Francesco Pugliese, AD Conad, parla del futuro della Distribuzione e della sua azienda. Lo fa partendo dagli ottimi risultati dell’anno che segnano la direzione intrapresa come quella corretta.
«Noi scommettiamo su noi stessi, molti parlano di crescita e puntano sulla ripresa della “crescita”, il nostro modello è invece quello di sviluppo». E spiega: «Di crescita si parla per paesi come la Cina, dove i consumi erano pressoché vicini allo zero. In Italia non si può che parlare di “sviluppo”, che significa aumentare il proprio fatturato da una parte togliendolo agli altri dall’altra, sapendo cavalcare i trend meglio degli altri perché in realtà la torta dei consumi italiani è destinata non solo a non crescere, ma al contrario a decrescere. E’ quindi bravo colui il quale sa cavalcare i trend di crescita e attenuare i trend di decrescita. Questo è il grande lavoro che stiamo cercando di fare e forse giunge proprio da questo il nostro successo oggi: continuare a investire su prodotti di qualità e un’incidenza dei freschissimi che è una delle più alte del mercato».
D. Conad ama il tema della fiducia: a quale tipo di fiducia fate riferimento?
R «La fiducia che propone Conad è il nostro slogan “Persone dietro le cose”, mettiamo la faccia tutti i giorni su quello che facciamo e i nostri imprenditori sono principalmente una persona e cittadino prima di un essere commerciante.
Fino agli anni ’90 era facile fare branding, era come giocare a poker, non bisogna avere sempre i punti in mano ma bisogna essere anche bravi a bluffare. Così con lo storytelling si disegnavano delle “storie” attorno a qualche valore.
Fare branding oggi non è più giocare a poker, ma giocare a scacchi. Per vincere, ogni volta che fai una mossa, devi non solo pensare alle tue mosse successive, ma anche a quelle degli altri. Inoltre il tempo (per rispondere alle mosse altrui) non è infinito ma regolamentato, a volte poi, bisogna saper sacrificare la regina per fare scacco matto. Questo è branding oggi: mantenerlo su contenuti veri programmando le tue mosse successive, mantenendole nel lungo periodo, cercando di prevedere le mosse degli altri concorrenti».
D. L’e-commerce e la vendita dell’alimentare, soprattutto il fresco, on-line: è in progetto, quando partirete?
R. «Abbiamo aperto al virtuale con un investimento rilevante di oltre 8 milioni di euro per tutto ciò che riguarda il digital nel suo complesso: vendite online, fidelizzazione, profilazione del cliente etc. Occorre capire come farlo con una certa compatibilità economica, poiché è necessario tenere presente che non è fonte di guadagno, ma fonte di servizio per propri consumatori e di sostegno per il negozio fisico, solo così può contribuire positivamente in azienda, costruendo valore e rafforzando i tre principali fattori competitivi: l’Imprenditore, l’Insegna e la Marca Privata».
D. Quali altri investimenti importanti avete in programma per il prossimo anno?
R. «Non mi piace anticipare, ma abbiamo grossi progetti: nel take away, con un investimento di 25 milioni di euro e la nascita di una nuova realtà. Con Finiper stiamo attuando la realizzazione di una piattaforma del pesce, con sfilettatura e preparazione. Tutto questo in piena aderenza ai nostri valori: convenienza concreta e reale ma anche capacità di selezione della qualità.
Nell’area della marca commerciale, nasce una nuova linea di prodotto in pieno trend, con un marchio cappello che raccoglierà a sè le linee del biologico, vegano, green e così via, dal prodotto alimentare fino all’extra per la distribuzione in Italia, ma anche in collaborazione con i partner internazionali. Per quanto riguarda la Cina: ci stiamo lavorando, si tratta di una trattativa complessa, con buone prospettive di sviluppo».
E conclude: «Ma di tutto questo parleremo il prossimo anno».
Pienamente d’accordo con le affermazioni del Dott. Pugliese, sia quando si parla di sviluppo sia quando si parla del canale on-line. Una piccola precisazione: lo slogan corretto è “persone oltre le cose”, dubito che Pugliese non sappia lo slogan della propria azienda anche se è un virgolettato .
L’unico quesito che mi faccio è se l’acquisizione dei pv Billa sia stata fatta al solo scopo di non consentire alla concorrenza di aprire dei propri store, e non per motivi di “crescita” della propria azienda.