L’Italia è morfologicamente lunga, stretta e con poca pianura rispetto ad altri paesi europei. Questo è un problema per la grande distribuzione italiana che ha assoluto bisogno di aprire nuovi punti vendita per crescere di fatturato.
Il programma redazionale di GDONews, dal principio dell’anno, prevede analisi sulle prestazioni dei principali protagonisti del mercato e, allo stesso tempo, sulle prestazioni dei diversi cluster di vendita.
Non è un caso se questi due aspetti devono sempre essere uniti, perchè i retailers italiani che sono più cresciuti lo hanno fatto sviluppando modelli di vendita ben determinati.
Sino a 10 anni fa circa, il cluster che produceva più fatturato era quello dei supermercati tra 401 e 800 mq. La storia della nostra distribuzione si è costruita, in gran parte, su queste misure sino all’avvento degli ipermercati.
Da quel momento si è iniziato a pensare che le esigenze del consumatore stavano cambiando e si facevano largo altre proposte di offerta, tutte all’interno di grandi ( e costose) dimensioni di vendita.
Gli ipermercati erano considerati il formato del futuro, quello che avrebbe fatto “andare in pensione” i negozi di prossimità, addirittura pensando che anche i centri città non avrebbero avuto la stessa funzione.
Sommessamente, in quel periodo, prendeva piede in Italia anche l’offerta dei superstore, che si distinguevano per avere un assortimento molto ampio su metrature che stavano a metà tra i nuovi e moderni ipermercati ed i vecchi e stanchi supermercati.
L’evoluzione dell’economia e dell’offerta nel mondo retail (nella sua vasta accezione) hanno fatto il resto, ed oggi sappiamo che, da un certo punto in avanti, discount e grandi supermercati hanno dominato il mercato trasformando definitivamente l’assetto della grande distribuzione.
Il problema è che dietro agli ipermercati ci sono aziende che oggi faticano a mantenere le controcifre sui margini, così come esistono molte aziende che hanno lo stesso problema presidiando ancora i piccoli formati.
Da circa dieci anni i supermercati da 801 a 1500 mq hanno superato il fatturato dei più piccoli, ed oggi il valore prodotto da questo cluster è molto distante dall’altro.
Discount e retailer moderni si sono “buttati” su questo cluster e hanno cambiato la faccia della grande distribuzione.
In un articolo oggi pubblicato questo fenomeno è spiegato con i numeri alla mano, e quando il lettore integrerà questo con un prossimo di imminente pubblicazione, dove metteremo in evidenza quali sono le insegne e le imprese che sono maggiormente cresciute in questo modello si supermercato, avrà la chiara idea che chi vince oggi sul mercato è perchè si posiziona in quest’area dell’offerta.
Però, non sono tutte rose e fiori. Gli spazi stanno terminando, la morfologia del terreno non ci aiuta. Eppure senza nuove aperture i problemi potrebbero iniziare a sorgere.
Non è un caso se le vendite a parità di rete sono ben differenti da quelle a rete corrente; vale a dire, senza gli investimenti in nuovi supermercati i risultati del mercato sarebbero ben diversi.
Nielsen IQ ce lo ha descritto in modo chiaro, e questo aspetto coinvolge in primissima persona discount ed ancor più drug stores. Senza nuove aperture i dati sarebbero molto diversi.
Il futuro è pieno di insidie proprio per quello che si sta scrivendo. Si sta riducendo l’offerta di immobili o terreni ad uso commerciale profittevoli, ed al ridursi dell’offerta aumenta il prezzo.
Oggi ci vogliono tanti soldi per stare sul mercato, non è un caso se un altro aspetto che abbiamo sempre sotto la nostra lente è il patrimonio degli attori in campo.
Seguiamo i soldi per vedere i mercato del futuro.