Il Sait torna a far parlare di se. Dopo la decisione del licenziamento di 80 lavoratori, avvenuto nella prima parte dell’anno, oggi le cronache sono tornate sull’argomento per una importante novità: la disdetta unilaterale, da parte dell’azienda, del contratto integrativo. Lo ha reso noto la Filcams Cgil del Trentino sottolineando come “senza un nuovo accordo, dal 1° gennaio dell’anno prossimo i lavoratori subiranno pesanti tagli alle retribuzioni”.
“Sait disdetta il contratto integrativo senza un nuovo accordo dal 1° gennaio dell’anno prossimo i lavoratori subiranno pesanti tagli alle retribuzioni – prosegue il segretario della Filcams Roland Caramelle – Una decisione, che di fatto mette la parola fine ad una positiva storia di contrattazione integrativa” ed ancora “È una scelta grave che purtroppo conferma la strategia di questi amministratori e cioè far pagare ai dipendenti i costi di una riorganizzazione necessaria”.
Il quotidiano locale L’Adige riporta la risposta dell’azienda per voce del suo Presidente Renato Dalpalù : “Spero che questa decisione non sia strumentalizzata – sottolinea il presidente del Sait, Renato Dalpalù – il Consorzio intende semplicemente discutere con i lavoratori e con le loro rappresentanze sindacali modalità più adeguate per distribuire risorse che oggi sono elargite senza tener conto di alcun fattore di performance. Questo perciò è un passaggio importante sia per l’efficacia del lavoro sia per l’equo trattamento dei lavoratori, ossia un passaggio costruttivo, non repressivo.”
Sait si trova in mezzo ad una vicenda che è esemplare nell’indicare come siano stati (e tutt’ora siano) i rapporti tra azienda e lavoratore nel nostro Paese. La Legislazione, e soprattutto la Giurisprudenza, nei decenni hanno assuefatto quello che è sempre stato il soggetto debole (il lavoratore) a sentire come propri tutti quei diritti che, talvolta e purtroppo, devono essere rivisti per cause non imputabili a loro, ma al “Dio mercato”. Dall’altro lato l’azienda, in una Regione che cresce, nel canale Superstore sta cercando le migliori performance e vuole dare efficienza a tutta la struttura. Per farlo deve tornare sui patti, discuterli e rivolgerli verso il futuro.
Oggi queste tensioni fanno notizia, ed è un errore, per l’acquiescenza dei diritti dei lavoratori, giusti in linea di principio ma talvolta non in linea con la sopravvivenza nel mercato, e quindi dei medesimi.