto, il salario minimo per gli addetti alle campagne di raccolta. Questi ultimi infatti stanno confluendo verso Paesi in cui il salario è di gran lunga superiore al nostro e le condizioni lavorative sono più umane e sopportabili. Altro elemento di cui si deve tenere conto è il Reddito di Cittadinanza, strumento che non sta aiutando le imprese a guadagnare manodopera.
Un ultimo fattore da tenere in considerazione riguarda la consapevolezza degli italiani verso la transizione ecologica. Siamo convinti che riciclare in modo preciso, quasi maniacale, e cambiare alimentazione dall’oggi al domani, basti per salvare il pianeta dal disastro. In realtà la raccolta differenziata e l’alimentazione sono i fattori che meno incidono sull’ambiente. Mobilità e finanza, in fatto di impatto, hanno il primato.
Ener2Crowd.com, la prima piattaforma italiana di lending crowdfunding ambientale ed energetico, ha commissionato all’International Center for Social Research il sondaggio “Coscienza Verde 2022”. Secondo lo studio, considerando l’intero campione composto da 2 mila uomini e 2 donne di età compresa tra i 18 e i 75 anni, l’ambito nel quale le scelte dei cittadini sarebbero più efficaci per invertire la rotta del cambiamento climatico sarebbero: raccolta differenziata (27%), energia (21%) e mobilità (19%). Se si prendono in considerazione solo i nativi digitali (maggiorenni under 27) di sesso maschile, la finanza si conquista il primo posto con il 24,60%. Riciclare correttamente, separando bene i rifiuti è certamente importante ma non è la soluzione definitiva.
Si può concludere osservando come gli italiani siano consapevoli del rischio a cui andiamo in contro solo superficialmente: siamo convinti che gettare la plastica nel cestino giusto sia la soluzione definitiva a ogni problema, senza contare tutti gli altri elementi di cui tenere conto per una corretta transizione green. Le aziende dovrebbero rivedere i loro obiettivi di comunicazione, bombardando anche con altri messaggi oltre al solito riciclo, in modo da creare la giusta consapevolezza negli utenti.