
Il 2022 è stato forse l’anno più difficile per il mondo dell’industria di produzione alimentare e dei suoi rapporti con la Grande Distribuzione. Criticità relazionali fra i due attori scaturite in particolare dalla complicata comprensione di quelle che sarebbero state le vere ricadute degli effetti inflattivi nella filiera dei costi di produzione.
Tutte le aziende che operano in un medesimo settore merceologico, infatti, hanno dei punti di contingenza come l’acquisto e la trasformazione di materie prime o, ad esempio, le spese energetiche. Le cose però si complicano quando, nel pieno di un periodo con inflazione ascendente, i fornitori si presentano proponendo incrementi diversi.
L’aspetto primario diventa allora quello di capire (il buyer della GDO) da dove derivano i prezzi diversi, spesso determinati da approvvigionamenti differenti sulla filiera oppure da strategie ben determinate di tipo commerciale. Da un lato quindi l’industria deve capire in che percentuale riversare l’incremento dei suoi costi – dato che come abbiamo visto non si possono cambiare i listini tutti i giorni – dall’altro la GDO è chiamata a comprendere quali sono i veri incrementi. Ogni settimana GDONews pubblicherà un articolo portando in evidenza “tutti gli altarini” del 2022, categoria per categoria, cercando di capire chi ha davvero sofferto cali di marginalità, chi li ha dichiarati senza soffrirli e chi invece si è comportato con più trasparenza guadagnandosi il rispetto della controparte.
La prima categoria che verrà presa in esame è quella della pasta (cod. Ateco 10.73, comprende sia la fresca che la secca) e, sulla base dei bilanci 2022 già depositati nelle Camere di Commercio, si darà una lettura generale e di ampio respiro su quali sono state le conseguenze della crescita dei costi delle imprese di produzione e trasformazione, cercando di comprendere se – a conti fatti – i loro conti economici hanno davvero sofferto. L’analisi si preoccuperà di clusterizzare le imprese a seconda delle loro dimensioni perchè, chiariamolo subito, queste influiscono nelle negoziazioni: più un attore dell’industria è grande, più ha potere negoziale. Ma l’Italia è il paese delle PMI, ed è quindi evidente che è necessario svolgere uno studio che distingua i risultati degli uni e degli altri. Come si vedrà, il mercato della pasta è costituito da chi, nonostante la crescita dei costi, ha guadagnato di più e chi invece ha oggettivamente sofferto.
Entriamo nel dettaglio:
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