Per Parmigiano Reggiano, uno dei pilastri indiscussi del Made in Italy, il 2021 si è rivelato un anno estremamente positivo con un primo semestre in cui le vendite hanno visto una crescita del 7,5% rispetto al periodo pre-pandemia, con 17.239 tonnellate vendute rispetto alle 15.330 del 2019, mentre gli altri formaggi stagionati a pasta dura si sono fermati sotto il +1%. “Un dato straordinario – commenta a GDONews Nicola Bertinelli, Presidente del Consorzio Parmigiano Reggiano – se si considera l’impatto del Covid sulla capacità di spesa delle famiglie e, di riflesso, sul carrello del supermercato, ma anche di tutte le altre minacce provenienti dall’estero come la Brexit, i dazi Usa (ora sospesi) e il fenomeno dell’Italian Sounding che alimenta un mercato parallelo da due miliardi di euro. Anche dal punto di vista del prezzo – aggiunge – il 2021 ha fatto registrare un andamento positivo e stabile: la quotazione del Parmigiano Reggiano 12 mesi da caseificio produttore si è attestata oltre i 10 euro al chilo, contro i 7,99 euro di un anno fa (fonte: Borsa Merci Camera di Commercio Di Parma)”.Un andamento che in queste prime settimane del 2022 si è dovuto subito scontrare con altri ostacoli come la recrudescenza del Covid e gli aumenti indiscriminati delle materie prime. In proposito però ….. afferma: “Per quanto riguarda il Parmigiano Reggiano, i valori chiave che possono condizionare l’andamento del mercato sono esclusivamente quelli della nostra filiera. Se riusciamo a trasferire i nostri valori al consumatore, a farli conoscere e apprezzare, siamo certi che ciò potrà contrastare i fenomeni speculativi. Per quanto riguarda il rapporto con la GDO invece l’obiettivo più importante è la collaborazione. In questa direzione abbiamo avviato dal 2019 una serie di progetti insieme alle principali insegne italiane ed internazionali per promuovere la valorizzazione del nostro prodotto. Tra questi alcuni interventi sui packaging design della MDD – finalizzati ad aderire alle nuove linee guida definite dal Consorzio – iniziative di in-store communication, partnership nel lancio di nuove iniziative di co-marketing. Sono tantissime le piattaforme di collaborazione sulle quali stiamo lavorando con un comune obiettivo: aumentare il valore della categoria. Ed i primi risultati sono decisamente positivi”.
A fronte di questa situazione quali sono le novità che state sviluppando e che presenterete al mercato nell’anno in corso?
I valori condivisi sono la base per includere tutti i nostri consumatori nel mondo. L’esigenza è fornire risposte rassicuranti non solo su quello che facciamo, ma sul perché e soprattutto sul come lo facciamo. Spesso affermiamo che il nostro non è solo “un pezzo di formaggio” e questo il nostro impegno prioritario: trasmettere al consumatore tutti i valori che ci sono dietro a quel prodotto. Sulla segmentazione stiamo lavorando per fornire specifiche risposte a chi ricerca la biodiversità, la ricchezza dell’offerta e la conoscenza dei principi sui quali basare la capacità di gustare il prodotto. Il nostro, sulle tre dimensioni delle stagionature, delle biodiversità e delle certificazioni, può garantire la più ampia gamma ai distributori che vogliano condividere questo percorso di valorizzazione e di risposta alle esigenze del consumatore. Il messaggio che vogliamo fare emergere è che c’è un Parmigiano Reggiano per tutti i gusti e per tutte le occasioni. E non parliamo solo di stagionature, ma anche di latte proveniente da razze diverse. Ci sono la vacca bianca modenese, la rossa reggiana, la bruna e la frisona italiana. Così come esistono prodotti “certificati” che vanno incontro alle esigenze più diverse: dal prodotto di Montagna, al Kosher, dall’Halal fino al Biologico.
Il tema della sostenibilità è quanto mai attuale e necessario per rimanere competitivi sul mercato: cosa sta facendo Parmigiano Reggiano in tal senso? Quali sono i propositi già realizzati e quali quelli in via di realizzazione?
Uno dei grandi insegnamenti che ci sta lasciando questo periodo, con tutta la sua complessità e le sue sfide, è che le caratteristiche del prodotto finito non bastano più a soddisfare le esigenze del consumatore evoluto, quello attento anche a tutto ciò che avviene prima della messa in vendita, della produzione, e prima ancora all’origine della materia prima che nel caso del Parmigiano Reggiano è il latte. Non si tratta solo di una questione morale, è infatti doveroso tenere presente che sfera etica ed economica sono due facce della stessa medaglia quando si parla di sostenibilità delle filiere agroalimentari. Una quota importante del Parmigiano Reggiano DOP viene esportata in particolare in paesi del Nord Europa che sono molto sensibili a questo tema tanto da inserirlo in alcuni capitolati di fornitura di grandi insegne della GDO. Ma ancor prima delle richieste “di mercato” deve esserci la consapevolezza che le risorse della filiera Parmigiano Reggiano DOP non sono infinite e vanno preservate per soddisfare le esigenze attuali e future. L’attenzione è rivolta anche al mantenimento della peculiare biodiversità, preservando quindi specie vegetali e razze autoctone. Dal punto di vista sociale il Parmigiano Reggiano genera localmente un indotto che, in particolare nelle aree rurali svantaggiate a rischio spopolamento, contribuisce a mantenere la popolazione sul territorio. Ricordiamo poi che la filiera produttiva impegna circa cinquantamila persone. I caseifici sono oltre trecento mentre gli allevamenti che conferiscono il latte per la produzione di Parmigiano Reggiano sono 2.573 per circa 267.000 bovine. Nel 2020 sono state prodotte 3.940.000 forme pari a circa 160.000 tonnellate di formaggio.
