giovedì 5 Dicembre 2024

Olio di semi: tre grandi aziende con utili negativi nel quinquennio 2016-2020. A confronto Carapelli, Olio Dante e Bunge Italia

Olio nell’occhio del ciclone a seguito del conflitto fra Russia e Ucraina con aumenti di quello di girasole che a catena si tirano dietro rincari anche dell’olio d’oliva. Dallo scoppio della guerra l’olio di semi di girasole ha subito un’impennata di prezzo perché l’Ucraina è il principale produttore di semi e olio di girasole, un bene fondamentale sia per l’industria alimentare che per la zootecnia. Il sostanziale monopolio ucraino ha portato i prezzi da poco più di un euro al litro (questo si pagava a gennaio) a sfiorare i 3 euro: la merce è bloccata sulle navi nel Mar Nero. Questo ha comportato un effetto a catena che ha spinto al rialzo anche il prezzo degli altri oli (l’olio d’oliva è quotato ad oltre 3,6 euro con un rincaro del 7,6% rispetto al periodo precedente il conflitto). In tutto il mondo è partita la corsa all’olio: quali sono le imprese in grado di reggere tensioni forti e prolungate?

In questo articolo, scritto grazie alla web app di GDO News Benchmark Online, entreremo nel dettaglio dei conti di tre grandi player attivi in Italia – Olio Dante, Carapelli, Bunge Italia – per capire chi sono i protagonisti del segmento, considerando i primi due come importanti player anche nell’importante segmento affine dell’olio di oliva. Come si vedrà, anche prima della pandemia, le loro gestioni caratteristiche non sono state nel quinquennio 2016-2020 per nulla positive.

La Casa Olearia Carapelli, di proprietà della multinazionale spagnola Deoleo SA, con sede a Tavarnelle in Val di Pesa (Firenze), è leader da oltre 120 anni e ha chiuso il 2020 con quasi 250 milioni di fatturato, in crescita di oltre il 10% rispetto al 2019. Olio Dante, è una società per azioni nella quale sono presenti in quota di capitale alcuni attori ed una private equity, la Oxy Capital che in Italia opera come una advisory company specializzata in Turnaround. L’azienda controlla anche i marchi Topazio, OiO, Lupi e Olita, ha due raffinerie e ben 20 linee di  imbottigliamento che lavorano fino a 1 milione di litri al giorno. Bunge Italia fa capo al colosso Bunge, quotato alla Borsa di New York, che copre per intero la filiera dell’olio dalla spremitura dei semi fino al confezionamento.

Come vedremo dall’analisi dettagliata dei principali indicatori di bilancio, Carapelli Firenze e Bunge sono solidissima dal punto di vista della capitalizzazione anche se negli ultimi anni hanno chiuso spesso bilanci in perdita. Olio Dante, come le altre, ha perso redditività e la sua situazione finanziaria è da tenere sotto stressa sorveglianza perchè gli indicatori sono sono davvero ottimali.

Vediamo i numeri nel dettaglio

Nel 2020 il fatturato di Bunge Italia è stato pari a quasi 680 milioni di euro, Carapelli ha fatturato per oltre 247 milioni, Olio Dante per 68 milioni circa.

Adesso esaminiamo l’andamento del fatturato negli ultimi 5 anni, per avere un’idea della qualità della crescita.

La performance peggiore è senza dubbio quella di Carapelli che nel quinquennio ha lasciato sul terreno il 41,76% e con un EBIT medio del quinquennio in negativo, pari al -5,50%.

 

Il 2020 di Carapelli ha segnato il giro di boa con ricavi in salita del 10,56%. Meglio Olio Dante che ha sì perso più del 12% di fatturato in 5 anni e nel 2020 ha girato attorno alla parità sul 2019, e con un EBIT medio nel quinquennio 2016-2020 in negativo con un -5,20%.

 

Bunge aumenta i ricavi, ma perde margini: negli ultimi 5 anni ha aumentato il fatturato di oltre il 35,5% ma ha perso ebitda ed ha realizzato un Ebit medio anche lei in negativo -4,45%.

 

L’andamento del fatturato delle tre imprese a confronto si vede in modo chiaro nel grafico seguente.

Lo stato di salute delle imprese analizzate emerge in modo ancora più chiaro dal grafico che segue, dove si incrociano i dati relativi ai ricavi con quelli che misurano la redditività: in modo intuitivo si comprende quali aziende sono in maggior salute grazie ad un andamento positivo di entrambi gli indicatori (quadrante in alto a destra) e quelle che se la passano peggio a causa di ricavi e redditività entrambi in calo (quadrante in basso a sinistra). Nessuna delle aziende esaminate si trova in area positiva, con Carapelli che scivola quasi fuori dal quadrante più negativo perché perde sia ricavi che redditività.

