Si è appena conclusa la ventesima edizione di Marca by BolognaFiere, con numeri record: oltre 1.100 espositori, 24 insegne della distribuzione, 7 padiglioni su 26.000 metri quadrati di superficie netta e più di 250 buyer provenienti da oltre 30 paesi, e tanto tanto pubblico.
Un record assoluto che trova una logica in base a ciò che il mercato della grande distribuzione sta esprimendo nell’ultimo anno e mezzo.
Le difficoltà delle grandi marche sono evidenti e l’abbassamento dei prezzi dell’assortimento dolciario di Barilla (incredibile!) ne sono una prova eccellente. Peraltro, per ironia della sorte, la comunicazione della notizia è arrivata nel primo giorno della fiera della Marca del Distributore, cosa non voluta ma decisamente ironica.
Il vento in poppa delle marche commerciali si è tradotto in una fiera dai numeri straordinari, un grande pubblico affluente da tutte le parti d’Italia, con una grossa partecipazione della grande distribuzione italiana e con un’offerta davvero amplia di imprese di produzione.
Oggi come mai la GDO cerca soluzioni per allargare la sua offerta di MDD e per trovare maggiori relazioni con i fornitori.
Ci sono diverse curiosità che hanno colpito chi scrive.
La presentazione del progetto AltaSfera Italia, con Pippo Cannillo i colleghi di Ergon e con l’entrata di Centro Cash del gruppo Ibba con la presenta del suo Ad, Giorgio Annis (tra il pubblico anche Gian Giacomo Ibba).
La nuova compagine sociale Altasfera Italia conterà adesso 21 Cash&Carry, con un’ampia e diffusa copertura in Sardegna, nel Centro Sud Italia e una presenza nelle province di Modena e Ferrara dove opera il nuovo partner Market Ingross S.r.l.
L’obiettivo dichiarato è diventare il punto di riferimento dei Cash&Carry a livello nazionale, alternativo a Metro ed alle imprese di Selex.
Giorgio Annis ha aggiunto che ci sono oltre 80 miliardi di fatturato potenziale da conquistare (sono circa 5 quelli realizzati attualmente dal segmento di mercato) con molte opportunità da cogliere. L’argomento è quantomai interessante e probabilmente in un prossimo futuro gli dedicheremo qualche articolo, perchè anche noi siamo convinti che quel potenziale esiste davvero, ma come arrivarci non è facile, e forse le soluzioni che abbiamo ascoltato non bastano per un mercato così complesso.
Un’altra curiosità viene dai soliti confronti tecnici che chi scrive ha avuto con i protagonisti della grande distribuzione. Si registra un entusiasmo generale per i risultati raggiunti, importanti progetti di crescita che escono dal cassetto, un entusiasmo che aveva davvero voglia di essere raccontato, salvo trovare un uccello del malaugurio (il sottoscritto) che non ci ha pensato due volte nel mettere tutti in allarme.
Il periodo della fortuna sfacciata, che la GDO vive dal Covid in avanti, è finito. Dal 2024 – se non succedono altri “casini” – si torna ad inflazione zero e temo che per qualche retailer (più di uno e forse più di dieci) questo potrebbe significare mancata crescita e grosse tensioni di bilancio. Se il prossimo anno alla fiera vedrò ancora tanti sorrisi e tanti progetti, significa che mi sarò sbagliato. Lo spero.
Diversi retailer hanno parlato di ritardi nella consegna delle merci da parte dei fornitori per la crescita della loro produzione a causa dell’incremento dei clienti e del business. Stiamo parlando di aziende protagoniste da sempre nel segmento delle MDD, non siamo nell’alveo delle multinazionali. Questo non è uno scherzo. Vengono i brividi a pensare ad aziende retail con altissime rotazioni (e referenze concentrate) che rimangono senza merce per giorni o settimane.
Vale a dire: se è vero che la MDD ha acquisito punti di quota di mercato (che si traduce in qualche miliardo di euro di incremento di fatturato e di volumi), dall’altro lato questo genera stress nella catena della produzione, perchè non sono moltissime le imprese del segmento che sono organizzate per produzioni davvero rilevanti.
Altra curiosità è stata la presenza di molti espositori che sono stati distribuiti in padiglioni dove la presenza della GDO era meno rilevante (oppure quella che c’era aveva meno peso di altre) e qui, onestamente, il pubblico era decisamente inferiore. Per la prima volta in molti anni – si detto – due giorni di fiera sono pochi alla luce di tutta questa offerta.
Ma come? Ma la PLMA di Amsterdam ne conta ancora di più e dura due giorni.
E’ vero, ma noi siamo italiani; ad Amsterdam – Fiera davvero internazionale – un retailer si siede allo stand, e dopo le presentazioni di rito si parla di prodotti e prezzi. A Bologna ci si conosce più o meno tutti, dentro uno stand si possono trascorrere ore. In due giorni può capitare di visitare una centesima parte degli stand presenti.
Arrivo a scrivere che – forse – da noi la presenza del Retailer come espositore fa sì che non sia questo che visiti e si sieda presso gli espositori dei fornitori, ma accada esattamente l’opposto.
Davanti agli stand delle varie Centrali della GDO c’era uno stuolo di fornitori che si sperticavano in complimenti verso i retailer per lo stand, per i loro prodotti, per i loro marchi ed il loro successo appena raggiunto sul mercato. Anche qualche giornalista è arrivato a sperticarsi alla stessa stregua degli agenti plurimandatari delle imprese di produzione.
Insomma Marca by BolognaFiere è un evento che quest’anno ha ottenuto brillanti risultati, viaggia con il vento del mercato in poppa ed ora ha la possibilità di attrarre anche più budget delle imprese che, forse, potrebbero pensare di investire di più per un evento in cui ci sono davvero tutti (gli italiani).