Tra furti, ammanchi ed errori le differenze inventariali subite dalla distribuzione italiana quest’anno segnano un peggioramento e toccano i 3,5 miliardi di euro di danni (+7%) contro i 3,2 del 2010. Una cifra che equivale ad un aggravio per ogni famiglia di 175 euro l’anno (+12 euro) o si può considerare equivalente ad un ipotetico aumento di mezzo punto dell’IVA. A livello mondiale, invece, i danni subiti dai canali del retail sono stati superiori a 119 miliardi di dollari (+6,6% sull’anno precedente) con una incidenza sul venduto del 1,45%.
A dirlo è l’edizione 2011 del «Barometro mondiale dei furti nel retail» realizzato dal «Centre for retail research» in collaborazione con Checkpoint systems, multinazionale specializzata nelle soluzioni antitaccheggio. Il fenomeno negli ultimi dodici mesi ha visto una recrudescenza in Europa, sull’onda della crisi e della contrazione dei consumi. È record l’aumento dei furti in Repubblica Ceca (+9,3%) seguita dai paesi in maggiore difficoltà nel Vecchio Continente come Irlanda, Spagna, Grecia, Italia, Portogallo e Russia.
Nel nostro Paese poco più della metà dei furti in Italia è commesso da bande organizzate e clienti, un dato superiore alle medie. In leggero aumento anche le sottrazioni compiute dai dipendenti ora al 26%. Tra i prodotti più rubati al primo posto ci sono gli accessori firmati per l’abbigliamento seguiti da film, videogiochi, consolle, smartphone e tablet, profumi e cosmetici, l’abbigliamento, gioielli e orologi, prodotti alimentari freschi come formaggi, insaccati e la carne, le cartucce per stampanti, gli articoli per il fai da te e il giardinaggio.
Per proteggere la merce la distribuzione italiana ha complessivamente speso 918 milioni di euro, pari allo 0,29% delle vendite, un po’ meno della media europea.
[via IlSole24Ore]