
Quando si dice che la Grande Distribuzione è stata la grande miracolata durante il periodo della chiusura totale per l’epidemia dilagante si dice una verità, se si confronta questo mercato con gli altri (la scorsa settimana sul Sole 24 Ore Cerved ha inserito il commercio alimentare tra i mercati “resilienti”, che ce la fanno nonostante la crisi), ma è bene fare alcune precisazioni perché il timore è che anche chi opera sul mercato dell’alimentare non abbia chiaro come si distribuiscono le quote di mercato nei vari territori.
I dati, lo abbiamo visto in altra pubblicazione, delle vendite del bimestre marzo-aprile, messe a confronto con quelle dello scorso anno nel pari periodo ci hanno consegnato un mercato in crescita, ma questa crescita è il frutto di un insieme di risultati: di un incremento delle piccole superfici molto consistente, un altro incremento dei supermercati al di sopra dei 400 metri quadrati consistente sebbene in misura inferiore, un leggero incremento dei supermercati di grandi dimensioni, un decremento leggero dei superstore oltre i 2500 mq, ed un deciso decremento dei punti di vendita di grandi dimensioni, gli ipermercati.
Viene da domandarsi: quali sono le quote di mercato di tutti questi formati di vendita nei vari territori?
Con il supporto di una serie di banche dati, la migliore delle quali è quella di Nielsen denominata GNLC, abbiamo svolto una ricerca per comprendere in profondità quali sono le quote di mercato dei rispettivi formati di vendita nelle quattro aree, ed ancor di più, abbiamo voluto analizzare come le quote si sono evolute negli ultimi quattro anni, dal 2016 al 2020.
Ne è emersa una molto interessante ma che lascia una serie di profonde riflessioni, la prima delle quali è: siamo davvero sicuri che i protagonisti della GDO avranno Bilanci floridi nell’anno 2020?
Entriamo in analisi della distribuzione delle quote dei formati di vendita nei vari territori: in Area 1 il canale supermercati, sino a 2499 mq, produce la maggioranza relativa delle vendite del territorio, il
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