Il mercato dello yogurt come specchio dei tempi

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Il mercato dello yogurt sembra una perfetta cartina di tornasole per valutare l’impatto degli eventi “macro” sulla vita quotidiana degli italiani. L’andamento delle vendite in GDO nella seconda parte dell’anno conferma i trend che avevamo registrato nella nostra analisi del giugno scorso.

Le conferme sono le seguenti: non si è invertito per ampie fasce della popolazione il sentiero imboccato con la pandemia, fatto di attenzione alla salute, al benessere, alla sostenibilità. Questo continua a spingere le vendite di tutti i prodotti percepiti come “amici della salute” come probiotici e proteici. Una conferma per tutte arriva da Danone che ha visto il brand Actimel crescere negli ultimi mesi, l’esplosione a tripla cifra del brand HiPRO e un trend positivo a doppia cifra delle bevande a base vegetale.

Le vendite di yogurt “normali” continuano a perdere terreno, a tutto vantaggio dei prodotti moderni e carichi di promesse. I dati di vendita totale GDO Italia, AT novembre 22, indicano una crescita delle vendite a valore, che però è da imputarsi in larga parte all’inflazione: la crescita media è pari al 4,5%, praticamente meno della metà dell’inflazione che per il comparto alimentare ha ormai superato il 10% e molto meno degli incrementi accusati dal mondo dei prodotti lattiero-caseari. Per molti operatori del settore, quindi, l’incremento del fatturato non si traduce in un incremento degli utili.

Anche perché quella lattiero-casearia, come appena scritto, è una filiera che patisce la batosta del rialzo dei costi praticamente in ogni suo anello, dai foraggi per le mucche ai frigoriferi per conservare i prodotti, etc. L’aumento dei ricavi quasi mai compensa l’aumento dei costi di produzione. E complessivamente le vendite di yogurt nei primi 11 mesi del 2021 sono calate dello 0,7% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Va detto che questo mercato, col Covid e a seguire, aveva sperimentato una crescita fortissima perciò la contrazione è da ritenersi lieve e probabilmente fisiologica. Però è significativa se guardiamo cos’è che viene venduto di meno e cosa viene venduto di più.

Gli yogurt funzionali, cioè quelli che fanno bene (o promettono di fare bene) a qualcosa crescono a volume di quasi il 9%: non solo in valore quindi (anch’ esso in crescita dell’8,5%) ma in numero di pezzi venduti. Vuol dire che la gente ne compra di più. Ad essere venduti di meno sono gli yogurt “normali” compreso, e questa è una novità, quello greco.

A quanto pare la gente non vuole più né lo yogurt magro, né quello da bere. Eppure, gli yogurt funzionali sono anche quelli più costosi: i buoni risultati di vendita sembrerebbero quindi confliggere con i dati che mostrano ormai un terzo della popolazione italiana fare fatica a mettere insieme il carrello della spesa.

Va detto che l’offerta di yogurt è talmente ampia che vi si può trovare qualcosa di adatto per tutte le tasche. Sembrerebbe mostrarlo l’andamento delle vendite yogurt intero, il “classico” per eccellenza, che in termini assoluti rappresenta ancora la seconda quota maggiore del mercato dello yogurt, pari al 28% ma superato dai “funzionali” che hanno più del 30%. Nel giugno scorso l’intero aveva perso il 5,2% a valore, mentre a fine novembre ha segnato un + 3,2% probabilmente da imputare all’incremento dei prezzi.

Però le vendite di yogurt intero sono cresciute anche a volume, dell’1,7%: di certo non è il passo di carica dei funzionali, ma un aumento c’è stato, mentre tutte le altre sotto categorie di yogurt tradizionali hanno venduto di meno. E’ probabile che i consumatori che non possono permettersi di pagare troppo per gli yogurt funzionali scelgano di non rinunciare a questo alimento -ritenuto comunque prezioso – e ripieghino sul tradizionale, classico yogurt intero.

Una polarizzazione che, appunto, è specchio di come si sia modificata negli ultimi mesi la qualità di vita degli italiani in conseguenza di elementi esterni avversi come la guerra in Europa e il suo impatto sul costo della vita.

Quello dello yogurt è un mercato che è cresciuto tantissimo negli ultimi 30 anni, anche grazie ad un dinamismo dell’innovazione che raramente si ritrova per altri prodotti: da alimento scialbo per chi doveva dimagrire è diventato protagonista di un range vastissimo di offerta, all’interno della quale ciascun prodotto promette qualcosa, dal giusto apporto di proteine al buon funzionamento dell’intestino, dall’aumento delle difese immunitarie ad una pausa golosa senza le conseguenze negative dei cibi grassi.

Secondo IRI il mercato italiano dello yogurt sfiora il miliardo e mezzo di valore, per quasi 350 milioni di chili venduti nel 2021. Soffre chi non ha intercettato per tempo i trend nascenti ed ha continuato a fare solo – o prevalentemente – prodotti “antiquati”. E soffre chi non ha alle spalle una struttura finanziaria sufficientemente robusta per reggere l’impennata inflattiva.