
Fin dai primi del Novecento la torrefazione genovese Covim diffonde la cultura del caffè con una vasta gamma di miscele che oggi sono in grado di soddisfare ogni esigenza di un mercato in costante evoluzione. Abitudini assecondate quotidianamente grazie a tre linee specifiche di prodotto, ciascuna con le proprie peculiarità dal Bar alla Grande Distribuzione passando per il Vending, e una passione sempre supportata dall’innovazione e dalla tecnologia, applicate in particolare allo sviluppo di nuove soluzioni e al miglioramento degli aspetti gustativi per il cliente.
Un’esperienza quella di Covim che si è rivelata particolarmente utile in questi ultimi mesi contrassegnati da tensioni e complessità legate al mondo della distribuzione.
“A gennaio – spiega l’area manager settore retail dell’azienda Daniele Carlo Picenelli – la GDO ha chiesto di abbassare i listini, e lo fa ancora oggi anche se noi non possiamo assecondare questa richiesta. In primis perché non ci sono stati i tempi tecnici per recuperare prima i margini e poi perché il mercato è ancora in crescita e se sull’Arabica c’è un leggero ripiego (valori sempre sui 190-200 centesimi) i differenziali* arrivano fino al 20% impedendoci di ritornare in linea con le aspettative della Grande Distribuzione.
La situazione si rispecchia su tutto il mercato del caffè e non ci permette di ottenere aumenti tali da poter giustificare marginalità adeguate, anche per il mondo dei compostabili che ha prezzi ancora più alti”.
Picenelli quindi evidenzia: “La distribuzione non è al corrente, o fa finta di non esserlo, della parte relativa ai differenziali, e in questo periodo in cui il mercato ha ripreso a correre in maniera folle, dopo la discesa di fine 2022 che aveva raggiunto valori accettabili, la quotazione della tipologia Robusta in particolare è stata ed è in continua salita da gennaio ad oggi. Specie che soprattutto in Vietnam vive grosse difficoltà ad essere acquistata a prezzo di Borsa perché il più delle volte viene appesantita dai differenziali. Dobbiamo anche tener conto che, come già successo durante la pandemia, pur avendo bloccato i contratti in precedenza, ci sono grosse difficoltà agli imbarchi e le partenze dai paesi di origine sono rallentate.
Per poter rispettare gli impegni con i clienti siamo quindi costretti ad andare sul mercato del pronto acquistando a prezzi del momento che sono senza dubbio più alti. Questa – rileva – è la situazione con la quale ci confrontiamo già da qualche mese, per cui più che ai ribassi bisogna pensare ai rialzi per ristabilire le marginalità, non solo nostre”.
Picenelli poi analizza anche i possibili scenari legati al tema della sostenibilità che vede da tempo Covim fra le realtà più attive nello studio di nuove soluzioni.
“Nel 2018 siamo stati fra i primi a lanciare sul mercato le capsule compostabili con i vari sistemi, andando a riprendere anche la cialda in carta che è la più ecologica di tutte. Quello che non viene messo in evidenza nei test di valutazione (Altroconsumo ha premiato la capsula Eurospin di Covim come tra le migliori del mercato, confrontandola con altre in plastica, ndr) delle varie insegne è la differenza che esiste fra capsula compostabile in plastica e in alluminio, oltre ai costi che questi prodotti hanno in più, rispetto alla base di partenza della plastica che ha un prezzo diverso rispetto ad una compostabile; discorso che vale anche per i materiali che le chiudono. A medio e lungo termine si dovrà inoltre tenere conto anche della normativa fatta a Bruxelles e che sarà operativa entro due anni prevedendo il solo utilizzo di capsule compostabili”.
Picenelli si sofferma poi sulla questione della distribuzione “che vuole pagare una capsula compostabile come una di plastica, un prodotto rainforest come uno primo prezzo”. “Questo – osserva il manager – determina grosse differenze in questi termini perché il mercato non offre una ragione vera a questi prodotti dato che le aziende di marca non hanno ancora portato avanti una politica di questo genere, forse con l’unica eccezione di Nespresso che dovrebbe farlo a breve. I materiali riciclabili poi possono essere utilizzati su macinato e grani ma a un prezzo più elevato rispetto agli altri; quindi, rientra sempre tutto in un meccanismo di sostenibilità che tutti vorrebbero a parole ma che alla fine non viene riconosciuto per il lavoro svolto su ogni singolo prodotto in grado di garantire un futuro migliore a tutti. Serve dunque maggior sostenibilità da parte delle aziende produttive ma anche di tutta la filiera, fino ad arrivare ai consumatori finali per lo smaltimento. È un tema molto complesso – conclude – che per essere portato avanti deve necessariamente veder riconosciuto l’impegno profuso, senza inutili paragoni fra prodotti diversi fra loro”.
*Vedere articolo dedicato ai differenziali, intervista a Filippo Roda (Aretè)