Il dott. Daniele Cazzani è un brillante manager del mondo Retail, nel settore marketing. Oltre alla sua professione, che lo coinvolge tantissimo in termini di orari e disponibilità di tempo, Cazzani esterna il suo pensiero e la sua cultura nel suo interessante blog “marketingretail.wordpress.com” da dove lo stesso tratteggia una lettura di ciò che, nelle dinamiche di marketing, il mercato può ancora esprimere per raggiungere l’eccellenza. Le righe qui sotto sono l’ultima riflessione di Cazzani che invito tutti a leggere attentamente. Parliamo tanto di made in Italy, ma cosa facciamo per promuoverlo? Abbiamo una moltitudine di prodotti a Denominazione di Origine ma quelli che fanno davvero il fatturato nel mondo sono i soliti pochissimi noti. Cosa si dovrebbe fare per dare il giusto risalto alla nostra meravigliosa produzione nazionale? Nell’anno dell’Expo (ma davvero abbiamo tutti capito cosa è questo Expo?) cosa c’è ancora da fare? Dove sono i limiti della GDO? E quelli dell’Industria? Quali altri sbocchi possono avere le nostre eccellenze? Tutte queste domande trovano nel testo qui sotto delle brillanti risposte. Chi ama la cultura agroalimentare italiana non può non riflettere sulle seguenti righe. Buona lettura.
C’è ancora chi, soprattutto nel nostro Paese, pensa che per promuovere un prodotto agroalimentare o un territorio sia sufficiente realizzare un bel marchio (anzi, chiamiamolo brand che fa più… international) trascurando tutte le conseguenti implicazioni, prima fra tutte le scelte strategiche di posizionamento, la comunicazione, la pubblicità, la distribuzione e via dicendo.
Stiamo vivendo una stagione caratterizzata da una contrazione dei consumi alimentari, ma in cui, nel contempo, la qualità dei prodotti è sempre più elemento determinante nella scelta dei consumatori. E questo è valido sia nel nostro Paese quanto in Europa (e, seppure con sfumature diverse, nel resto del Mondo). Sembrerebbe quindi il momento ideale per i prodotti di qualità italiani, di cui siamo giustamente orgogliosi, ma la realtà è che pur essendo il Paese col maggior numero di prodotti DOP, IGP e STG registrati (circa un quinto del totale pari a oltre 1200 prodotti) la penetrazione di questi prodotti nel mercato domestico e internazionale è spesso di fatto marginale.
Innanzitutto un po di dati a supporto delle tesi
Prima di addentrarci nelle valutazioni, alcuni numeri dei prodotti DO (fonte Ismea) ci aiuteranno a inquadrare la situazione.
Innanzi tutto il fatturato delle DO (in crescita per effetto di incrementi di volumi e prezzi, pur con differenze tra comporti e comparti) pari a oltre 6 miliardi di euro è nella realtà generato per oltre l’80% da dieci prodotti; in particolare il podio è nell’ordine presidiato da Parmigiano Reggiano, Grana Padano e Prosciutto di Parma.
L’export- pari a oltre 2 miliardi di euro- è per il 60% concentrato in Europa.
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