La collaborazione di GDONews con il mensile del Gruppo Sole 24 Ore prosegue indomita. Questa settimana pubblichiamo un interessante intervista che MARK UP, attraverso la penna del suo direttore Luigi Rubinelli, ha fatto a Giuseppe Brambilla di Civesio, Amministratore Delegato del gruppo Carrefour Italia. Diversi i temi toccati: dalla necessità sacrosanta di una seria politica di liberalizzazioni (carburanti e farmaci ma non solo), alla difesa, talvolta con arrampicate sugli specchi, dell’efficacia del format Iper e delle nuove strategie sullo stesso. E’ invero interessante la disamina che il dott. Brambilla svolge circa il fallimento delle politiche di sviluppo nel sud Italia, con il disegno degli scenari prossimi venturi. Infine l’intervista si dirige sulle strategie di omogeneizzazione che il gruppo Carrefour farà sia sui prodotti in Private Label che sulle insegne. Buona lettura.
Cominciamo dalla situazione economica. Qual è il suo parere sull’evoluzione in atto?
La situazione dell’economia italiana è meno fosca di quella di altri paesi almeno per due motivi: il tasso di risparmio è elevato, la spesa pubblica è comunque consistente. E poi gli ammortizzatori sociali esistenti, funzionano. Credo, però, vadano rilanciate le liberalizzazioni per arrivare a un rapido cambiamento dell’ambiente economico e di consumo.
A quali settori sta pensando?
Innanzitutto ai carburanti, un settore particolarmente protetto con leggi regionali davvero particolari e poi quello dei farmaci. Alle farmacie, poi, dove i farmacisti sono dimezzati nella loro funzione. Nei nostri ipermercati si potrebbero vendere, senza strappi, una parte di farmaci etici, senza scontrarci con le farmacie ordinarie ma a prezzi più contenuti.
E poi?
Vanno liberalizzati gli orari di vendita. Lei crede che, ad esempio in una città come Milano dove si terrà l’Expo, si debba ancora discutere se spostare l’orario di chiusura di un supermercato dalle 21 alle 22? È necessario un grande cambiamento, ormai indispensabile, per evitare in futuro guai peggiori.
Come stanno cambiando i comportamenti di consumo?
Dal settembre 2008 i consumatori sembra si siano messi a dieta con una serie di arbitraggi intelligenti che integrano con prodotti e servizi a seconda della situazione: interessanti in questo caso i segmenti dell’elettronica di consumo e dei prodotti di impulso come i dolci.
E voi cosa fate?
A noi compete apparecchiare la tavola per rendere la dieta il più piacevole e conveniente possibile.
Il numero di scontrini sta diminuendo?
No, sta mutando il valore ma il numero degli scontrini si sta ridistribuendo lungo tutto la settimana. Abbiamo notato una flessione durante il week end. Questo fenomeno è meno frequente negli ipermercati e nei negozi di vicinato, più marcato nei supermercati.
È un cambiamento strutturale?
Non direi. Sono piuttosto dei cicli. È il cambiamento nei comportamenti di consumo che sarà, invece, irreversibile: come comprare quel che serve e non sprecare.
Condivide gli atteggiamenti di un consumatore diventato più razionale e basico?
È una lezione per l’intero mercato.
Come si sta adeguando, allora, l’intera rete del gruppo Carrefour?
Su due binari. Da una parte stiamo recuperando efficienza nei rapporti con i fornitori. Le nostre organizzazioni stanno lavorando in questa direzione, ad esempio con il catalogo elettronico. Dall’altra dobbiamo assicurare sviluppo alle nostre reti anche se il territorio sta diventando una risorsa scarsa, un po’ perché l’Italia è lunga e stretta e in parte montagnosa e dall’altra per il grado di saturazione raggiunto in alcune aree. Penso che su questo vada aperto un dibattito, favorendo la ristrutturazione delle aree industriali ma anche l’ampliamento e la ristrutturazione degli impianti commerciali esistenti.
La rete degli ipermercati Carrefour nel sud è stata messa in vendita. Perché non è ancora riuscita nessuna transazione?
Alcuni impianti erano mal posizionati e sproporzionati rispetto al mercato. Abbiamo scommesso come tanti altri operatori sulla crescita del reddito nelle regioni meridionali, che non è avvenuta, e sulla crescita dei consumi, avvenuta solo parzialmente. Tenga poi presente che il livello dei salari è praticamente eguale a quello delle regioni del nord e che nelle regioni meridionali esistono una miriade di operatori non moderni che utilizzano forme di flessibilità a noi precluse.
Quindi come vi comporterete?
Alcuni ipermercati saranno rilanciati, altri ristrutturati, alcuni chiusi.
Il format dell’ipermercato è in crisi?
Le rispondo in questo modo: negli ultimi due sabati sono andato a fare la spesa personalmente. Ho fatto fatica a trovare un parcheggio nonostante la vastità di piazzole a corredo di ciascun punto di vendita. Il traffico, l’attrazione verso questa formula è ancora massiccia. Ma il format, certamente ha bisogno di essere rinnovato.
In che modo?
Stiamo operando sue fronti: aumentiamo gli spazi di fabbricazione dei freschi e potenziamo l’offerta di private label in modo più aderente alle nuove domande di consumo. La nostra offerta deve diventare più chiara con una profondità giustificata dai cambiamenti in atto. Lo stesso deve essere fatto anche dall’industria di marca che deve ridurre le ridondanze assortimentali di un tempo.
E il non food?
Va tarato sull’evoluzione competitiva e sulla selezione che si è verificata negli scorsi anni.
Come si sta sviluppando il processo di unificazione delle insegne?
Stiamo lavorando su due fronti. Abbiamo reso circolare in tutta la rete la carta fidelity Spesa Amica e dall’altra stiamo sostituendo gradualmente le private label unificandole in tutti i canali con il brand Carrefour.
Quando toccherà alle insegne?
Presto. Sarà l’atto finale.
Qualche franchisee DiperDi avrà mal di pancia ad abbandonare l’insegna storica?
Non credo. Siamo un partner economico molto interessante.