Luigi Famulari è Chief Marketing Officer del Gruppo Fini, che con il brand omonimo presidia il mercato della pasta ripiena. Proprietà della holding Carisma, Fini è un player storico della pasta ripiena in Italia (celeberrimi i suoi tortellini): 100 dipendenti, circa 50 milioni l’anno di fatturato, oltre 4 tonnellate prodotte ogni anno ed esportazioni in oltre 30 Paesi. In questo colloquio Famulari spiega come, nonostante i tentativi di industria e retail per mitigare l’impatto dei rincari, alla fine l’inflazione abbia finito per gravare sulle performance di prodotti che negli ultimi anni avevano registrato incrementi continui: per la prima volta nel 2022 le vendite di pasta ripiena in Italia sono calate, pur restando sempre superiori ai valori pre-Covid.
Quali sono gli incrementi che state soffrendo sulla materia prima alla produzione, e quanti di questi girate alla GDO? Esistono altri incrementi di rilievo oltre alla materia prima?
Le tensioni inflattive emerse sul finire del 2021 e consolidatesi nel corso del 2022, con la guerra in Ucraina e la conseguente scarsità di alcune materie prime, hanno toccato in misura significativa tutti gli operatori della filiera agro-alimentare. I maggiori incrementi di costo si sono inizialmente verificati in ambito energetico con successiva ricaduta su trasporti, processi di produzione e materie prime. Uova, farine, semola, olii, prodotti lattiero caseari, imballi. Difficile trovare ambiti che non siano stati toccati da dinamiche inflattive negli ultimi mesi! Ciò ha reso inevitabile per la sostenibilità economico-finanziaria del comparto, il trasferimento almeno parziale di questi extra-costi alla GDO e di lì al consumo. Per nostra fortuna però possiamo contare su numerose relazioni commerciali di lungo periodo e diverse filiere dedicate che han contribuito a mitigare le tensioni in essere, limitare al massimo i rincari e dare continuità alle nostre produzioni. La maggior parte delle materie prime da noi utilizzate provengono infatti dalle aree agricole della nostra regione e vicine al nostro stabilimento produttivo di Ravarino.
Quale ulteriore inflazione temete di subire ulteriormente durante il corso dell’anno 2023?
Molto complesso dare una risposta attendibile in questo ambito ma ad esempio le uova continuano ad evidenziare un trend di crescita di settimana in settimana a causa dell’aviaria che, a partire dal 2021 in cicli ricorrenti, sta falcidiando gli allevamenti di galline ovaiole in Italia ed in tutta Europa.
Quali sono le tendenze del mercato che registrate nell’ultimo e difficile anno, con un consumatore intimorito?
La pasta fresca ripiena è stata per anni un motore trainante del comparto alimentare, mettendo a segno crescite di assoluto rilievo: +6% nel 2020 e +4% nel 2021. Il 2022, invece, ha risentito delle tensioni inflazionistiche che hanno determinato, per la prima volta dopo tanti anni, una leggera flessione dei volumi ma con una sostanziale tenuta delle vendite a valore. Il mercato ha infatti chiuso l’anno registrando -4,3% a volume e +2,8% a valore, con un incremento dei prezzi medi del 7,4% a totale anno, che ha raggiunto un picco del +13,4% a dicembre 2022 (Fonte: Scantrack IRI, Dati Totale Italia I+S+LSP, Anno Terminante dicembre 2022).
La diminuzione della pressione promozionale contribuisce alla riduzione dei volumi di vendita?
La riduzione della leva promozionale ha sicuramente contribuito alla riduzione dei volumi di vendita per via di un minore stimolo della domanda. Tuttavia, i volumi complessivi rimangono strutturalmente ed ampiamente al di sopra del periodo pre Covid.