Venti miliardi di dollari in 20 minuti e le azioni che sono crollate più del 9% in una delle quattro giornate peggiori degli ultimi 40 anni per WalMart. Quella di ieri è stata una giornata da cancellare per il colosso della vendita al dettaglio americano, leader mondiale della grande distribuzione organizzata, che potrebbe trascinare verso il basso l’intero mercato azionario. La fine di un modello? O semplicemente un momento di difficoltà in un periodo di profondo cambiamento e di ristrutturazione? Dall’inizio dell’anno le azioni del gruppo sono scese del 30% in quello che gli analisti hanno definito il peggior anno dal 1973.
A far scendere il titolo è stato l’annuncio delle stime di crescita per i prossimi due anni: il colosso ha fatto sapere che gli utili nel 2016 resteranno fermi ai livelli di quest’anno, mentre nel 2017 potrebbero scendere tra il 6 e il 12%. E ancora a preoccupare gli investitori di è l’aumento delle spese. Dovrebbero crescere di 1,2 miliardi di dollari a causa dell’aumento delle paghe dei dipendenti. A pesare su Walmart nei prossimi anni potrebbe essere il dollaro forte che sta facendo diminuire le esportazioni.
Perché questo crollo è importante per il mercato? Perché Walmart è una componente chiave sia del DowJones che dell’S&P 500 e un suo declino potrebbe influenzare anche l’andamento degli indici. Nel momento di massimo crollo ieri il titolo ha fatto perdere 40 punti al Dow. Sempre oggi Walmart ha fatto sapere che nei prossimi due anni darà il via a un piano di buyback, ricomprando azioni proprie per 20 miliardi di dollari.
Intanto il colosso come dicevamo sta affrontando un periodo di profondi cambiamenti: da una parte il gruppo sta facendo investimenti per rendere i negozi puliti, veloci e ben organizzati. Dall’altra invece ha messo in campo un lavoro per sviluppare le sue infrastrutture digitali e di e-commerce, in un momento in cui Amazon e eBay continuano a erodere terreno nei confronti di Walmart.