E’ un periodo i cui le notizie sul mondo del lavoro si susseguono tra chiari e scuri. Prima i dati sull’occupazione che finalmente tendono a sorridere un po’, successivamente uno scontro su alcune notizie, denunciate e smentite, a proposito dell’occupazione mancata di giovani presso l’Expo. In mezzo a queste diatribe, ho avuto modo di leggere sui quotidiani ed ascoltare via radio, una serie di news a proposito di successi internazionali ottenuti grazie a “menti italiane”, che governano gruppi di lavoro e di ricerca, ahimè, spesso non da noi, ma all’estero. Infine un positivo dato in merito al turismo dall’estero verso l’Italia che, nonostante i nostri guai organizzativi, strutturali e burocratici, il nostro paese continua ad essere tra i primi 5 posti nei “desiderata” degli stranieri.
Un bel quadro pieno di contraddizioni, non c’è che dire. Se fanno ben sperare i segnali sull’occupazione, piuttosto che le opportunità che si sono aperte con expo 2015, – quindi movimento in entrata -, d’altra parte mi spaventano le continue lungaggini burocratiche (anch’io di tanto in tanto mi ci ritrovo con il mio lavoro), perché siamo ancora troppo deboli, con una struttura politica debole, troppo divisa da interessi di “bottega” verso un mondo che fa passi da gigante. Walter Passerini, noto giornalista della Stampa, specializzato su argomenti provenienti dal mondo del lavoro, qualche tempo fa, ha denunciato la lentezza burocratica a proposito dei decreti attuativi che riguardano la famosa legge del jobs act; lo paragona ad un treno locale regionale. Anch’io ne ho fatto spesso menzione su queste colonne. Inutile continuare in nuove leggi se poi il sistema tecnico – politico – burocratico non accompagna il cambiamento.
Come mai nessuno si è mai soffermato a chiedersi il “perché”? La nostra informazione si limita spesso a discussioni su chi è a favore, chi è contro quella legge o quell’idea politica. Questa settimana ne abbiamo avuto un esempio: nessuno si sforza nel denunciare concretamente chi, dietro le quinte, rallenta tutto questo. Chi sono questi “burocrati” che non danno il via alle leggi? Non è che potremmo scoprire che il nostro vero “baco” è il sistema tecnico burocratico, indipendentemente da chi lo governa? Domanda retorica per chi ha letto i vari libri di Gian Antonio Stella che, dopo aver denunciato la casta politica, ha avuto il coraggio di denunciare chi sostiene questa casta, perché ben interessato a prenderne proventi, interessi, clientelismo, soldi e mantenimento del proprio posto di lavoro, non facendo ciò di cui la comunità avrebbe davvero bisogno.
Tutte le volte che sento le solite frasi forti su chi dobbiamo mandare a casa, su chi dovremmo mandare “in galera”, su chi dovrebbe …non dovrebbe, mi arrabbio molto. Il perché è semplice: ci fermiamo alla frase forte e non approfondiamo. Possibile che si creda ancora che il politico – da solo – abbia sufficientemente potere per cambiare – ripeto DA SOLO – le regole? Davvero pensiamo che mandando a casa quello o quel ministro si risolva tutto? Forse dovremmo chiederci chi ha gestito direttamente per anni questo “pachiderma burocratico” e che continua a lavorare indisturbato, rallentando tutto. Forse dovremmo denunciare – da uomini liberi – queste storture che ci impediscono di andare avanti.
Dovremmo riprendere la nostra scena, farci sentire di più, far rinascere e riprendere quella “azione sociale” persa negli anni a fronte di un individualismo sfrenato che non ci aiuta, ci allontana da noi stessi, dal ruolo di cittadini. Il tuo problema, caro concittadino, è anche il mio!
Dovremmo riprendere quello slancio che i padri fondatori della nostra repubblica misero in atto dopo la catastrofe del conflitto mondiale, all’alba del 25 Aprile, in giorno della nostra liberazione dall’oppressione. Ed a proposito del “25 aprile” vorrei per una volta contestualizzare il significato di un giorno così importante chiudendo l’articolo con un auspicio, citando una frase scritta da un grandissimo uomo di stato, Antonino Caponetto: la considero un manifesto nel quale vedo riassunto tutto ciò che dovremmo essere, come cittadini liberi, ciò che dovremmo fare ogni giorno. Il miglior augurio “storicizzato”, senza cadere in scomode ideologie, attualizzando nel migliore dei modi il nostro essere STATO per celebrare la nostra LIBERTA’ di oggi.
“Ragazzi godetevi la vita, innamoratevi, siate felici, ma diventate partigiani di questa nuova resistenza, la resistenza dei valori, la resistenza degli ideali. Non abbiate mai paura di pensare, di denunciare e di agire da uomini liberi e consapevoli.?State attenti, siate vigili, siate sentinelle di voi stessi!?L’avvenire è nelle vostre mani.?Ricordatelo sempre!”
Sorvegliamo la nostra società e vinceremo insieme, come gruppo; se così non faremo perderemo tutti.
Come singoli