Il 2023 della Grande Distribuzione è stato fin qui contrassegnato dalla crescita rilevante del suo fatturato che si attesta intorno al 10%. Un dato molto importante che all’interno degli assortimenti non è stata però determinato da un’evoluzione omogenea di tutti i reparti, bensì della spinta del Largo Consumo Confezionato che ha compensato un affaticamento a valore del freschissimo, inteso come prodotti a peso imposto e peso variabile.
Solitamente infatti il LCC cresce poiché spinto dalle grandi aziende di produzione e dai grandi marchi industriali che ne fanno parte e sviluppano un’intensa attività promozionale incendiandone così le vendite e determinandone un’evoluzione, cosa che in realtà non porta sempre dei risultati. In questo caso però la sua crescita è stata determinata dall’inflazione mentre, al contrario, l’andamento dei freschissimi è stato dovuto a una minore inflazione dato che all’interno di questo comparto, che va dall’ortofrutta ai salumi fino a pane e pescheria, è meno intensa su alcune aree importanti e non è considerevole come nel Largo Consumo Confezionato.
A dominare l’evoluzione del mercato in questo momento infatti non sono le maggiori vendite ma proprio l’inflazione che soffia come un vento in poppa ad una nave che altrimenti sarebbe ferma. Una spinta – non un’autoalimentazione qualitativa – che è stata più consistente nel mese di aprile perché che si è rivelato buono in un quadrimestre nel quale il Largo Consumo Confezionato è cresciuto del 11,3% e che, proprio nel quarto mese dell’anno, ha avuto un’evoluzione del 13,5% proprio grazie alla spinta inflattiva.
Entriamo allora nel merito del mondo dei Freschi e freschissimi analizzando il loro comportamento nei singoli canali di vendita a fronte di un dato di crescita Italia Omnichannel di 8,4%, inferiore a quello prodotto dal Lcc che è stato 11,3% nel primo quadrimestre del 2023. Un 8,4% che è la media evolutiva di tutti i formati, all’interno dei quali – sempre nel mondo dei freschi – hanno perso molto ad esempio i discount con un fatturato cresciuto “appena” del 6,8%, il dato più basso escludendo i valori del tutto risibili dell’ecommerce.
I Supermercati (da 400 a 2.500 metri quadrati) hanno realizzato un’evoluzione del 8,7% che equivale a due punti di crescita rispetto ai discount. Per questo motivo è utile prendere in considerazione le rispettive quote di mercato che sono rilevanti perché oggi i discount nei freschi valgono il 22,2%, un’ottima fetta che inizia però a perdere qualcosa rispetto ai supermercati.
Giova inoltre ricordare come esattamente un anno fa la quota fosse del 22,5% (dato Nielsen) mentre oggi si è fatta rosicchiare qualcosa. Il dato importante resta dunque quello dei supermercati che possiedono la quota più rilevante in assoluto ma se andiamo a vedere gli altri formati notiamo come Ipermercati e mini Iper (da 2.500 a 4.500 e poi oltre 4.500 metri quadrati) hanno entrambi crescita a doppia cifra. Ciò significa che si, il dato nazionale nel primo quadrimestre è 8,4% seppur spinto dalle ondate inflattive, però al suo interno si registra una contrazione evidente dei discount che si traduce in una perdita di quota non trascurabile di 0,3% in un anno, e una crescita dei supermercati in quattro mesi che in termini di valore è del 2% in più rispetto ai discount, a cui si aggiunge una grande prestazione dei grandi formati Super ed Iper.
Anche per quanto riguarda le variazioni a valore delle aree merceologiche il vento inflattivo si è fatto sentire con gli incrementi maggiori che hanno riguardato formaggi e pane & pasticceria con punte oltre il 17% rispetto alla media di 8,4%. Gastronomia, macelleria e salumeria sono indicativamente nella media mentre a soffrire maggiormente sono frutta & verdura e pescheria. Frutta & verdura che peraltro hanno la maggiore incidenza nell’economia del fatturato totale di Freschi e freschissimi pesando con il 27,8% in un’area che annualmente ha a che fare con inflazione e deflazione a seconda del clima e vive di una crescita a valore di “appena” 2,8%. Percentuale che determina l’8,4% di media, mentre la crescita dei formaggi del 17,7% è molto importante andando ad incidere sulla terza area di fatturato della Grande Distribuzione visto che i formaggi pesano per il 18,7% dietro frutta & verdura e pescheria. Non si stratta di una vera e propria compensazione ma queste sono le dinamiche.
Nelle categorie le crescite maggiori si hanno nell’ambito dei panificati con pasta filata a peso imposto (20,7%), pani panificati a peso imposto (19,5%) e la pasta filata a peso variabile (20,5%), vanno bene anche i formaggi freschi (19,8%) e quelli stagionati molli (16,3%). Le crescite minori nel primo quadrimestre coinvolgono invece aree come pesca, vitello, bovino, frutta fresca, gli affettati e peso imposto (in netta sofferenza con 3,2%) e le verdure con l’1%.
Per quanto riguarda poi le regioni la crescita a livello nazionale di 8,4% si traduce con alcune zone che incrementano a doppia cifra come Campania (15%), Molise (12%), Abruzzo (10%) e Sicilia (12%) che confermano come il Sud viva di un’elevata inflazione. A Nord-Est vanno in doppia cifra anche Friuli Venezia Giulia (10,6%), Trentino Alto Adige (11,2%) e Vento (10,1%). Resta leggermente sopra la media l’Emilia Romagna mentre il Nord-Ovest soffre con l’eccezione della Liguria (9,4%) dato che Lombardia, Piemonte e Valle d’Aosta non arrivano al 6%. Oltre alla Lombardia soffre anche un’altra regione importante come fatturato come la Toscana mentre anche la Puglia è in sofferenza.
In definitiva dunque i freschi crescono grazie all’inflazione che colpisce più o meno forte a seconda delle aree merceologiche e quelle che più ne risentono, a valore ma anche in termini di crescita inflattiva, sono pane & panificati e formaggi mentre verdura, carne e pesce non hanno questo vento a favore.