Recentemente il “Sole 24 ore” ha pubblicato un articolo relativo alle soluzioni del business parafarmaceutico nella Grande Distribuzione realizzate, anzi, in fase di realizzazione ad opera della più importante catena del mondo: Wal Mart. Infatti nei supermercati Wal Mart arriva la clinica low cost proprio sull’iniziativa di chi sino ad oggi ha raggiunto sovente i bagliori della cronaca per il cannibalismo in tematica di diritti sociali e del lavoro eppure adesso conta di aprire in circa 400 punti vendita dei presidi sanitari dove offrirà assistenza sanitaria qualificata a basso costo a chiunque, ma soprattutto – è ovvio – a chi è sprovvisto di copertura sanitaria.
Un’occasione di business per la Wal Mart ma anche un’assunzione di responsabilità, nota il Sole. L’iniziativa vuole infatti essere una risposta alla crisi sanitaria americana, che ha costi altissimi e lascia oltre 40 milioni di cittadini senza copertura medica. Facile dunque prevedere che gli ambulatori targati Wal Mart, e gestiti da ospedali locali con cui i supermercati stipuleranno appositi accordi, saranno presi d’assalto soprattutto dai cittadini meno abbienti che non possono permettersi la spesa di un’adeguata assicurazione sanitaria.
Wal Mart non è nuova a programmi sanitari per i poveri: da tempo infatti ha messo in vendita nei propri supermercati farmaci generici identici a quelli di marca, il cui prezzo viene mantenuto bloccato a 4 dollari. E in 76 supermercati aveva già varato, a livello sperimentale, l’apertura di altrettanti “punti sanità” in cui erano presenti medici che curavano chiunque a prezzi popolari. «Vogliamo creare nuove opportunità di business in un mercato in crescita come quello sanitario», ha spiegato l’ad di Wal Mart Lee Scott, «ma anche offrire alle comunità locali la necessaria assistenza capillare, a basso costo e di qualità». In cinque anni Wal Mart conta di aprire 2000 “cliniche”, in cui si effettueranno anche esami clinici come analisi del sangue e misurazioni del colesterolo. Qui sorge spontanea una domanda: in quali casi il ruolo della Grande Distribuzione si può affiancare all’opera dello Stato nel garantire servizi basici di sopravvivenza? E’ possibile da noi l’avverarsi di simili fenomeni?