Abbiamo scritto di recente come gli equilibri all’interno del Gruppo Selex stiano cambiando, anche alla luce della fresca unione con Sun. Dinamiche che interessano un’importante fetta di mercato dato che la storica centrale acquisti – che proprio quest’anno celebra i suoi primi sessant’anni di attività – rappresenta una quota di mercato del 15% in Italia con oltre venti miliardi di fatturato.
La storica Centrale di Trezzano sul Naviglio, quasi co-leader del mercato, si caratterizza per una serie di aspetti che abbiamo portato alla luce in altre pubblicazioni.
In termini di strategie di vendita, i modelli di business adottati sono diversi da impresa socia ad impresa socia. Per esempio, Maxi Di e Unicomm adottano un modello che in gran parte è con negozi di proprietà, non solo, entrambe hanno dentro sè un importante fatturato derivante da CAsh&Carry, la seconda soprattutto. Al contrario, dentro Selex vi sono imprese che adottano un modello diametralmente opposto, ovvero quello dell’affiliazione (o associazionismo, o consorzio).
Questo secondo modello lo abbiamo studiato ed abbiamo messo in evidenza che imprese come Cedi Marche, Cedi Gross, Cds, Megamark in questi anni hanno avuto importanti evoluzioni del fatturato ma non tutti hanno dato privilegio alla patrimonializzazione. Infatti i modelli di business come questi possono liberamente scegliere di trasferire il patrimonio accumulato dagli utili direttamente ai soci o consorziati.
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Dentro la stessa Selex, però, vi sono anche imprese che adottano un modello di business che prevede la gestione dei punti vendita in modo diretto, come appunti Maxi Di, Alì, Rialto, Italmark, e queste hanno vissuto un quinquennio talvolta meno semplice delle altre imprese.
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in questo studio vogliamo portare all’attenzione del lettore un terzo modello di business, quello che prevede l’adozione di modelli ibridi, ovvero quel retailer che con negozi diretti che vende direttamente al consumatore finale e, allo stesso tempo, che opera una vendita b2b verso altri imprenditori (affiliati, soci etc) di merci e di servizi annessi.
E’ il caso di gruppi soci di Selex come Grandi Magazzini Fioroni, Magazzini Gabrielli, Superemme che adottano il modello di business della vendita sia diretta che con affiliazione finale.
In questo modello abbiamo inserito anche Unicomm, un pò impropriamente, ma anche questo retailer che si esprime principalmente con negozi diretti e diverse espressioni di vendita, possiede diversi affiliati, pertanto è inserita nello studio.
Valutazioni sul quinquennio che iniziano inevitabilmente dal trend di fatturato delle imprese sotto la nostra lente, a cominciare da Grandi Magazzini Fioroni (che opera fra Umbria, Lazio, Toscana e Marche), di proprietà di Unicomm, e che ha chiuso il 2022 con un incremento del +13,3% con quasi dieci punti in più rispetto all’anno precedente dopo il +5,1% del primo triennio. Si tratta dell’incremento più alto, seguito da quello della sua controllante Unicomm (che dal Veneto si è allargata in altre sei regioni fra Area 2 e Area 3) il cui fatturato è andato in crescendo e dopo l’iniziale +5,5% ha segnato +8,2% nel 2021 e poi +12%.
Rispetto al periodo ’18 – ’20 ha avuto un buon trend anche Magazzini Gabrielli (attivo nel Centro Italia) passato da +6,6% a +9,2% dopo il +4,7% del 2021. Ancor più altalenante infine l’andamento di Superemme (storica realtà della Sardegna) che dopo un buon triennio concluso con un incremento del +7,2% ha perso oltre cinque punti nel 2021 (+1,7%) prima di arrivare a fine 2022 con un +4,6%.
Entriamo ora nel merito dei margini e degli utili, messi poi a confronto tra loro nel quinquennio, per arrivare al cumulo dei profitti nel periodo considerato, allo scopo di dare una giusta misura alla crescita della solidità delle aziende.
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