EBIT e PROFIT margin del 2020

L’esame dell’Ebit Margin (l’indicatore della capacità di un’azienda di generare profitto prima del pagamento degli oneri finanziari) è molto buono per Carapelli Firenze (7,86%), negativo per Bunge Italia (-2,48%) e per Olio Dante (-0,25%).

L’andamento del margine di profitto indica le difficoltà di Olio Dante  (-7,54%). Leggermente meglio ma non bene Bunge Italia (-5,82%). In terreno positivo Carapelli Firenze con un + 6,4%.

Analisi di efficienza delle aziende

Svolgere un’analisi di efficienza tra queste aziende è da un lato molto semplice, dall’altro dimostra un fatto inequivocabile: le imprese leader nel segmento olio di semi non sono state nel periodo in esame produttive, tutte hanno perso utili. Però, come si vedrà, quella che ha sofferto meno è tecnicamente molto più in difficoltà delle altre due. L’azienda con le maggiori perdite è stata Bunge Italia, ben -166,4 milioni di euro nel quinquennio in esame. Anche Carapelli ha perso oltre -50 milioni di euro, mentre Olio Dante in cinque anni ha perso utili per un valore totale pari a -21,6 milioni.

Il quadro delle gestioni caratteristiche è quindi pessimo per tutte e tre le imprese, con importanti distinguo, sebbene il 2020 sia stato migliore per alcune di esse. Nelle prossime righe, con i grafici che seguono cercheremo di analizzare i principali indicatori finanziari mettendoli a confronto per chiarire se, nonostante gli andamenti appena esaminati, si possono considerare aziende affidabili in termini di solidità patrimoniale. Entriamo nel merito dei singoli indicatori di bilancio.

Olio Dante ha una buona performance di giacenza delle scorte, ruotando il magazzino in media ogni 28 giorni. Molto più lente e in linea tra loro Carapelli con 46 giorni e Bunge con 48 giorni.

Per incassare i proventi della merce venduta è molto lenta Olio Dante che viene pagata in media dopo 62 giorni dalla consegna. Decisamente meglio Carapelli e Bunge che presentano tempi rispettivamente pari a 6 e 8 giorni.

Olio Dante paga i suoi fornitori mediamente dopo 80 giorni dal ricevimento della merce. La  più rapida è Bunge con 15 giorni. Segue Carapelli con 15 giorni.

Un indicatore particolarmente rilevante è quello che misura il rapporto tra mezzi propri e attivo: è l’indice che misura quanto gli azionisti hanno investito nell’azienda, offrendo una sintesi del livello di capitalizzazione dell’azienda e quindi della sua solidità. Viene ritenuto positivo quando è superiore al 30%. Qui, nonostante i negativi importanti degli ultimi anni nella gestione caratteristica, spicca Carapelli con un indice di oltre il 66%, quindi con interventi della Deleo SA per sanare i negativi di bilancio. Male invece sia Olio Dante che a fatica di discosta dallo zero e anche Bunge con un davvero minimo 5,19. Ma dietro Bunge, lo abbiamo scritto, ci sta il colosso statunitense.

Infine guardiamo il peso del debito sulle aziende messe a confronto in questa analisi, dato cruciale per comprendere la solidità dell’impresa. In termini generali è considerata ad alto rischio di insolvenza un’azienda dove il rapporto tra debito netto e ricavi è superiore al 50%; molto solvibile è l’azienda con un valore inferiore a 20; sperimenta qualche tensione e necessità di correttivi l’impresa dove il valore è compreso fra 30 e 50. Bene, Carapelli (Deoleo SA) che grazie alla proprietaria spagnola si conferma solida con un indice addirittura negativo (-14,65%). Ovviamente non ha particolari problemi di solvibilità nemmeno Bunge (+0,4%). Tecnicamente a rischio è invece Olio Dante con un indice che sfiora il 138%.

Sostenibile invece per tutte le aziende il debito a breve che non desta preoccupazioni quando si trova all’interno della forchetta 21%-50%: il valore è del 25,42 per Olio Dante, del 16,69 per Carapelli e del 19,62 per Bunge.

Per verificare nel dettaglio il confronto tra queste aziende (singoli EBIT e PROFIT di goni anno sia in valore assoluto che %, tutti gli indicatori di spesa, ROI, ROE, conti economici riclassificati a confronto e ulteriori approfondimenti) e per verificare anche gli andamenti delle singole nel quinquennio considerato 2016-2020, sono disponibili per gli abbonati Premium e Retailer quattro file PDF scaricabili.



Benchmark Olio Dante, Carapelli, Bunge Italia



Analisi Carapelli 2016-2020



Analisi Olio Dante 2016-2020



Analisi Bunge Italia 2016-2020

 

 

 

Silvia Ognibene
Silvia Ognibene
Giornalista professionista, collabora stabilmente con agenzie di stampa e quotidiani nazionali e internazionali dedicando particolare attenzione ai temi di finanza, economia e lavoro.

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