Una volta erano le banche a salvare le aziende, almeno fino alla recente crisi finanziaria che ha colpito più o meno forte tutto il settore a livello mondiale. Ora sembrerebbe che un nuovo ruolo da “salvatrice” stiano cominciando a svolgerlo i grossi retailer mondiali.
Secondo quanto riporta il Times Tesco è interessata all’acquisizione di Northern Rock, la banca nazionalizzata dal governo inglese, che intende venderla entro la fine dell’anno e che è stato il primo istituto simbolo del contagio europeo della crisi dei mutui americani.
Sebbene Tesco abbia bollato l’articolo come pura speculazione e anche Downing Street resti abbottonata, fra gli operatori economici i colossi del retail sono quelli che ultimamente hanno inviato maggiori segnali di vitalità. Wal-Mart, ad esempio, la più grande catena mondiale di supermarket, ha consentito alla Corporate America di passare indenne, con i suoi risultati di bilancio, il terribile primo trimestre del 2009 che doveva essere il peggiore della storia economica degli States, dopo aver subito gli effetti del contagio finanziario dell’economia reale. E ha addirittura rilanciato: nel 2009 creerà altri 22 mila posti di lavoro negli Usa, con assunzioni che supereranno le mille unità in stati come l’Arizona, la California, la Florida, il Michigan, il New Jersey, la South Carolina, lo Utah e la Virginia e sbarcherà nel profittevole mercato russo. Insomma, c’erano una volta le banche e i fondi sovrani: la liquidità, ora, sta altrove.
La volontà dei dsitributori di acquisire banche, sia per attività di finanziamento al consumo che per vendere prodotti finanziari assicurativi è un idea che alcuni distributori hanno da anni.
La walmart aveva acquisito una piccola banca per lanciare una carta a proprio nome e per iniziare la vendita di prodotti finanziari ed assicurativi, all’epoca la FED vietò la cosa.
queste operazioni potrebbero avere vantaggi sia per il trade che per i consumatori, riduzioni degli interessi, dei costi di gestione royalties pagate ai circuiti internazionali,
nuove aeree di business su cui operare oltre garantire ai consumatori una capillare presenza di bancomat (ATM).
Nel nostro paese Coop, storicamente fornisce una serie di questi servizi e per i propri soci ha sottoscritto degli accordi per l’acquisto di prodotti assicurativi e finaziari a condizioni particolari con Unipol.
Per il resto nel nostro paese solo carte fedeltà con servizio finanziario, visto la complessità delle norme sulle banche e gli operatori finanziari immagino come sia molto difficile per un operatore aprire questi servizi, e la legge bancaria vieta la proprietà delle banche da parte di soggetti che non siano banche.
Le grandi catene della GDO e soprattutto della GDS offrono già dei servizi tipicamente bancari quali il credito al consumo e carte di credito branded con cui è possibile avere sconti. Lo fanno per la gran parte grazie a partnership con soggetti finanziari e quindi non mi scandalizzerei se una catena di supermercati offrisse servizi bancari a patto che costituiscano vere e proprie società indipendenti e sotto il controllo della vigilanza delle autorità competenti. Oggi coi valori di borsa di molti istituti di credito un investimento sarebbe un affare specie se si rendessero i servizi bancari maggiormente fruibili con aperture 6 gg su 7 e orari uguali a quelli degli store.
Purtroppo non sembra così semplice, le leggi italiane sono alquanto complesse e mettono molte barriere all’ingresso di altri soggeti, concordo con te che ci sarebbero molti benefici per i consumatori.
Putroppo i servizi di credito al consumo e le carte di credito sono strumenti di società terze e non del distributore.
il fatto che poi ci sia vigilanza della banca d’italia ed il rispetto delle normative a tutela dei clienti mi sembra una conditio sine qua non.