Un “elemento distorsivo del mercato” che provoca “danni economici e d’immagine ai nostri prodotti e nessun beneficio ai consumatori”. Con queste parole il ministro dell’Agricoltura, Maurizio Martina, ha chiarito la posizione dell’Italia riguardo l’etichetta alimentare “a semaforo” adottata dall’Inghilterra di cui, nei giorni scorsi, i ministri europei dell’Agricoltura hanno discusso a Bruxelles.
Durante la riunione, in cui molti altri Paesi hanno condiviso la visione del ministro italiano (Croazia, Belgio, Cipro, Spagna, Grecia, Slovenia, Portogallo, Lussemburgo, Bulgaria, Polonia, Irlanda, Romania, Germania, Slovacchia e Lettonia), è stato presentato uno studio Nomisma commissionato da Federalimentare sugli effetti dell’etichetta “Traffic lights” sul mercato inglese.
Ebbene l’indagine, condotta su tre prodotti campione (Prosciutto di Parma, Parmigiano Reggiano e Brie francese), ha evidenziato un netto calo nelle vendite e nelle quote di mercato dei prodotti quando etichettati con il sistema in questione: si va dal -8% del Brie fino al -14% per il Prosciutto di Parma Dop e al -13% per Parmigiano Reggiano Dop porzionato. Inoltre, un sondaggio condotto precedentemente da YouGov aveva messo in luce che 7 consumatori inglesi su 10 interpretano il bollino rosso come un invito a “non comprare”, piuttosto che “da consumare con moderazione”.
Etichetta “a semaforo”, in cosa consiste?
Come funziona esattamente questa etichetta, adottata dal Regno Unito nel 2013? In breve, prevede un sistema di bollini colorati che avvertono quando il contenuto di calorie, grassi, zuccheri e sale superano le dosi giornaliere consigliate dal Ministero della Salute britannico. Un metodo accolto dal 98% della distribuzione inglese. Una classificazione estremamente semplificata che porta molti consumatori a identificare alcune eccellenze italiane come potenzialmente pregiudizievoli per la salute, soprattutto a causa di considerevoli contenuti di grassi e sale. Basti pensare che con questo meccanismo vengono penalizzati prodotti di alta qualità come l’olio extra vergine d’oliva (ricco di acidi grassi insaturi estremamente salutari, oltre ai polifenoli), il Parmigiano Reggiano Dop (calcio e vitamine), il tonno (acidi grassi polinsaturi essenziali come Omega3 e Omega6). Senza contare che il sistema in questione, anche nel caso dei prodotti dolciari e delle bevande, rischia di spingere l’industria verso un ricorso generalizzato a dolcificanti sintetici.
Proprio per questi motivi, nell’ottobre 2014, a seguito dei dibattiti in Consiglio europeo con 16 Paesi membri contrari, la Commissione Ue aveva deciso di aprire una procedura d’infrazione nei confronti del Regno Unito, per ora allo stadio di messa in mora.
“Insieme ad altri 15 Paesi – ha dichiarato il Maurizio Martina – chiediamo ancora una volta alla Gran Bretagna di rivedere questa scelta e alla Commissione Ue di intervenire per rimuovere questo elemento distorsivo del mercato. Fin dalla prima proposta abbiamo evidenziato che avrebbe provocato danni economici e d’immagine ai nostri prodotti e nessun beneficio ai consumatori. L’indagine Nomisma sull’etichetta a semaforo conferma le nostre perplessità ed evidenzia le distorsioni provocate sul mercato inglese. È un sistema che non promuove una dieta sana e un equilibrio nello stile alimentare, classificando i cibi con parametri discutibili e approssimativi. Possibile che un litro di latte intero inglese abbia il bollino rosso, mentre una soda light con dolcificante sintetico li abbia tutti verdi? Un paradosso che spiega bene come questo non sia uno strumento per tutelare la salute dei consumatori. È inammissibile che prodotti di qualità certificata Dop e Igp siano classificati con semaforo rosso, così come succede con altri alimenti che fanno parte della Dieta Mediterranea, come il pesce e l’olio d’oliva, o della grande tradizione dolciaria italiana”.