venerdì 11 Ottobre 2024

Genitori e figli: convivenze relazionali difficili nei passaggi generazionali. Una prima riflessione

Da diversi anni mi occupo di consulenza e formazione in imprese famigliari. Con i colleghi ci occupiamo di consulenza organizzativa, amministrativa, controllo di gestione e di strategie commerciali e di marketing. Ognuno di noi per la sua specializzazione. Professionalmente parlando sono più concentrato nel counselling e trovo nella gestione delle relazioni nelle due (a volte anche tre) generazioni a confronto, lo spazio per poter lavorare e sviluppare nuove competenze relazionali. Spesso sono in consulenza per tentare ( non sempre mi riesce ) di sciogliere i nodi delle loro difficili convivenze generazionali, nei loro comportamenti e nelle loro quotidiane attività professionali. Quelli che  vengono definiti  comunemente ” passaggi generazionali”. Sono storie  difficili, complesse, un po’ come quelle che ognuno di noi ha nella propria famiglia: diverse, ma caratterizzate da alcuni elementi  comportamentali comuni. Una su tutte la quotidiana difficoltà nel comprendersi in riferimento alle personali competenze gestionali . Il bello e’ che spesso hanno ragione entrambi. Hanno decisamente ragione i padri quando sostengono che i loro figli non hanno la stessa dedizione al lavoro, al sacrificio che hanno avuto loro nel passato.
Di contro i figli mi denunciano spesso le ottusità genitoriali rispetto al cambiamento, soprattutto quando questo cambiamento e’ tecnologico, digitale o altro. Non vorrei soffermarmi troppo su questo aspetto, seppur importante. Punti di incontro su questi argomenti, strada facendo , si trovano e vengono di volta in volta affrontati. 
Ma grazie a cosa?
Ad alcuni atteggiamenti che attuo dove mi viene concesso del tempo, e che vorrei raccontare in queste brevi righe. Proverò a raccontare alcuni passaggi che metto in atto ogni volta che mi trovo in un gruppo di soci in aziende famigliari ( e non solo, spesso anche in quelle manageriali con alcune dinamiche iniziali diverse). Una prima fase la dedico al racconto della storia dell’azienda e del sistema simbolico che la storia imprenditoriale ha, e che deve essere ricostruito e recuperato. Possibilmente scrivendo il tutto in qualche documento da conservare. 
Cerco nella loro storia imprenditoriale i passaggi chiave che hanno determinato il successo e che solo i protagonisti conoscono: li faccio seguendo un metodo;  la potenza della narrazione, con i suoi meccanismi, farà il resto; Deve essere un racconto che tenga conto della genesi delle aziende stesse e degli incroci famigliari e sociali.
Direte tutto qui? beh, provate a dire ad un imprenditore di Non  parlare solo di se’ stesso ma parlare dei fatti, citando chi era coinvolto.
Chi parla solo di se’ proietta l’immagine del super io irraggiungibile. Chi parla solo di se’ parla di azioni egoistiche, dell’io ho detto, io ho fatto, io ho deciso ecc. ecc. Nei racconti e nella vita emerge invece, “l’altro”. E spesso scopro nuovi passaggi, nuovi personaggi e nuove figure che , con un attento ascolto, risultano essere stati determinanti nel successo aziendale. In una seconda fase, sempre grazie al racconto, ho la possibilità di concentrare l’attenzione sul “qui ed ora”, su ciò che oggi c’è fisicamente a rappresentare il valore concreto dell’azienda, sul rapporto che deve esserci con gli oggetti materiali ed immateriali. In una parola aiutare i famigliari a riscoprire il valore concreto della società (valore economico, tangibile) per capire che importanza hanno avuto gli avvenimenti del passato che abbiamo ritrovato nel racconto, vale a dire valorizzare con una visione diversa ciò  e’ stato costruito. Il terzo elemento ha a che fare con il rapporto tra impresa e territorio. Quanto l’azienda e la famiglia ha preso dal territorio e quanto ha restituito in termini di ricchezza, di posti di lavoro, di affiliazione, di identità, in una parola di cultura. Chiudo con una riflessione pensando alle centinaia di aziende che non hanno voglia di prendersi del tempo per ricostruire la propria storia, dedicarsi del tempo per ritrovare con calma una loro identità. Pare sia  più semplice vendersi al primo acquirente, spesso straniero con contanti in mano, pronto a comprarsi la nostra storia.
Sarà sempre colpa degli altri? Del sistema che ci governa? Delle tasse? Del mercato? Forse si, forse no; alcune volte siamo noi che non abbiamo più voglia di fermarci e di raccontarci qualche cosa. Tutti presi dalla frenesia del qui ed ora.
Personalmente vorrei  raccontare su queste colonne storie di aziende che hanno ritrovato la loro voglia di esserci, riscoperto la loro  identità imprenditoriale …. batate bene, non solo aziende famigliari anche per quelle manageriali.

Stefano Gennari
Stefano Gennarihttp://www.consulenzeora.it/
Esperto di Formazione ed Organizzazione aziendale. E’ un selezionatore del personale per imprese. La società Selezione ORA Sas è specializzata in corsi di formazione per manager e consulenti.

2 Commenti

  1. Caro Stefano, ti ringrazio per aver sollevato il tema del Passaggio Generazionale e aver dato una opportunità di riflessione sulla cosa ai vostri lettori, me compreso.
    Ti invito a continuare a parlarne e a promuovere una sensibilizzazione su questo tema. La mia esperienza nelle aziende a carattere familiare in Italia mi ha mostrato quanta arretratezza culturale e difficoltà di accettare il mutamento sia presente di fronte ad una Leadership Succession: spero le tue parole riescano a fare breccia sulla buona volontà di qualcuno disposto a promuovere cambiamenti di paradigma nelle organizzazioni di cui sono parte, anzichè essere viste come delle candide affermazioni di chi promuove riconciliazioni, spesso impossibili, con le radici valoriali e con il passato.

    • Buongiorno LA. Mi scuso ma rispondo solo oggi per vari impegni personali. Intanto grazie per il commento e per l’invito a tenere sempre viva l’attenzione su temi così importanti. Io ci proverò anche con qualche provocazione….. raccontando storie di vita vissuta … Sono le uniche occasioni per far riflettere le persone. Grazie e a presto.

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