
Dopo aver analizzato i bilanci delle aziende della pasta fresca e secca, la nostra indagine prosegue con un altro segmento del mercato molto vasto come quello delle conserve che abbraccia tre categorie merceologiche all’interno degli assortimenti della Grande Distribuzione. Parliamo infatti di conserve animali, conserve vegetali e trasformati dei pomodori come pelati, polpa e passate. In tutto 1.170 realtà economiche che fanno riferimento principalmente ai codici Ateco 10.39, 46.31.2 e 46.38.2, con il primo che resta quello principale per le conserve.
Il nostro studio, basato sulle società di capitali che hanno già depositato il bilancio 2022, osserva il comportamento di 482 imprese (circa il 40% del totale) divise per quattro classi di fatturato. Fra queste la più numerosa riguarda le più piccole (da 0 a 10 milioni di euro) che pesano per il 12,6% sul totale del comparto, e sono passate da 320 a 307 perché, come abbiamo già visto, a causa dell’inflazione crescono nei ricavi. Infatti, quelle medio piccole (10-50 milioni di fatturato) che rappresentano un parte molto consistente della categoria con il 34,2% sono salite da 130 a 134. Sono invece aumentate da 18 a 24 le imprese medio grandi (da 50 a 100 milioni) mentre le più grandi – che incidono per il 34,9% sulla categoria – sono aumentate da 11 a 14.
A differenza di quanto visto nel mondo della pasta, dove gli incrementi avevano riguardato solo le grandi aziende, nelle conserve il trend generale dell’industria è cresciuto. Anche quelle di medie dimensioni sono interessate da un grande passo avanti in termini di fatturato arrivando al 24,9%, mentre le grandi industrie oltre i 100 milioni di fatturato hanno incrementato addirittura del 27,8%, un dato simile a quello visto fra le più importanti protagoniste della pasta.
La crescita è invece molto più contenuta (+4,5%) per le aziende medio piccole mentre è minimo (+0,5%) per quelle sotto i dieci milioni, confermando anche qui un fenomeno già riscontrato analizzando l’altro segmento nel quale il primo margine era in rilevante diminuzione, attestato intorno al 5%.
E se da un lato non sorprende registrare incrementi di fatturato grazie all’inflazione, diverso è il ragionamento che coinvolge le marginalità, ovvero l’utile di profitto.
Il comparto ha sofferto? Ad ascoltare l’industria durante tutto il corso dello scorso anno, ed anche questo, sembrerebbe che la situazione dei loro conti economici sia decisamente complicata, che stiano registrando un deciso calo della marginalità rispetto al passato. Ma è davvero così?
Entriamo nel merito:
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