Nel corso della sua storia Parmigiano Reggiano da semplice formaggio della tradizione italiana, è diventato il simbolo di una marca con la “M” maiuscola, un brand vero e proprio, che ingloba non solo il suo aspetto fisiologico, organolettico, gustativo e nutrizionale ma tutto il mondo che lo circonda, il territorio e la cultura che lo permeano. Per questo, a settembre 2019, il Consiglio di Amministrazione ha approvato un Brand Manifesto che rappresenta un vero e proprio patto con il consumatore finale sui cinque pilastri che riassumono la visione del Consorzio sulla sostenibilità: ambiente, comunità, benessere animale, benessere umano e territorio. Il territorio appunto, con le foraggere del Parmigiano Reggiano che stimolano e preservano un ecosistema composto da decine di varietà di piante selvatiche, circa 200 specie di insetti che vi gravitano intorno e di conseguenza quasi 32 specie di uccelli vari. Forse non tutti sanno che i campi di erba medica, che disegnano il paesaggio dell’Area di Origine, non necessitano concime e permettono un risparmio idrico che consente di mantenere una filiera virtuosamente circolare. Per chi conosce già il Parmigiano Reggiano poi è scontato dire che gli allevatori hanno da sempre un rispetto atavico per l’animale e la sua salute per produrre il miglior latte. A dicembre 2020 però è stato fatto un passo in più: il Consorzio ha stanziato oltre 12 milioni di euro nell’arco di tre anni per incentivare gli allevatori a migliorare ancora di più il parametro Crenba che misura il benessere animale. Un altro pilastro è perciò la comunità, formata da quelle cinquantamila persone che vengono coinvolte direttamente nella filiera produttiva e i loro 174 comuni di cui molti non esisterebbero se non ci fossero il Parmigiano Reggiano e il suo mercato. Ultimo, ma non per importanza, viene il benessere dei consumatori, perché in Italia e all’estero si ricerca nel Parmigiano Reggiano qualcosa che va oltre la funzione pratica del prodotto ma un formaggio che è frutto della selezione degli ingredienti migliori e 100% naturali, che rispetta la stessa ricetta da mille anni e che pertanto è riconosciuto come un’eccellenza in tutto il mondo. Il Parmigiano Reggiano diventa così un alimento che accompagna il consumatore in tutti i momenti della sua giornata e della sua vita: un perfetto alleato per la salute e il benessere psicofisico, un “lifestyle brand” di altissimo livello.
Quanto incide l’export sul vostro fatturato? La pandemia ha limitato l’attività di Parmigiano Reggiano sui mercati esteri?
Da diversi anni registriamo crescite importanti delle esportazioni che hanno raggiunto nell’anno passato il 44% dei volumi totali prodotti. Dopo un 2020 di forte crescita – determinato anche dalla pandemia e dai consumi domestici in aumento – il 2021 ha continuato ad avere un segno positivo anche se più modesto. Nei primi nove mesi siamo arrivati a +1,8% con una rilevante crescita del mercato USA (+21%) e qualche contrazione di alcuni Paesi Europei (Germania -9% e UK con -10,9% influenzato anche dalla Brexit). Nei primi mesi del 2022 ci aspettiamo di mantenere un incremento rispetto all’anno precedente, nonostante una situazione generale difficile causata da rialzi inflattivi dei prezzi al consumo. La strategia del Consorzio sarà incentrata sulla comunicazione dei valori del prodotto e della marca sottostante: ambiente, territorio, benessere animale e umano, qualità nutrizionali del nostro formaggio. A tal fine si sono attivate agenzie di comunicazione e press in 16 Paesi esteri e collaboriamo direttamente o attraverso i principali esportatori con le maggiori catene distributive mondiali. Il controllo diretto del marketing e trade marketing all’estero è un pilastro fondamentale per la crescita della domanda e dei mercati. Le ingenti risorse messe in campo dal Consorzio sono rivolte proprio al supporto delle aziende esportatrici.
Nel tempo Parmigiano Reggiano si è imposto anche come cardine della buona alimentazione, consigliato dai nutrizionisti e punto fermo di ogni dieta. Questo perché si presenta come un alimento del tutto privo di conservanti e ricco di sostanze nutritive, sintesi perfetta fra l’antica tradizione del territorio e le moderne tecniche di produzione che garantiscono qualità e sicurezza assecondando così anche le tendenze salutiste sempre più in crescita. Oltre all’alto contenuto proteico infatti contiene vitamine e sali minerali, è ricco di calcio e fonte di fosforo. Elementi preziosi per il mantenimento di ossa e denti. Inoltre, ha il grande vantaggio di essere pressoché privo di zuccheri e naturalmente privo di lattosio, può quindi essere consumato da persone intolleranti a questo zucchero del latte. Anche l’apporto lipidico del Parmigiano Reggiano, per quanto non trascurabile dal punto di vista quantitativo, ha però molti vantaggi dal punto di vista nutrizionale. Contiene infatti acidi grassi saturi a corta e media catena, molto digeribili, e fosfolipidi a cui la letteratura scientifica attribuisce effetti benefici.
“Nel gennaio 2021 – conclude Bertinelli – nell’ambito di una convenzione di ricerca stipulata tra il Dipartimento di Farmacia dell’Università di Napoli Federico II e il Consorzio del formaggio Parmigiano Reggiano, è stato dimostrato che le lunghe stagionature del prodotto, a partire dai 40 mesi, rendono il Parmigiano Reggiano fonte di selenio, un elemento che consente il buon funzionamento degli antiossidanti cellulari e che aggiunge quindi un aspetto ulteriore alle tante peculiarità del prodotto”.